Slasher di Marco Greganti. Come funziona un horror?

Slasher di Marco Greganti. Come funziona un horror?

Slasher, un saggio sul genere horror

Con il termine slasher (dal verbo “to slash”, che in italiano significa “affettare”, “squarciare”) si indica un sottogenere di film horror che segue uno canovaccio preciso: un gruppo di giovani protagonisti che cerca di fuggire da un assassino psicopatico.

Dietro ad un sistema così semplice, in realtà si nasconde qualcosa di più profondo. È quello che Marco Greganti cerca di spiegare nel saggio Slasher: il genere, gli archetipi, le strutture, pubblicato da Nicola Pesce editore.

Slasher, un viaggio nel regno dell’orrore e della paura

In cinque capitoli, Slasher si propone di fornire al lettore (esperto o meno) i codici che permettono il funzionamento di uno dei sottogeneri del cinema horror più proficuo ed apprezzato.

Partendo dalla Poetica di Aristotele e dalla concezione di arte come mimesis, cioè “imitazione”, Greganti passa in rassegna le caratteristiche peculiari che si ritrovano in ogni pellicola del genere: il viaggio compiuto dai protagonisti, lo spazio in cui si svolge la vicenda (o, come la chiama l’autore, “l’arena”), gli stereotipi fissi dei personaggi e, naturalmente, la fisionomia dell’assassino.

Quello che però Slasher non tralascia è un dato fondamentale: che le storie dell’orrore non sono un fenomeno di puro spettacolo, ma che hanno radici profonde. Ecco allora i riferimenti al mito, alle fiabe dei fratelli Grimm e ai riti di iniziazione praticate dalle tribù australiane, nonché ampi riferimenti alla psicologia (Freud e Jung, in particolare).

Il saggio è corredato di un ampio repertorio di immagini, naturalmente preso dalla filmografia horror più nota: Halloween di John Carpenter, A Nightmare on Elm street e Scream di Wes Craven, Alien di Ridley Scott, The Texas Chainsaw Massacre di Tobe Hopper. Non mancano ovviamente opere di registi italiani, come Reazione a Catena di Mario Bava, Cannibal Holocaust di Ruggero Deodato e Suspiria di Dario Argento.

Slasher ovvero l’orrore come esorcizzazione

La lezione che Slasher ci trasmette è più di una. La prima è che dietro a qualcosa che viene considerato superficiale, come un film horror, c’è un apparato folkclorico, psicologico ed antropologico che si perde nella notte dei secoli e che viene riproposto in varie forme. I vari Freddy Krueger, Jason Voorhes ed Alien non sono che  evoluzioni dell’uomo nero, dell’orco o di Barbablù, che terrorizzavano l’immaginario delle generazioni precedenti la nostra.

Da questa considerazione, se ne ricava la seconda. Che l’uomo ha bisogno di esorcizzare le proprie paure, ma anche i propri demoni e lo fa proprio attraverso i film horror. Non a caso, Greganti pone spesso l’accento su come lo spettatore arrivi a patteggiare più per l’assassino e ciò fa parte di quel processo di esorcizzazione dei nostri istinti più oscuri e cupi, proiettandoli nella figura del villain di turno.

Ciro Gianluigi Barbato

A proposito di Ciro Gianluigi Barbato

Classe 1991, diploma di liceo classico, laurea triennale in lettere moderne e magistrale in filologia moderna. Ha scritto per "Il Ritaglio" e "La Cooltura" e da cinque anni scrive per "Eroica". Ama la letteratura, il cinema, l'arte, la musica, il teatro, i fumetti e le serie tv in ogni loro forma, accademica e nerd/pop. Si dice che preferisca dire ciò che pensa con la scrittura in luogo della voce, ma non si hanno prove a riguardo.

Vedi tutti gli articoli di Ciro Gianluigi Barbato

Commenta