Amore che torni, l’album “fenice” dei Negramaro

Amore che torni, il ritorno dei Negramaro

Il 17 novembre 2017 la Sugar Music pubblica il nuovo album dei Negramaro Amore che torni. Settimo dei precedenti album, che hanno reso celebre la band salentina, viene presentato nel Planetario di Pino Torinese, location in tema con la copertina, che rende l’idea di una costellazione atta ad incorniciare un volto stilizzato, probabilmente quello della nipotina del frontman Giuliano, Maria Sole Sangiorgi, prestavoce di due brani. Amore che torni ha un sapore nuovo. Un album diverso da quelli pubblicati in precedenza. I 12 brani inediti sembrano creare toni altalenanti, muovendosi tra inquietudine, paure e speranza.

Amore che torni, la crisi

La scintilla che funge da motore per Amore che torni, ultimo cd dei Negramaro, è data da una crisi, mai dichiarata pubblicamente, che aveva provocato un momentaneo scioglimento della band. Nel novembre 2016, dopo una serie di litigi e malintesi, Giuliano Sangiorgi e il tastierista e programmatore Andrea Mariano si mandano letteralmente a quel paese.

Sangiorgi vive un periodo di riflessione a New York, dove sperimenta un’acuta e gelida solitudine, resa ancor più incalzante in quel periodo dall’innalzamento delle frontiere americane contro l’immigrazione, attuato dal Presidente Trump. Dopo due mesi circa, Giuliano torna a casa. Decide di mettere da parte l’orgoglio contattando Andrea e scoprendo, dopo avergli fatto ascoltare uno dei testi scritti a New York, che il tastierista sarebbe diventato padre. Con un abbraccio sanciscono la rinascita del gruppo, proprio come una fenice rinasce dalle proprie ceneri. All’inquietante inverno segue il sole della speranza e della serenità.

FINO ALL’IMBRUNIRE E IL SIGNIFICATO DELL’ALBUM

“Oggi possiamo raccontarvi di un amore che non è finito e anzi vive un nuovo inizio”. Così parla il frontman Giuliano durante la presentazione dell’album. E aggiunge “Questo disco ha una luce incredibile proprio perché viene dal buio, da un buco nero”.

Non a caso Amore che torni si apre con il singolo che ne ha già preceduto la pubblicazione Fino all’imbrunire. Un brano che, tra tutte le canzoni dei Negroamaro, appare tra le più cupe e comunica subito il concetto di buio, paura e travaglio, per poi raggiungere in volo la luce della speranza. Emblematica la scelta del cantautore di servirsi della voce della nipotina (simbolo della fresca genuinità della vita), che così recita all’interno del brano, creando uno straordinario featuring con lo zio: «Torneranno anche gli uccelli. Ci diranno come volare. Per raggiungere orizzonti più lontani al di là del mare».

Intertesto che racchiude simbolicamente tutto il significato dell’ultimo album dei Negroamaro. Compare appunto quel binomio dialettico buio-luce, che alla fine si realizza in un’aspettativa positiva, una vittoria su quel tunnel negativo in cui Giuliano e gli altri componenti della band stavano precipitando.

Amore che torni, un focus sui testi 

Non è un caso che l’album si apra con la parola “Torneranno” e si chiuda con le tre “un nuovo inizio”. Un pendolo che oscilla tra il turbamento e la felicità. Ma l’altalena sembra fermarsi infine proprio sul terreno della rivalsa e della rinascita.

Il cambiamento e il desiderio di speranza sembrano percorrere l’album, con il genere rock elettronico che ricorda a volte il vecchio album dei Negramaro Casa 69.

È simbolica e non casuale la scelta di porre i brani Fino all’imbrunire e Ci sto pensando da un po’ come pilastri d’apertura e chiusura dell’album. Si afferma con maggior determinazione quel passaggio dall’imbrunire alla luce, dall’inizio alla fine. Nell’ultimo brano ricompare un intertesto ancora recitato dalla piccola Maria Sole: «A volte può sembrare che tutto sia finito. Un attimo dopo ti guardi le mani, le sollevi al cielo e copri le nuvole; afferrandole, le riporti in giù, nascondendole dietro la schiena, in un prossimo sole, fino su all’imbrunire, per vedere meglio le stelle, che domani sarà ancora un nuovo inizio».

