Essere Enzo Savastano, alla scoperta del maestro neomelodico

Essere Enzo Savastano, alla scoperta del maestro neomelodico

Abbiamo intervistato Antonio De Luca, l’uomo che offre voce e sembianze a Enzo Savastano, il languido cantante neomelodico, munito di occhiali da sole, che ha conquistato il web con la sua passionalità e le sue storie surreali. Durante una lunga ma estremamente piacevole chiacchierata telefonica, Antonio ci ha raccontato di questo progetto nato insieme all’amico Valerio Vestoso. Un personaggio nato per gioco e curato nei minimi dettagli, che non si rifugia nei tormentoni o nel semplice scimmiottare i cantanti neomelodici, ma che costruisce una sagace ironia, offrendo ai fan una nuova liturgia, un immaginario attraverso il quale guardare il nostro paese. Uno degli aspetti più belli dell’essere Enzo Savastano, come racconta Antonio,  è che proprio tutti stanno al gioco e si offrono discepoli al suo cospetto. Lui è pronto ad accoglierli, a tendergli la mano: “Io sono con voi” dice loro, proprio come il titolo del suo album pubblicato il 10 Maggio. L’album segna l’incarnazione del Verbo, surreale e grammaticalmente incerto dei suoi post su Facebook,  in Uomo.  Con grande ironia e disponibilità, ci spiega la genesi del personaggio e del disco che racchiude al suo interno tanti generi: dalle sonorità tipicamente neomelodiche al neapolitan power di Pino Daniele, passando per il reggae  e le tendenze minimaliste dell’indie.

Ecco a voi l’intervista.

Essere Enzo Savastano, intervista ad Antonio De Luca

Come nasce il progetto Enzo Savastano?

Questo progetto nasce da un’estate vuota di due individui sconosciutissimi che si chiamano Valerio Vestoso e Antonio De Luca. Abbiamo sempre avuto, un po’ per cultura pop comune, un po’ per provenienza perché siamo entrambi di Benevento, un’attrazione per il mondo neomelodico. Non come fruitori ma come curiosi. Io ho sempre scherzato scimmiottando il modo di cantare dei neomelodici e lui ha sempre avuto una grande capacità di scrittura e di immaginazione. Così, tra uno scherzo e l’altro, è nata l’idea di mettere su un finto neomelodico. Dopo Mannaggia ‘a marozzi, la prima canzone di Savastano scritta da Valerio, abbiamo iniziato a lavorare sulla costruzione del personaggio che è nato senza alcuna pretesa, senza alcuna sponsorizzazione e senza dirlo a nessuno soprattutto. Il primo anno infatti eravamo completamente celati. È nato per gioco, volevamo semplicemente divertirci a impersonare un neomelodico finto.

Poi però la cosa è diventata abbastanza seria, avete pubblicato un album!

Abbiamo iniziato ad avere consapevolezza che questa storia non facesse ridere solo noi quando il 3 Gennaio del 2015 provammo a fare il primo live in un locale che, a Benevento, è un punto di riferimento per la musica, il Morgana. Convincemmo i proprietari e chi gestiva la direzione artistica a fare il primo live di Enzo Savastano. Fu un successo non immaginato francamente. Poi Una Canzone indie ci ha aperto le porte al panorama nazionale e alle grosse visualizzazioni. Gli artisti veri hanno avuto il piacere di suonare con Enzo Savastano: Brunori Sas, Calcutta, Daniele Sepe, Stefano Bollani.

Focalizzandoci invece sull’album, la prima cosa che mi ha colpito è la copertina che è quella del libro solitamente utilizzato al catechismo,  ma anche la suddivisione in Antico e Nuovo Testamento.

La prima cosa che si evince da questa copertina è che siamo cattolici (ride, ndr). Scherzi a parte, non è certo nostra intenzione prendere in giro il mondo cristiano però, inevitabilmente, il libro del catechismo rappresenta in un certo senso la cultura dalla quale proveniamo. Quel libro si passava da fratello a fratello e quando finivano i fratelli da fratello a cugino. Quando infatti abbiamo pensato alla copertina, ci siamo detti che serviva un’immagine in cui tutti potessero riconoscersi. Secondo me funziona, così come anche il titolo: “Io sono con voi”. Noi prima avevamo in mente un altro titolo: “Dal Vangelo secondo Savastano”. Però poi l’immagine ci suggeriva un altro titolo. Nel fare un disco dimostravamo che non era più una cosa finta sul web. All’inizio avevamo difficoltà a far capire quando effettivamente comunicassimo la data di un live e quando invece scherzassimo con uno dei soliti post di Savastano. Il disco dimostra che Savastano esiste, ha un pubblico, una musicologia e delle canzoni che finalmente si sono concretizzate in un album.

