San Lorenzello, Edizioni 2000diciassette inaugura le Luci d’artista

Luci d’artista San Lorenzello

“D’Autunno” e “Je suis chocolat”, prime produzioni letterarie firmate Edizioni 2000diciassette, sono state presentate sabato 25 novembre, nella superba cornice di Palazzo Massone, in occasione dell’inaugurazione di Luci d’artista, manifestazione che si svolge a San Lorenzello (BN) nel periodo natalizio.

Durante la serata, Luci e letteratura”, sono intervenuti il sindaco di San Lorenzello, Antimo Lavorgna, che ha evidenziato quanto la letteratura risponda all’istanza di migliorarsi propria a ciascuno, il presidente dell’Ente Culturale Schola Cantorum San Lorenzo Martire “Nicola Vigliotti”, Alfonso Guarino, per il quale la scelta di celebrare l’inizio delle Luci d’artista con una serata interamente dedicata alla letteratura è stata ponderata ed intenzionale e, infine, Maria Pia Selvaggio, direttore editoriale di Edizioni 2000diciassette, secondo cui il connubio politica-cultura permette quella che è la “qualità del vissuto”.

Il Sannio nel mondo, il mondo nel Sannio a San Lorenzello 

Edizioni 2000diciassette nasce l’anno scorso da un’idea di Maria Pia Selvaggio e di Maria Grazia Porceddu ed ha al suo attivo diciassette uscite, tra cui “D’Autunno” e “Je suis Chocolat”.

Presidente della casa editrice è il teologo Christian D’Occhio e suo fine prioritario è quello di proiettare nel mondo voci di autori sanniti, aprendo nel contempo un varco nel territorio per la letteratura mondiale.

Ospiti della kermesse di San Lorenzello sono stati alcuni tra gli scrittori che hanno partecipato alle raccolte: Flavio Ignelzi (“Le cinque fasi” in “Antologia d’Autunno” e “Il resto è mancia” in “Je suis chocolat”), Pier Luigi Carlo Antonio Perrottelli (“Un martedi nella prima raccolta e “B&B” nella seconda), Alfredo Martinelli (“Immagini”), Patrizia Bove (“Sognando l’America”), Teresa Morone (“E se tu volessi”), Antonello Santagata (“L’odore della cioccolata”) e Anna Amalia Villaccio (“Giulia”), tutti selezionati in “Je suis chocolat”, Gioconda Fappiano (“Poi ti spiego” in “D’Autunno” e “Notturno, Amor vincit omnia” nella seconda raccolta), Maria Grazia Porceddu (“Lisabetta da Messina”, liberamente ispirato alla novella di Boccaccio nella prima antologia) ed infine Maria Pia Selvaggio, dalla cui penna nasce la narrazione che dà il titolo a “Je suis chocolat”.

Entrambe le raccolte sono il risultato di un bando di selezione indetto dalla casa editrice, ma se “DAutunno” è una selezione di 17 racconti brevi, sferzanti, che esprimono 17 crepe dell’anima, proiezioni di ricordi e di vissuti, l’autunno della decadenza dello spirito e la sua rinascita, “Je suis Chocolat ” riunisce 23 racconti appetitosi e potenti, provocatori e dolci, “cioccolatosi”, con il Piacere, accattivante in tutte le sue sfumature, come protagonista indiscusso.

“D’Autunno” e “Je suis chocolat ”: gli autori ed i racconti

Nella discussione con gli autori, magistralmente moderata da Maria Grazia Porceddu, scopriamo che, tra le penne di “Je suis chocolat ”, Patrizia Bove e Teresa Morone scrivono perché attratte dalla sfida proposta dalla casa editrice ma mentre per la prima il tema di raccontarsi unito a quello del cioccolato dà vita ad una storia che sa di cioccolato ed amicizia in un contesto provinciale degli anni ’70, per la seconda la dolcezza del ricordo cede il passo ad una storia d’amore conturbante, con tanto eros e tanto cioccolato, perché la protagonista femminile, Olga, è una maître chocolatier.

Da Olga col suo eros tormentato si passa a Giulia, protagonista della storia della Villaccio, col suo erotismo velato. Per la scrittrice l’erotismo si pensa ma non si vede e l’interpretazione che il lettore dà al racconto è la vera cifra distintiva che connota la narrazione. Si coinvolge se stessi sia nella scrittura che nella lettura, perché si parla della propria esperienza del sentire anche se si racconta di altri.

Chi invece si distacca, seppur parzialmente, dai suoi personaggi è Martinelli che, esprimendosi in libertà e senza filtri proprio perché nel suo racconto tratta di materia non autobiografica, riesce col racconto non troppo breve a raggiungere una variegata e multiforme platea rispetto al romanzo, meno concentrato.

Accento messo esclusivamente sul cioccolato nel racconto di Antonello Santagata, che narra dell’infanzia di un suo amico nella sua felice e spensierata povertà, del negozio che vendeva tutto, tra cui i formaggini di cioccolato, e dello scarico merci tanto atteso per mangiare pane e “odore di cioccolato”.
Si scrive per vanità, per Santagata, ma questa vanità è soprattutto responsabilità.

Fiammella della vanità che brucia anche per Ignelzi, stuzzicato dal tema “erotismo-cioccolato” e spinto a mettersi alla prova con la selezione per un’esercitazione di scrittura creativa, con l’intento di trasmettere qualcosa di sé agli altri, di comunicare attraverso la voce dei suoi personaggi.

La Fappiano, che subisce invece un distacco dal materiale elaborato e che ha scritto per entrambe le antologie come Ignelzi e Perrottelli, le definisce ugualmente belle con stili diversi: “D’Autunno” più tagliente, portatrice di molteplici visioni del mondo, meno morbida per contenuti perché nel cioccolato della seconda raccolta, sebbene a volte amaro, si esprimono la mediazione della dolcezza ed il piccante del peperoncino sulla copertina che rendono più stuzzicanti tutte le cose.

Perrottelli, infine, pubblica il suo racconto per un fortuito caso, proponendo a Maria Pia Selvaggio i suoi scritti per averne un giudizio professionale e scrive per rispondere al desiderio di confrontarsi con se stesso, perché, concretizzando il pensiero, ci si conosce di più. Per lui la scrittura è catarsi, terapia e nasce a prescindere dal pubblico.

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