La ragazza che saltava nel tempo (film) | Recensione

La ragazza che saltava nel tempo (film) | Recensione

«Il tempo non aspetta nessuno»: una frase che non dovremmo mai dimenticare, eppure, nella vita di ogni giorno non fa che sfuggirci. Forse è nella nostra natura pensare che il tempo non finisca mai, finché non accade qualcosa che ci fa capire quanto, in realtà, sia prezioso quest’elemento. E quale film d’animazione potrebbe rendere meglio questo concetto se non La ragazza che saltava nel tempo, realizzato nel 2006 da Mamoru Hosoda insieme al celebre studio di produzione Madhouse. Questo romantico sci-fi (sequel dell’omonimo romanzo di Yasutaka Tsutsui) racconta di salti nel tempo, crescita e ci pone di fronte a domande e riflessioni velate, ma estremamente importanti.

La ragazza che saltava nel tempo: trama

In un giorno particolarmente sfortunato, la giovane e scapestrata studentessa Makoto Konno scopre di aver acquisito l’abilità di riavvolgere il tempo semplicemente saltando. La ragazza inizierà a usare questo nuovo dono a proprio vantaggio, rendendosi però conto molto presto che tutto ha un prezzo.

L’avventatezza della gioventù e il rifiuto del cambiamento

La ragazza che saltava nel tempo è un grande insegnamento sul fatto che ogni nostra azione ha delle conseguenze. Quando si è giovani, specialmente molto giovani come nel caso di Makoto e dei suoi amici, è facile pensare a tutto come a un gioco e, da un lato, è anche giusto che sia così. Tuttavia, man mano che si cresce e si impara a interagire con gli altri, è importante anche capire che non siamo più i soli elementi all’interno della nostra equazione.

Makoto di per sé, è una ragazza abbastanza immatura, avventata e testarda, elemento che viene ben rappresentato da quanto in fretta utilizza la sua abilità a proprio vantaggio, pur non avendo la minima idea del come e del perché le sia accaduto tutto ciò o di come funzioni — non che possa venirne a capo da sola, naturalmente. Tuttavia, a Makoto non manca il suo personalissimo grillo parlante: sua zia materna, che cerca (sicuramente con più disinvoltura della sua controparte disneyana, a tratti troppa) di farle capire che cambiare il proprio passato può voler dire cambiare il futuro di qualcun altro.

Nonostante gli avvertimenti, Makoto è spinta da un’adrenalina e una fiducia spropositate, che non sembrano vacillare neppure dopo aver scoperto che i salti, in realtà, sono limitati (al punto da non fermarsi neanche a chiedersi se abbia letto il numero nel verso corretto) e, proprio come le aveva detto sua zia, le sue giornate fioriscono mentre quelle dei suoi compagni precipitano. Gli esempi sono innumerevoli: il suo compagno di classe che, per scambiarsi di posto con lei, finisce con il venire pesantemente preso di mira dagli altri studenti; il modo in cui, per difendere Chiaki da un estintore, questo finisca per ferire la sua amica Yuri; o ancora, come Makoto metta profondamente in imbarazzo una ragazza che cerca di dichiararsi a Kōsuke. Anche quando Makoto inizia a rendersi conto di aver commesso degli errori e dover rimediare, il non sapere come fare finisce per sabotare tutti i suoi sforzi.

Questo succede esattamente perchè Makoto non si ferma a cercare di capire le “regole”, o meglio ciò che implicano i salti temporali: se si riavvolge il tempo, noi saremo delle persone con un’esperienza che gli altri non avranno ancora ottenuto e risulterà fondamentale, quindi, agire con cautela. Tutto ciò, infatti, può sembrare entusiasmante dal punto di vista della ragazza, ma è invece estremamente destabilizzante per le persone attorno a lei. Ancora, Chiaki stesso ci rivela che “riavvolgere” il tempo non equivale a cancellarne il flusso o gli eventi: tutto ciò che è successo, ogni singolo momento in cui Makoto ha saltato e tutte le cose che ha cambiato, sono reali. Persino la morte di uno dei suoi migliori amici è qualcosa di realmente accaduto, forse non nella linea temporale riavvolta, ma da qualche altra parte, nell’Universo. E in questa surreale consapevolezza il tempo continuerà a scorrere, perché lui «non aspetta nessuno».

