La storia di Galvarino è un racconto di forza e straordinaria determinazione. Fu un comandante guerriero del popolo Mapuche, il cui nome significa “popolo della terra” (da Che – Mapu). I Mapuche sono un popolo coraggioso e orgoglioso originario del Cile centro-meridionale e del sud dell’Argentina, noto per essere fiero e difficile da sottomettere.
Questa tribù si scontrò con molti popoli, tra cui gli Inca e soprattutto i Conquistadores spagnoli, con i quali intrapresero un conflitto durato quasi 250 anni che ebbe inizio con la Guerra di Arauco.
Indice dei contenuti
La storia di Galvarino in breve
Evento Chiave | Descrizione |
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Contesto | Guerriero del popolo Mapuche durante la Guerra di Arauco contro i conquistadores spagnoli nel XVI secolo. |
Battaglia di Lagunillas (1557) | Viene catturato dagli spagnoli. Come monito per gli altri ribelli, gli vengono amputate entrambe le mani. |
La Vendetta | Torna dalla sua tribù e, invece di arrendersi, si fa legare due lame ai moncherini per continuare a combattere. |
Battaglia di Millarapue (1557) | Guida uno squadrone in battaglia ma viene nuovamente catturato dopo un’eroica resistenza. |
Morte | Rifiuta la grazia e viene giustiziato dagli spagnoli, diventando un simbolo eterno della resistenza Mapuche. |
Cosa successe a Galvarino nella battaglia di Lagunillas?
Utilizzando il fiume Bio Bio come frontiera naturale e tattiche di guerriglia, i Mapuche respinsero per anni gli spagnoli. Nel 1557, con la battaglia di Lagunillas, iniziò la leggenda di Galvarino. Durante lo scontro, lui ed altri 150 guerrieri furono catturati dall’esercito spagnolo guidato dal governatore García Hurtado de Mendoza. Per punire l’insurrezione, Hurtado ordinò di mutilarli: ad alcuni fu tagliata una mano e il naso, a Galvarino entrambe le mani.
Molti storici cileni, per alimentare il mito, riportano che fu lui stesso, dopo aver perso la mano sinistra, a porgere con sprezzo anche la destra ai suoi carnefici, osservando la lama senza scomporsi.
La battaglia di Millarapue: la vendetta con le lame
I 150 Mapuche mutilati furono liberati e rimandati alla loro tribù come monito. Ma la storia di Galvarino non finì. Tornato al consiglio di guerra, mostrò le sue mutilazioni non per chiedere resa, ma giustizia e vendetta al capo Caupolicán. Non potendo più brandire armi, si fece legare due spade affilate ai moncherini. Impressionato da tale determinazione, Caupolicán lo nominò comandante di uno squadrone.
Il cronista spagnolo Jeronimo de Vivar, nel suo Cronica, riportò le sue parole ai guerrieri: «Ea, miei fratelli, vedo che state combattendo molto bene, non vorrete essere senza mani come me […] se non vincete! […] Quelli che state per combattere le tagliarono, e lo faranno con chiunque cattureranno […] morite difendendo la vostra madre patria».
La battaglia di Millarapue durò circa un’ora e vide vincitori gli spagnoli. Furono uccisi 3000 Mapuche e Galvarino fu nuovamente fatto prigioniero.
Come è morto Galvarino?
Il governatore García Hurtado de Mendoza ordinò che Galvarino fosse giustiziato gettandolo in pasto ai cani. Il poeta spagnolo Alonso de Ercilla, testimone oculare e toccato dal suo coraggio, cercò di intercedere per salvargli la vita. Galvarino rifiutò con sdegno l’offerta, affermando di preferire la morte piuttosto che ricevere la pietà dei suoi nemici. Secondo la versione di Ercilla, alla fine la sua esecuzione avvenne per impiccagione.
Con la sua morte, Galvarino diventò un simbolo immortale di forza ed eroismo per il suo popolo. Il popolo Mapuche esiste ancora oggi in Cile e Argentina, conservando le proprie radici e tradizioni, anche grazie a esempi di resistenza come il suo.
Fonte immagine: Pixabay
Articolo aggiornato il: 01/09/2025