I temi affrontati non nascono solo dal travaglio personale, ma parlano a tutti. Tra i vari spicca quello sempre attuale sul problema immigrazione, che serpeggia nel brano Per uno come me. Sentito ancor più in prima persona da Giuliano nel periodo della sua permanenza a New York, avvertendo sulla sua pelle il senso di solitudine dell’immigrato. Così recita il brano New York e nocciola: «apri tutte le porte e finestre; lascialo entrare come hai fatto sempre». Parole che urlano un duplice significato: la richiesta di abbassare le barriere, non solo all’America, ma ai Negramaro. Desiderio di ritorno e di riconciliazione, espresso ancora nel medesimo brano: «dammi indietro le storie, le vecchie canzoni, ti prego convincimi».

Determinante infine il concetto di rottura e risanamento, in una connessione passato-presente-futuro, ricorrente nell’intero album e sancito da La prima volta, con le significative e realistiche parole: «Quello che eravamo, quello che ora siamo, come noi saremo un giorno».

Un legame e un amore destinati a non morire.

 

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A proposito di Emilia Cirillo

Mi chiamo Emilia Cirillo. Ventisettenne napoletana, ma attualmente domiciliata a Mantova per esigenze lavorative. Dal marzo 2015 sono infatti impegnata (con contratti a tempo determinato) come Assistente Amministrativa, in base alle convocazioni effettuate dalle scuole della provincia. Il mio percorso di studi ha un’impronta decisamente umanistica. Diplomata nell’a.s. 2008/2009 presso il Liceo Socio-Psico-Pedagogico “Pitagora” di Torre Annunziata (NA). Ho conseguito poi la Laurea Triennale in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II” nel luglio 2014. In età adolescenziale, nel corso della formazione liceale, ha cominciato a farsi strada in me un crescente interesse per la scrittura, che in quel periodo ha trovato espressione in una brevissima collaborazione al quotidiano “Il Sottosopra” e nella partecipazione alla stesura di articoli per il Giornalino d’Istituto. Ma la prima concreta possibilità di dar voce alle mie idee, opinioni ed emozioni mi è stata offerta due anni fa (novembre 2015) da un periodico dell’Oltrepo mantovano “Album”. Questa collaborazione continua tutt’oggi con articoli pubblicati mensilmente nella sezione “Rubriche”. Gli argomenti da me trattati sono vari e dettati da una calda propensione per la cultura e l’arte soprattutto – espressa nelle sue più soavi e magiche forme della Musica, Danza e Cinema -, e da un’intima introspezione nel trattare determinate tematiche. La seconda (non per importanza) passione è la Danza, studiata e praticata assiduamente per quindici anni, negli stili di danza classica, moderna e contemporanea. Da qui deriva l’amore per la Musica, che, ovunque mi trovi ad ascoltarla (per caso o non), non lascia tregua al cuore e al corpo. Adoro, dunque, l’Opera e il Balletto: quando possibile, colgo l’occasione di seguire qualche famoso Repertorio presso il Teatro San Carlo di Napoli. Ho un’indole fortemente romantica e creativa. Mi ritengo testarda, ma determinata, soprattutto se si tratta di lottare per realizzare i miei sogni e, in generale, ciò in cui credo. Tra i miei vivi interessi si inserisce la possibilità di viaggiare, per conoscere culture e tradizioni sempre nuove e godere dell’estasiante spettacolo dei paesaggi osservati. Dopo la Laurea ho anche frequentato a Napoli un corso finanziato da FormaTemp come “Addetto all’organizzazione di Eventi”. In definitiva, tutto ciò che appartiene all’universo dell’arte e della cultura e alla sfera della creatività e del romanticismo, aggiunge un tassello al mio percorso di crescita e dona gioia e soddisfazione pura alla mia anima. Contentissima di essere stata accolta per collaborare alla Redazione “Eroica Fenice”, spero di poter e saper esserne all’altezza. Spero ancora che un giorno questa passione per la scrittura possa trovare concretezza in ambito propriamente professionale. Intanto Grazie per la possibilità offertami.

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