Tutto ciò nasce da un sentimento in realtà molto profondo in Makoto, e più comune di quanto in genere si voglia ammettere: la paura del cambiamento e di doversi separare dai propri amici. Perché chi ci assicura che, se le cose cambiano, cambieranno in meglio? Il cambiamento è spaventoso per tutti, figuriamoci per un’adolescente negli anni più spensierati della sua vita. Ecco allora che questa nuova possibilità capita semplicemente a fagiolo per Makoto. Tuttavia, cambiare è nella nostra natura: è fondamentale quando si parla di crescita, e resistere al cambiamento in modo così ostinato non è quasi mai una cosa positiva.

Questa pellicola fa un egregio lavoro nel mostrarci lo sviluppo di Makoto e ci mostra anche, in realtà, che la sua avventatezza, o meglio determinazione, a qualcosa dopotutto serve. Se non fosse stato per la sua forza d’animo (e un pizzico di fortuna), infatti, Makoto non sarebbe riuscita a reincontrare Chiaki, ammettere i propri sentimenti per lui e a  salvarlo, permettendo che il ragazzo tornasse nel suo tempo e possibilmente dalla sua famiglia. Questo grande viaggio le ha permesso quindi di crescere, di trovare la sua strada nella vita e capire quanto il tempo che sta vivendo sia prezioso.

Un futuro incerto e la funzione salvifica dell’arte

La ragazza che saltava nel tempo potrebbe sembrare solo la storia di un’adolescente immatura e, da un lato, lo è. Tuttavia, dall’altro, solleva domande alquanto importanti tanto sul mondo della scienza, quanto su quello dell’arte. Un futuro in cui la tecnologia è così avanzata da permettere anche ai comuni cittadini di viaggiare nel tempo…eppure il sogno più grande di un giovane ragazzo è poter vedere, anche solo una volta nella vita, quel quadro di cui, nella sua epoca, non sembra essere rimasta traccia.

Questo elemento, da solo, solleva un’infinità di domande sul futuro da cui Chiaki proviene: perché, in un’epoca in cui la tecnologia ha raggiunto simili traguardi, non si è riusciti a preservare un’opera d’arte che sappiamo esistere nell’era di Makoto? E come può essere davvero questo futuro, se Chiaki le consiglia addirittura di «godersi la sua epoca»? Com’è possibile che un ragazzo che proviene dal futuro non abbia mai visto scorrere un naturale corso d’acqua o percorso una strada piena di persone?

Tutto questo, Chiaki rifiuta di spiegarlo tanto a noi quanto a Makoto, ma è proprio tutto questo “non detto” a far trasparire l’idea di un futuro non troppo sicuro e pacifico. Anzi, dal modo in cui ne parla Chiaki sembrerebbe quasi uno scenario apocalittico. Ecco allora che i suoi sentimenti acquisiscono un senso profondo: e così come in passato, anche nel futuro si guarda all’arte — massima espressione dell’animo umano — come a una fonte di conforto. Ma la domanda più importante rimane: perché proprio quel quadro?

In realtà, a spiegarcelo forse è proprio la restauratrice dell’opera, nonché zia della protagonista. Sì, perché il dipinto che Chiaki ha tanto ardentemente cercato non è un dipinto qualunque: realizzato secoli addietro da un autore sconosciuto, esso si rivela il prodotto di un’epoca caotica, governata da guerre e devastazione…eppure quello che ne trasuda osservandolo è pura armonia, conforto, serenità e perfetto equilibrio.

Perché guardare La ragazza che saltava nel tempo

Film come La ragazza che saltava nel tempo appartengono, alquanto ironicamente, a una generazione senza tempo, capaci di parlare alle persone oggi come hanno parlato a coloro che li hanno visti venti o quindici anni fa, e di far riflettere non solo su quello che viene mostrato e detto, ma soprattutto su quello che si omette e va decifrato con un po’ più di delicatezza. È un’opera che parla all’adolescente dentro ognuno di noi: ai bei momenti vissuti che sembravano non finire mai, agli sbagli, ai tormenti su quale decisione prendere, al fare del nostro meglio per rimediare e, semplicemente, crescere. L’unica nota dal retrogusto un po’ amaro potrebbe essere il suo finale aperto e l’incertezza del non sapere come effettivamente finirà la storia di Makoto, se rivedrà mai Chiaki o se le centinaia di teorie su questo film troveranno mai terreno fertile. Tuttavia, anche questi sono elementi in grado d’intrattenere e suscitare interesse: d’altronde, che divertimento ci sarebbe nel conoscere già cosa riserva loro il “futuro”?

Fonte immagine di copertina: Crunchyroll

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