Squilibrio (Michele Rendina): una notte d’inverno un viaggiatore

Michele Rendina

SquilibrioMichele Rendina, in arte Squilibrio, dopo la pubblicazione del suo nuovo album “Una notte d’inverno un viaggiatore”, interamente autoprodotto, ha accettato di rispondere ad alcune domande ripercorrendo i suoi primi passi nella musica Hip-Hop e raccontandoci la genesi e le tematiche di questo lavoro.

Come ti sei avvicinato alla musica Hip-Hop ?

Ho iniziato a fare rap circa 8 anni fa, nel 2007. Reputo il rap come uno strumento, uno strumento per poter esprimere le mie idee, le mie opinioni e per buttare fuori quello che ho dentro. Mi sarei potuto avvicinare a qualsiasi tipo di musica o a un qualsiasi strumento. Più che altro è stato il rap ad avvicinarsi a me, io l’ho semplicemente colto.

Intervista a Michele Rendina

Quali rapper hanno costituito le tue maggiori fonti di ispirazione?

Ho sempre cercato di ascoltare un tipo di rap che mi facesse pensare, di cercare artisti che privilegiassero la creatività a discapito della banalità. L’ascolto di rapper come Ghemon, Kaos One, Dargen D’Amico hanno contribuito molto alla mia crescita. È stato fondamentale, inoltre, l’ascolto di rap americano come Aesop Rock, Sean Price, Eminem, Wu-Tang Clan, per migliorare il flow, la metrica dei testi e il modo di andare a tempo sul beat.

Squilibrio: un viaggio onirico

Come nasce l’album?

Ho voluto creare qualcosa con un concept, una linea guida di fondo. Un qualcosa che non fosse un’accozzaglia di brani. Ho speso molto tempo a pensare agli escamotage e a tutti quegli accorgimenti che ho utilizzato per rendere creativo ogni pezzo. C’è molta riflessione dietro. La storia è incentrata su questo personaggio costantemente preda di allucinazioni, visioni e ricordi. Ho voluto confondere questi elementi, cercando di miscelare la dimensione onirica e quella dell’immaginazione.

A proposito della dimensione onirica, anche nel tuo album precedente “Il sistema del Dottor Squilibrio e del Prof. Penna” ricorre costantemente questo tema. Che importanza ha per te?

Sono molto legato a questo tema in quanto nella dimensione onirica si confonde la realtà con ciò che non è reale, ovvero con ciò che è frutto dell’immaginazione o del ricordo. Ci si chiede “che cos’è la realtà?”, tra l’altro è la domanda che ho inserito alla fine dell’album. La realtà è quello che accade materialmente o quello che credi che accada? La realtà può essere ciò che immagini o sogni. Anche se non accadono direttamente, certe sensazioni si provano davvero. Ho cercato comunque di ampliare e approfondire questo tema. Nel primo album c’era sicuramente più spontaneità ma meno cura. Nel secondo non ho lasciato nulla al caso, ci sono una storia e una struttura molte precise dove la dimensione onirica si lega anche alla dimensione del viaggio. Il viaggiatore non è solo chi si sposta da un luogo all’altro ma può essere anche un esploratore di ricordi e immagini. Si può viaggiare anche seduti su una poltrona ed è proprio questo il filo conduttore dell’album. La copertina dell’album è significativa in tal senso. C’è un uomo disteso su un coccodrillo. Il coccodrillo è un traghettatore, che come si può vedere, sta sul pelo dell’ acqua per sottolineare il confine tra una realtà materiale e più facilmente comprensibile, ovvero quella che sta in superficie e una realtà oscura difficile da cogliere, rappresentata dall’abisso. In ogni brano ho cercato di confondere le diverse dimensioni non fornendo mai all’ascoltatore una chiave di lettura univoca, per rendere meglio l’idea dell’incomprensibilità e dell’incapacità di riuscire a segnare confini netti tra queste realtà.

Cosa ti auguri per il futuro? Hai già in mente altri progetti?

Per quanto riguarda i nuovi progetti, ci sto già pensando. Mi piacerebbe trattare e approfondire tematiche sociali e di attualità sulle quali non mi sono mai soffermato. Mentre per il futuro ti direi una bugia se ti dicessi che non vorrei vendere una quantità spropositata di dischi. Sarei molto soddisfatto se riuscissi a crearmi una nicchia, un pubblico limitato ma pur sempre corposo di ascoltatori.

A proposito di Angelo Baldini

Sono nato a Napoli nel 1996. Credo in poche cose: in Pif, in Isaac Asimov, in Gigione, nella calma e nella pazienza di mia nonna Teresa.

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