Fight Club e la figura del doppio

Fight Club e la figura del doppio

David Fincher e Fight Club

L’acclamato regista americano David Fincher, noto per la complessità dei suoi film psicologici e visivamente sbalorditivi, realizza nel 1999 uno dei suoi film più famosi, Fight Club, una complessa esplorazione della doppia personalità, dell’identità e dell’alienazione sociale, basata sull’omonimo romanzo del 1996 di Chuck Palahniuk. Il film racconta la storia di un uomo in lotta con la propria identità che crea un alter ego, Tyler Durden, che incarna tutto ciò che vuole essere. Attraverso una serie di attività sempre più violente e radicali, il “protagonista” e Tyler Durden creano una società segreta chiamata “Fight Club”, che diventa un vero e proprio simbolo di conformità e ribellione contro il consumismo della società moderna. L’uscita del film è stata molto controversa, ma da allora ha guadagnato un seguito di culto ed è ora considerato un classico del genere thriller psicologico. La regia di Fincher è accreditata per aver creato un film visivamente sbalorditivo e tematicamente complesso che esplora i temi della mascolinità, del consumismo e dell’alienazione sociale.

La figura del doppio in Fight Club: una premessa letteraria

La ”doppia persona” è sempre stata uno dei grandi topoi nella storia della letteratura, ma la differenza di status ha preso una piega meno farsesca e (al di fuori della commedia) nel corso degli anni e si è spostata in direzione del folklore, dividendo l’anima e il corpo di uno stesso personaggio in due metà opposte e complementari come il bene e il male. Nasce così la figura del “doppelganger’’, tradotto dal tedesco come “doppio clown” o, più semplicemente, “doppio”. La presenza di doppelganger ha dato origine a molti successi che ancora oggi sono considerati capolavori letterari, come Lo strano caso del dottor Jekyll e Mr. Hyde di Stevenson e Il visconte dimezzato di Italo Calvino.

Un passo fondamentale nell’evoluzione del doppelganger è stato sicuramente compiuto da Fëdor Dostoevskij, che ha descritto la doppia personalità come «una grande afflizione, un’alta coscienza, un obbligo morale verso sé stessi». Come sottolinea Freud, il grande scrittore russo ebbe l’intuizione di prendere questo tema, fino ad allora limitato a questioni puramente morali (il bene e il male), e di collocarlo nel nuovo contesto sociale della fine del XIX secolo. Le masse, grandi protagoniste della narrativa realista, venivano così raccontate nella loro vera natura di collettività emarginata e quasi un secolo e mezzo dopo, Chuck Palahniuk ripropone un rapporto simile “alienatore-versus-doppio” in Fight Club (1996), mostrando a noi lettori il fallimento dell’individuo, dell’anonimo nella società contemporanea attraverso Tyler Durden, la figura del mentore/guru del protagonista.

In Fight Club, il concetto di dualità e della figura del doppio gioca un ruolo significativo nella storia. Il personaggio Tyler Durden ci viene presentato come l’alter ego e il doppio del personaggio principale, che rimane senza nome (interpretato da Edward Norton). Il film inizialmente ci presenta Tyler come uno sconosciuto carismatico e sicuro di sé che il personaggio principale incontra su un aereo e che diventa suo amico e mentore (interpretato da Brad Pitt). Man mano che la storia procede diventa sempre più chiaro che Tyler non è solo un personaggio separato, ma piuttosto una proiezione dei desideri e delle frustrazioni del personaggio principale.

Tyler incarna tutto ciò che il personaggio principale vorrebbe essere: sicuro di sé, ribelle e potente ed egli incoraggia il personaggio principale a liberarsi dalla sua esistenza mondana e insignificante impegnandosi in una serie di attività sempre più estreme e violente. Il film utilizza una varietà di tecniche per presentare Tyler Durden come il doppio del personaggio principale come, ad esempio, i due personaggi che hanno aspetti fisici e manierismi simili in cui la telecamera spesso li inquadra in modi che enfatizzano le loro somiglianze. Ci sono inoltre, diversi casi nel film in cui altri personaggi scambiano il personaggio principale per Tyler, offuscando ulteriormente i confini tra i due personaggi. Nel complesso, la presentazione di Tyler come il doppio del personaggio principale è un elemento chiave dell’esplorazione della dualità e dell’identità del film, aggiungendo uno strato di complessità e intrighi alla storia.

Uno dei metodi principali in cui il film esplora la dualità è quindi attraverso il personaggio di Tyler Durden, il quale viene inizialmente presentato come un personaggio “separato”. La rivelazione di Durden come proiezione a tutte le aspettative del protagonista, crea un senso di dualità all’interno del personaggio principale stesso, mentre lotta per conciliare i propri desideri con la realtà della sua situazione. Un altro modo in cui la dualità viene esplorata nel film è attraverso l’uso del mirroring e del raddoppio: in tutto il film, ci sono diversi esempi di immagini speculari e scene duplicate, come l’immagine ripetuta di una doppia personalità o l’apparizione di gruppi di supporto identici. Attraverso questo accurato montaggio, Fincher ci spiega che questi elementi servono a sottolineare il tema della dualità e l’idea che tutto abbia un opposto, un riflesso o un duplicato.

Questo tipo di dualità è in qualche modo anche una dualità di potere e di violenza: Durden rappresenta infatti un ideale maschile di forza e aggressività, e la sua presenza nella vita del protagonista gli permette di attingere ai propri desideri repressi di potere e violenza. Durante lo svolgimento del  film, diventerà però evidente per il nostro Durden che questo desiderio di potere non è una soluzione ai problemi del protagonista, ma piuttosto un sintomo problematico di essi.

Questioni morali e filosofiche

Fight Club è un film che esplora diverse questioni morali e filosofiche, rendendolo una ricca fonte per un’analisi molto più estesa. Tra le tante ipotesi, le varie questioni affrontate sono le seguenti:

  • Consumismo e materialismo: il film critica l’eccessivo consumismo e materialismo della società contemporanea e pone la questione se l’acquisizione di beni materiali e la ricerca di uno stile di vita consumistico possano davvero portare felicità.
  • Identità e scoperta di sé: la lotta del personaggio principale con la propria identità e la creazione di Tyler Durden, solleva interrogativi sulla natura del sé e sul rapporto tra l’individuo e la società.
  • Esistenzialismo: Fight Club tocca temi esistenzialisti come la ricerca del significato dello scopo nella vita, la libertà di scelta dell’individuo, la responsabilità delle proprie azioni e la lotta per trovare l’autenticità in un mondo che valorizza il conformismo.
  • Mascolinità e violenza: viene esplorato anche il concetto di mascolinità tossica e il legame tra violenza e potere, ponendo domande sul ruolo della violenza nella nostra società e sul suo impatto sull’identità individuale e collettiva.
  • Filosofia nietzscheana: ci sono moltissimi riferimenti alla filosofia di Friedrich Nietzsche, in particolare alle sue idee sulla volontà di potenza, la morte di Dio e la lotta per il superamento di sé.

Fonte immagine in evidenza: tratta dal film di David Fincher, Fight Club, Wikipedia

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A proposito di Martina Barone

Laureata in Lingue e Culture Comparate presso l'Università degli Studi di Napoli L'Orientale e attualmente studentessa magistrale in Scienze dello Spettacolo e Produzione Multimediale all'Università degli Studi di Padova. La mia passione per le arti in tutte le sue forme dal cinema alla letteratura guida il mio percorso accademico e professionale. Ogni aspetto della creatività mi affascina, e credo fermamente nel potere delle storie e delle immagini di trasformare il mondo che ci circonda!

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