Le mie vacanze in Norvegia: memorie di fiordi e di troll

Vacanze in Norvegia

Vacanze in Norvegia: una grande madre di pietra, quarzo, acqua, granito e troll

La Norvegia è una donna di pietra, di quarzo e roccia dura. Ha gli occhi pieni di sfumature di verde, dal verde brillante dei prati di Hellesylt a quello cupo delle sue foreste fitte. Sul suo corpo si arrampicano i troll norvegesi, creature magiche dei boschi, e dai suoi capelli zampillano cascate che si aprono come le risate delle fate. Il suo corpo si allarga e si schiude nei fiordi, che creano curve e valli e tagliano l’acqua come se fossero spade vichinghe.

In Norvegia il sole d’estate non tramonta mai: il grande Dio Sole, celebrato nei boschi e nelle foreste, rimane a fissarti oltre mezzanotte, creando luci che accarezzano i laghi e i fiumi che disseminano la sua schiena. Invece, d’inverno, il sole non compare, e tutto è buio come il fogliame e gli alberi.

Non si può spiegare la Norvegia, perché visitarla crea spaccature dentro di te, perché l’aria magica che si respira in una terra del genere ti insegna la solitudine e il suono dell’acqua, delle cascate, delle foreste millenarie e della sacralità della natura. L’unico rumore che potrai sentire è quello del troll norvegese che si diverte a inventare altri mondi, tra i ghiacciai di Geiranger e la valle di Flåm. Non appena si inizia il viaggio costellato dai fiordi, si ha l’impressione di varcare la soglia di una dimensione sacrale, una verginità fatta di foglie scure e montagne che si affiancano superandosi l’una con l’altra, ospitando cascate che sembrano lacrime di creature magiche.

Prima tappa delle mie vacanze in Norvegia: Hellesylt, Geiranger e Stryn

Hellesylt è un villaggio nel cuore della Norvegia, di appena seicento abitanti e si trova su uno dei bracci delle diramazioni dello Storfjord, un fiordo circondato da valli dal verde brillante e accecante e da un’acqua purissima. Le cascate di Hellesylt sono proprio vicino al porto, e si stagliano sulla via che porta al Geirangerfjord.

Hellesylt è un caratteristico villaggio norvegese, fatto di casette dai tetti spioventi, montagne che foderano l’ambiente e che ricoprono tutto di sfumature verdi e specchi d’acqua: è uno scalo tecnico per ripercorrere il fiordo il senso inverso e arrivare a Gerainger, vera e propria perla artica.

Stryn è un altro villaggio vicino al famoso fiordo di Geirangerfjord, è un paesino rinomato per la moltitudine di fiori selvatici e delicatissimi che punteggiano le sue valli: proprio per questo motivo viene chiamata la Bella Stryn, e nei suoi pressi troneggia il lago di Hornindal, il lago più profondo d’Europa con i suoi 514 metri.

Trovarsi di fronte al lago di Hornindal vuol dire abituare l’occhio umano alla profondità incommensurabile di uno specchio d’acqua che affonda negli organi interni della terra e che smette improvvisamente d’essere liquido, poiché si tinge della consistenza del verde brillante delle valli e acquista gradazioni gialle come i papaveri che crescono tutto intorno. In Norvegia i papaveri sono gialli e carnosi, anche le more sono gialle, e da esse è possibile ricavare una marmellata dal sapore deciso e delicato al tempo stesso, confezionata dalle signore accanto al lago di Hornindal.

Sulle rive del fiordo è possibile immergersi in mercatini zeppi di sapori diversi e odori nordici e asciutti: dalla marmellata di mora artica passando per i latticini simili a dolciumi, fino ad arrivare al pesce, consumato dai norvegesi per quasi tutta la settimana. Varcando la soglia di uno dei tanti ristorantini di Stryn è possibile gustare un ottimo salmone norvegese, affumicato, marinato, grigliato, cotto al vapore o arrostito e accompagnato di solito con patate e cetrioli, e guarnito con una salsa all’erba cipollina. Non mancano trote e aringhe.

