Cos’è il doom scrolling e perché evitarlo

Cos’è il doom scrolling e perché evitarlo

Il termine doom scrolling è apparso per la prima volta su X (allora Twitter) nel 2018 ed è stato utilizzato in Italia a partire dal 2020. Il termine è nato nell’ambito di utilizzo di social media ed Internet, e deriva dalla fusione dei termini inglesi doom, cioè condanna e scrolling, ovvero scorrere. Sempre nel 2020 il Merriam Webster, la più vecchia compagnia di dizionari degli Stati Uniti d’America, ha inserito il doom scrolling nel suo dizionario marcando la nascita di un nuovo fenomeno comportamentale correlato ai social media e alla rete. Dunque cos’è il doom scrolling e perché bisogna evitarlo?

Significato del termine e conseguenze del fenomeno

Doom scrolling significa scrollare (scorrere) compulsivamente le notizie negative su Internet in generale, ma soprattutto sui social media, senza riuscire a fermarsi nonostante si stiano provando emozioni di angoscia, ansia e tristezza. 

Immagine di pvproductions su freepik

Con la nascita di questo nuovo fenomeno, gli psicologi si sono subito fatti avanti per dare una spiegazione e dei consigli su come evitare il doom scrolling per il proprio benessere mentale.

Ma partiamo prima dal capire perché molti di noi sono vittime dello scrolling compulsivo di brutte notizie.

Studi su cos’è il doom scrolling

La percezione del pericolo e la dipendenza che alcune aree del cervello vanno a creare sono la risposta al perché siamo vittime di doom scrolling. Personalità come lo psicologo di psicologia clinica Mary McNaughton Cassill dell’università del Texas, spiegano come, prima di arrivare ai tempi moderni, l’uomo cercasse costantemente il pericolo per studiarlo, capirlo e scappare da esso. Dunque fa un collegamento con un istinto primordiale umano che c’è e che si è coerentemente assopito nel corso dell’evoluzione.

Ma com’è possibile che lo scrolling di notizie negative che causano emozioni ugualmente negative, non riesca ad arrivare ad una fine? Perché rimaniamo incollati al cellulare in una ricerca incessante di notizie tristi, violente e buie? 

La motivazione risiede nella struttura dei social media e dei loro algoritmi. Questi ultimi sono fatti appositamente per attirare e catturare per ore ed ore l’attenzione dell’utente. Inoltre, è utile sapere anche che gli algoritmi sono costruiti ad arte per ogni utente, in base alle ricerche ed alle interazioni che questi effettua su quel dato social. Si crea, dunque, una vera e propria bolla (a volte anche molto lontana dalla realtà effettiva) che “intrappola” l’utente in un loop infinito dal quale è difficile uscire.

Cos’è il doom scrolling e perché evitarlo
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Il professore di psicologia sociale sociologica e psicologia dei processi di gruppo all’Università di Berkeley, Coye Cheshire, dichiara al The Wall Street Journal: «Another mechanism built to transfix us: the infinite scroll. Apps such as Twitter and Facebook have no end, leaving us feeling like we might be missing out on something relevant if we don’t keep reading.»

Dunque abbiamo sempre la sensazione che se non continuiamo a leggere quelle notizie, ci perderemo qualcosa e non avremo mai un bagaglio di informazioni completo.

Perché evitare il doom scrolling e come farlo

Dopo aver chiarito che cos’è il doom scrolling, bisogna capire perché e come fare per ridurlo e, tanto meglio, come evitarlo completamente. Il perché evitarlo pare essere abbastanza intuitivo: causa sensazioni negative che influiscono non solo sulla nostra psiche ma anche sul nostro corpo e crea un ambiente percettivo attorno a noi che non combacia con il reale. Inoltre, c’è da dire che questi effetti del doom scrolling causano anche problemi relazionali a causa dello stress accumulato e problemi del sonno nel momento in cui è proprio la tarda sera ad essere il momento preferito per scrollare i social.

Tra i consigli pratici per ridurre il doom scrolling sono consigliati: disattivazione delle notifiche, cambiamento delle fonti di informazioni, esposizione volontaria a notizie positive, pause più frequenti nell’utilizzo dei social ed esercizio fisico

Fonte immagine: Pixelkult su Pixabay

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