Antonella Lattanzi presenta Cose che non si raccontano | RDL

Antonella Lattanzi presenta Cose che non si raccontano

Nella splendida cornice dell’Archivio di Stato, Antonella Lattanzi presenta Cose che non si raccontano, il romanzo autobiografico edito Einaudi. 

La prima giornata della fiera di Ricomincio dai libri ha ospitato diversi eventi e workshops, riconfermandosi la padrona indiscussa della scena editoriale napoletana. La presentazione di Antonella Lattanzi ha avuto luogo nella Sala dei catasti, dove i lettori hanno potuto ascoltare le parole dell’autrice e della mediatrice Valeria Parrella sotto un suggestivo soffitto affrescato del ‘500. 

Cose che non si raccontano raggiunge le librerie italiane il 14 marzo di quest’anno, portando con sé una storia forte, vissuta in prima persona da Lattanzi, la quale ammette di aver avuto la necessità di lasciarsi andare, per la prima volta, alla stesura di un romanzo autobiografico per metabolizzare una perdita importante. L’autobiografia rappresenta un turning point nella carriera di Antonella Lattanzi, dal momento che la scrittrice ha sempre dato voce a coloro che non ne avevano. Ciò che sintetizza al meglio l’approccio di Lattanzi alla letteratura è la capacità di spingersi sempre oltre i confini della propria comfort zone per presentare al pubblico ogni volta una sfumatura nuova. 

Si inizia in modo solenne con la lettura della prima pagina del libro, letta dalla voce armoniosa dell’attrice Miriam Candurro, presente ogni anno alla kermesse di Ricomincio dai libri. Valeria Parrella, autrice di Almarina, apprezza la scelta dell’autrice di proporre il sangue come leitmotiv del romanzo sin dalle prime righe, in quanto spesso un elemento così umano viene taciuto con l’intento di non disturbare la sensibilità del lettore. Ricordando di narrare le vicende così come sono, Parrella reputa coraggiosa, ma coerente la scelta di Lattanzi, che proprio a tal proposito intitola il romanzo Cose che non si raccontano, di inserire tematiche non facilmente digeribili dal pubblico. 

Difatti, la storia di Antonella Lattanzi non può scorrere via indisturbata, poiché sedimenta nell’animo del lettore, portandolo a riflettere su tematiche forti, ma necessarie quali l’aborto, la pressione sociale legata alla maternità, l’ospedalizzazione, il rapporto di coppia e il lutto. In effetti, la scrittrice afferma che il romanzo è nato dalla rabbia e non dalla sensazione di perdita che giudica infertile e dalla necessità di rivelare una storia a cui non aveva mai concesso di venire alla luce. Oltre alla protagonista, che attraversa diverse fasi del dolore, un’altra figura di per sé intermittente è Andrea, il compagno della donna, al quale viene recriminata l’assenza nei momenti di maggiore necessità. 

Verso la conclusione, dopo la lettura di un altro frammento del testo, Antonella Lattanzi svela di essersi rifugiata nei libri ogni qualvolta la sofferenza le risultava insopportabile, infatti, racconta un episodio molto significativo: l’autrice rivela che all’uscita dall’ospedale, in seguito all’aborto, nella prima libreria che ha trovato lungo il tragitto di ritorno verso casa, ha visto campeggiare in vetrina il suo precedente romanzo. In quel momento, Lattanzi ha tirato un sospiro di sollievo e ha ritenuto di dover ringraziare quell’amuleto, a cui aveva affidato le proprie sorti, per averla protetta da ulteriori complicazioni negative. 

Fonte immagine di copertina: wikipedia. 

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