Il vero diamante incastonato tra le insenature norvegesi è Geiranger, luogo in cui si respira un’energia talmente potente da farti mettere in discussione ogni flebile certezza della tua vita. La visione del fiordo di Gerainger è quasi drammatica, vi è una maestosità che spaventa: vegetazione selvaggia e brulicante di smeraldi, scogliere che sembrano inerpicarsi in cielo, cascate altissime che si gettano in verticale, avvolte da fumi di nebbia che conferiscono un’aria fatata e conturbante al paesaggio. Le cascate leggendarie sono quelle delle Sette Sorelle, del Pretendente e del Velo della Sposa, e serpeggiano tra barriere di pietra e insenature che si inseguono come durante l’era glaciale, quando i ghiacciai intagliarono meravigliosi fiordi e modellarono il profilo delle montagne dalla caratteristica forma a U.

Seconda e terza tappa delle mie vacanze in Norvegia: Flåm, la spirale ferroviaria dei fiordi, e Stavanger, capitale del petrolio e città cosmopolita

In Norvegia ci sono più pecore che esseri umani. Non è difficile scorgere valli punteggiate da villaggi di soli 80 abitanti, e infatti Flåm, con i suoi 450 abitanti, è uno dei luoghi più popolosi del comune di Aurland, di cui il villaggio fa parte, nella contea di Sogn Og Fjordane.

Situato su uno dei bracci del Sognefjord, il fiordo più lungo della Norvegia (204 km), è importante per la Flåmsbana, linea ferroviaria ripida e arzigogolata che la collega con Myrdal, Oslo e Bergen, attraverso tratti a strapiombo sui fiordi e al limite dell’equilibrio.

Un po’ tavolozza scandinava, un po’ quadro fiammingo, questo villaggio è dipinto dagli sbuffi cangianti dell’acqua, costellata dalle casette rosse simbolo del posto e dalle barchette gialle sempre rovesciate. Non solo verde brillante del tappeto erboso morbidissimo, ma anche rocce dalle infinite gradazioni, pietre colorate e stradine serpentiformi in equilibrio precario sulle schiene delle montagne, che disegnano balzi da un fiordo all’altro, muovendosi al loro ritmo.

Dopo aver visitato luoghi come Geiranger, arrivare a Stavanger è un piccolo shock, perché il paesaggio muta improvvisamente forma: vi è la tipica fisionomia pianeggiante del sud d ella Norvegia, quasi più simile al Canada. Stavanger è una città deliziosamente effervescente e cosmopolita ed è pieno titolo, la capitale petrolifera del Nord Europa. Riesce a combinare la modernità di una città nordeuropea con la tipicità leggendaria e fatata della Norvegia: non bisogna perdere l’opportunità di inerpicarsi nella sua parte alta e osservare le gigantesche valanghe di massi, lanciate forse da qualche vichingo nella notte dei tempi, la spiaggia di Sola e il Pulpit Rock, la più imponente terrazza panoramica al mondo.

Molto interessante è anche la cosiddetta grotta del troll, il suo nascondiglio segreto e inaccessibile, proprio vicino alle ventose zone delle valanghe dei massi: la pancia del troll è illuminata da spettrali luci viola, l’atmosfera risuona di echi di leggende scandinave ed è anche possibile gustare i waffles, comodamente seduti nell’antro del troll di Norvegia.

La Norvegia, come il suo paesaggio, è luce ed abisso, è aurora boreale ed oscurità, e dopo averla visitata l’anima si arricchisce di un canto nuovo, che continuerà a suonare probabilmente per tutta l’esistenza.

A proposito di Monica Acito

Monica Acito nasce il 3 giugno del 1993 in provincia di Salerno e inizia a scrivere sin dalle elementari per sopravvivere ad un Cilento selvatico e contraddittorio. Si diploma al liceo classico “Parmenide” di Vallo della Lucania e inizia a pubblicare in varie antologie di racconti e a collaborare con giornali cartacei ed online. Si laurea in Lettere Moderne alla Federico II di Napoli e si iscrive alla magistrale in Filologia Moderna. Malata di letteratura in tutte le sue forme e ossessionata da Gabriel Garcia Marquez , ama vagabondare in giro per il mondo alla ricerca di quel racconto che non è ancora stato scritto.

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