La suddivisione invece perché questo progetto percorre due modi di produrre canzoni. Un primo molto grezzo, ma un grezzo ricercato, eh! Pensa che le prime canzoni sono state registrate in una macchina con il microfono di una telecamera analogica. Poi, dopo una canzone indie, con la quale finisce l’Antico Testamento, abbiamo avuto l’esigenza di “pulire” un po’ il lavoro: c’è un arrangiamento, una costruzione musicale, un prodotto più professionale insomma.

Comunque, mi viene da pensare che Enzo Savastano sia un po’ come Gesù. Forse sto uscendo fuori tema, ma con questo album Enzo Savastano si è fatto vivo e ora è insieme ai suoi “fedeli”!

(risata fragorosa, ndr). Questo personaggio è tante cose. Sicuramente è uno spavaldo che effettivamente si atteggia da Messia. La cosa che mi fa ridere è che chiunque si avvicini a questo personaggio si comporta da discepolo. È proprio questa la cosa che fa ridere. Se Stefano Bollani, sul palco del teatro Carlo Felice di Genova, invita il Maestro Enzo Savastano a cantare Una canzone indie, fa ridere. Fa ridere che un musicista così talentuoso e così importante come Bollani chiami un perfetto sconosciuto “Maestro”. Si crea un tilt.

Soffermiamoci ora sulla musica neomelodica. Questo è un mondo che attinge tanto dalle tendenze del mercato musicale “mainstream”, rimanendo però quasi sempre ignorato dai principali canali d’informazione. Nonostante questo, la musica neomelodica riesce a muovere ingenti somme economiche e tantissime persone. Può quindi il “mainstream” attingere e magari imparare dal fenomeno della musica neomelodica?

Io penso che si possa sempre imparare da qualcosa, anche se un fenomeno è negativo. Quanto meno si può capire cosa non si deve diventare. Noi attingiamo dalla vecchia scena: Mauro Nardi piuttosto che Gianni Celeste. Conosciamo di più quei cantanti, non perché li abbiamo studiati, ma perché la nostra infanzia e la nostra adolescenza sono state incorniciate da quella musica. Era intorno a noi, veniamo entrambi da quartieri popolari e per forza di cose ci abbiamo fatto i conti. La musica neomelodica ha il pro di essere un grande mercato, sia di pubblico ed economico, che sente molto l’appartenenza. Questo, secondo me, gratifica molto il lavoro artistico. L’appartenenza del fan fa in modo che poi segua sempre il suo beniamino ed è una cosa che non esiste in altri generi. Mi pare di notare che il pubblico della musica neomelodica sia un pubblico molto più affezionato. È comunque un mercato chiuso, la metafora adatta per descriverlo è quella dell’acquario, Valerio l’ha utilizzato anche in Essere Gigione. Quel pubblico vuole restare là,  non ha alcun interesse ad affacciarsi ad altri generi. Di conseguenza il “Big Fish” è il re e non ha alcun interesse a uscire dall’acquario ed entrare in mare perché potrebbe diventare un signor nessuno all’ improvviso.

Hai mai pensato, magari durante un concerto, di voler davvero essere Enzo Savastano e quindi di andare all’anagrafe a cambiare nome?

Ma io sono Enzo Savastano! (questa volta rido io, ndr). Enzo Savastano è qualcosa di noi, per noi intendo io e Valerio, e la musica ci ha permesso di esprimere questo qualcosa. Questo personaggio ci ha regalato delle esperienze fantastiche, gli siamo molto grati. La riconoscenza e l’affetto del pubblico, non solo per me, ma anche per i ragazzi che suonano con noi, sono fantastici. Vedere tante persone aspettare per farsi una foto con Savastano è bellissimo. Poi penso alla giornata passata a casa di Brunori, al palco con Bollani, all’amicizia con Daniele Sepe… Questo personaggio di Savastano ci ha già restituito francamente. Quindi sì, sono io Enzo Savastano.

 

[amazon_link asins=’B07D1CBB75′ template=’ProductCarousel’ store=’eroifenu-21′ marketplace=’IT’ link_id=’f21eee80-57c4-11e8-b0a7-ebf969525dd7′]

A proposito di Angelo Baldini

Sono nato a Napoli nel 1996. Credo in poche cose: in Pif, in Isaac Asimov, in Gigione, nella calma e nella pazienza di mia nonna Teresa.

Vedi tutti gli articoli di Angelo Baldini

Commenta