Eddie Vedder a Firenze il 24 giugno 2017

Eddie Vedder a Firenze il 24 giugno 2017

Eddie Vedder a Firenze il 24 giugno 2017Eddie Vedder in Italia il 24 giugno 2017: fine delle voci e spazio alla certezza

È ufficiale: Eddie Vedder approderà in Italia il 24 giugno 2017, sul palco della Visarno Arena, uno dei due ippodromi fiorentini che accoglierà anche Radiohead e Arcade Fire. Il nome di Vedder è uno dei tanti gioielli incastonati in questa rassegna, assieme ai Placebo, Aerosmith e System of a Down, e prima di lui si esibiranno anche i Cranberries.

Il concerto di Eddie a Firenze ha il sapore della prima volta, perché mai l’artista era approdato in Italia senza i suoi Pearl Jam: ci si può già dilettare a fantasticare su quale scaletta sceglierà, quali brani modellerà con la sua inconfondibile voce intensa e introspettiva.

I toni di Vedder sono di una bellezza struggente che scuote anche le ultime corde della nostra anima, le fibre posizionate tra gli ultimi brandelli del nostro essere. Quelle che pensavamo di aver dimenticato in soffitta, tra la polvere e gli oggetti smarriti.

La sua voce si moltiplica e si scompone in mille ricordi incastonati nella nostra memoria sensoriale ed uditiva, ci rimanda agli odori acri del grunge di Seattle, alle spiagge desolate di Into The Wild e alle urla strazianti che partono dal centro dello stomaco: descrivere le mille profondità di un artista come Eddie Vedder significherebbe seguire il corso di una pennellata ruvida che strappa la tela e la ricompone al tempo stesso. La voce di Eddie Vedder è una pennellata ruvida al centro dell’ombelico, che fa male e salva nel medesimo istante.

In principio furono i Pearl Jam: Ten e l’Olimpo del Grunge

In principio furono i Pearl Jam. Seattle, boschi, profumo di ribellione e di muschio, i ruggenti anni ’90 del grunge, dei Soundgarden, degli Alice in Chains, dei Mudhoney, degli Smashing Pumpkins, dei Nirvana. L’esordio del gruppo di Vedder non ha avuto i toni furiosi degli altri gruppi di Seattle: non ci furono gli esordi disperati, viscerali e distruttivi dei Nirvana col loro Bleach nel 1991, o i colpi serrati degli Alice in Chains e dei Soundgarden. I Pearl Jam sono sempre stati il caos calmo di Seattle: la disperazione modulata è sempre stata la loro cifra, sublimata nella voce di Vedder, che persino quando impazziva sul palco lo faceva con un apparente controllo di sé.

Come dimenticare il live di Black a Pinkpop del 1992? Questa canzone è una delle perle più selvagge incastonate in Ten, album del ’91 che li ha spediti direttamente sull’Olimpo del grunge: la voce di Eddie in quest’album, non acerba, ma lirica e potente, ricorda quella di Tim Buckley, e dipinge magistralmente brani foschi e meravigliosi come Even Flow, Alive, Jeremy, Garden, Oceans e appunto Black.  Eddie non aveva mai voluto fare di quella canzone un singolo, perché in Black c’è il cuore nero di Eddie, quel black ripetuto con le consonanti masticate di chi sa cosa vuol dire avere un organo tatuato e tinto di nero. In quel famoso live del ’92, Eddie è molto diverso da oggi: ha i capelli lunghi e  i fasti del teen spirit ancora stampati tra le ciglia e le labbra. Sale sul palco, ed  inizia ad intonare Black con le migliori intenzioni: in quest’esibizione c’è  tutta la cifra umana di un artista che trascende le ribellioni del grunge e scopre sempre di più il proprio lato intimo e fatto di carne.

Il giovane artista lotta con se stesso per non commuoversi e non crollare, ma cede. Quando la canzone inizia a declinare verso le urla del rimpianto e delle disillusione e del pianoforte, Eddie proprio  non ce la fa a trattenersi, e si chiede di fronte ad un pubblico di migliaia di persone perché il suo cuore debba essere tatuato di nero e perché nel suo cielo non ci sia posto per una stella in particolare, ormai fuggita verso qualche altro orizzonte.
Il resto della parabola dei Pearl Jam è leggenda, ed è impressa in tutti i loro album che continuano a sussurrare storie di ribellioni e pacate malinconie.

Eddie Vedder solista: il gusto dell’introspezione

L’Eddie di Firenze sarà un Eddie solista. E da solista ha ottenuto una miriade di successi: basti pensare alla colonna sonora di Into The WildNel comporre la colonna sonora del film che narra la storia di Alexander Supertramp, Vedder mette da parte il grunge e si dedica al banjo, alla chitarra acustica e al mandolino, scivolando verso venature folk e melodiche. Il brano Guaranteed, colonna portante del film, ha infatti vinto un Golden Globe per la miglior canzone originale nel 2008. Tra scorci lirici, paesaggi struggenti, boschi selvaggi e acque incontaminate, la musica di Vedder è un urlo di libertà. Un vero e proprio urlo liberatorio che ha i sapori addirittura dell’epica e del sublime.

Nel 2012 invece il suo Ukulele Songs ha ricevuto la nomination per Best Folk Album ai Grammy Awards.
Non ci resta che attendere i mille volti di quest’artista a Firenze, per poter unire all’unisono i cuori neri di migliaia di persone.

I biglietti per il concerto saranno in vendita dalle 10.00 di giovedì 23 febbraio e alle 10.00 di venerdì 24 febbraio tramite l’App ufficiale di Firenze Rocks (www.firenzerocks.it).
La vendita ufficiale partirà alle 11.00 del 24 febbraio tramite il circuito TicketOne.

A proposito di Monica Acito

Monica Acito nasce il 3 giugno del 1993 in provincia di Salerno e inizia a scrivere sin dalle elementari per sopravvivere ad un Cilento selvatico e contraddittorio. Si diploma al liceo classico “Parmenide” di Vallo della Lucania e inizia a pubblicare in varie antologie di racconti e a collaborare con giornali cartacei ed online. Si laurea in Lettere Moderne alla Federico II di Napoli e si iscrive alla magistrale in Filologia Moderna. Malata di letteratura in tutte le sue forme e ossessionata da Gabriel Garcia Marquez , ama vagabondare in giro per il mondo alla ricerca di quel racconto che non è ancora stato scritto.

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