Ci sono delle saghe che sono diventate iconiche col passare del tempo, ma di cui i videogiocatori non si fanno troppe domande, tipo “perché ne usciva uno l’anno” o “perché è così breve”. Tomb Raider: Chronicles, tra uno studio diviso in due parti a sviluppare due titoli diversi e una deadline troppo breve, è uno di quei titoli che a ripensarci anni dopo, non è tutto questo granché.
Ricordando un’amica

Tomb Raider: Chronicles è un action adventure sviluppato da Core Design e pubblicato da Eidos Interactive, rilasciato per PlayStation One, PC, SEGA Dreamcast e Mac OS tra 2000 e 2001. Il gioco si posiziona subito dopo il capitolo precedente, The Last Revelation, ed è stato sviluppato dal team originale della serie per coprire il buco tra questo e il capitolo per la next gen in sviluppo da un team nuovo, il futuro The Angel of Darkness. Degli amici di Lara Croft si riuniscono alla sua villa per discutere di avventure della loro presunta morta amica.
Quattro tuffi nel passato

Il gameplay del gioco è rimasto quasi del tutto invariato rispetto agli altri capitoli della serie: potremo saltare, appenderci, arrampicarci, abbassarci e tutti i movimenti che sono andati ad aggiungersi pian piano fino a The Last Revelation. Verranno aggiunte la possibilità di camminare sulle corde e dondolarsi su pali come meccaniche rilevanti. I puzzle e le sezioni platform sono tutti molto semplici o eccessivamente tediose, specie nella terza parte del gioco, in cui una sezione sembrerà intricata, ma è semplicemente molto lenta. Anche i boss non saranno granché, non che la maggior parte dei boss della serie siano mai stati veramente degni di nota prima del Legend.
Per quanto riguarda le ambientazioni sono tutte molto carine, ma è visibile un bel riciclo di asset a destra e sinistra, con solo un lavoro di texturizzazione diverso, segno della pressione e della stanchezza del team al quinto capitolo di fila in cinque anni, così come la soundtrack, che riutilizza praticamente quasi tutte le tracce del quarto capitolo della serie, composta da Peter Connelly, che compose anche quella per The Angel of Darkness. È inoltre tremendamente lineare, anche per gli standard della serie e specie in confronto al precedente capitolo.
Ogni zona prova ad offrire un tipo di sfida diversa: la prima è una serie di livelli alla Tomb Raider classico, in cui ci sposteremo da un punto all’altro in cerca di modi per aprire la strada per l’area successiva, la seconda si sposta in ambienti più stretti ed avrà l’unico veicolo del gioco ossia un’armatura sottomarina, la terza sarà con una Lara più giovane e senza armi e l’ultima sarà una missione stealth, in cui la parte finale sarà tutto tranne che stealth.
Ci sono anche dei segreti nascosti in giro per i livelli, che questa volta prendono la forma di rose dorate, ma i nascondigli sono talmente facili da trovare da non essere una vera e propria sfida. Il premio ottenuto collezionando segreti? Una galleria con varie concept art, tra cui quelle per il titolo next gen, il sesto capitolo della saga.
Tomb Raider: Chronicles: In conclusione

Per i creatori della serie, Tomb Raider doveva concludersi con The Last Revelation, con la presunta morte di Lara, ma Eidos era contraria a veder perdere una fonte di denaro come quella e ha voluto spremere e spremere ancora di più la serie. Il pozzo era ormai a secco e Chronicles viene ricordato come uno se non il peggior capitolo della serie per la quinta generazione di console.
Oggi Tomb Raider: Chronicles si può ancora giocare, essendo disponibile da comprare singolarmente su diverse piattaforme, ma ora è anche disponibile una remastered con The Last Revelation e The Angel of Darkness in un unico pacchetto. La remastered non può ovviamente cambiare falle come level design pigro e simili, ma è comunque bello vedere che l’intera storia della saga viene mantenuta, nel bene e nel male.
Fonte immagini di copertina e nell’articolo: Pagina Steam del gioco

