Il Signore delle Mosche di William Golding | Analisi

Il Signore delle Mosche di William Golding

Il Signore delle Mosche di William Golding è un romanzo del 1952, entrato a far parte della letteratura inglese classica. L’opera conta 14 milioni di copie vendute nei paesi anglofoni, diventando così un best seller. Il libro è ambientato in epoca moderna, e tratta dei temi fortemente attuali e significativi.  

 

Trama di Il Signore delle Mosche di William Golding 

 

A seguito di un incidente aereo, dei ragazzini naufragano su un’isola deserta. Sono gli unici ad essere sopravvissuti, e adesso dovranno capire come sopravvivere e affrontare le difficoltà che l’isola presenta, cercando di comportarsi da adulti. Cercando di organizzarsi in una piccola comunità funzionante, i ragazzi passeranno dall’ordine apparente e temporaneo, ad un vero e proprio inferno. 

 

Analisi di Il Signore delle Mosche di William Golding 

 

La meraviglia del lavoro di Golding con la stesura di questo romanzo, è stata quella di unire una trama così semplice a dei temi così profondi e importanti sulla natura umana.  L’evoluzione della piccola comunità di ragazzini, che passa da un piano di stabilità ad un piano di caos, vuole descrivere la preponderanza nell’animo umano di certi istinti che in esso sono innati. 


Il protagonista del racconto è Ralph che sarà, agli inizi della convivenza con gli altri sopravvissuti, il capo della ba
nda. In contrapposizione a lui, c’è Jack: leader di un piccolo gruppo di ragazzi, dedito alla caccia e alle azioni più barbare necessarie per la sopravvivenza.
 

Tutta la questione della sovranità gira intorno ad un oggetto: una conchiglia. Questa conchiglia ha il compito di richiamare a raccolta tutti i sopravvissuti, che rispondono automaticamente al suono proveniente dall’oggetto, una volta in cui si soffia dentro. Colui che detiene il possesso della conchiglia, sarà in quel momento capo gruppo. Nel periodo in cui Ralph ne è in possesso, notiamo come la struttura del gruppo sia democratica, poco gerarchica, in cui ognuno ha un ruolo preciso volto al funzionamento della comunità stessa: chi va a caccia, chi pesca, chi tiene il fuoco acceso e chi costruisce le capanne. Il Signore delle Mosche di William Golding preme, in questo caso, sulla descrizione dei vari tipi di governamentalità e controllo dei gruppi, prendendo in esame sia l’approccio democratico, che quello totalitarista.  

 

Infatti, a causa della poca attenzione rivolta a mantenere il fuoco acceso (cosa a cui Ralph teneva particolarmente), scoppia una disputa che porterà ad una svolta nella reggenza di potere. Jack, che non ha mai visto di buon occhio Ralph, incita tutti ad andargli contro, con un atteggiamento violento che sarà proprio caratteristica del personaggio. È così che la conchiglia, e quindi il potere, passa in mano ad un piccolo gruppo elitario che governa tramite la violenza. Sarà infatti per paura che tutti i bambini seguiranno gli ordini di Jack, che nel frattempo esclude Ralph e i suoi seguaci, designandoli come i nemici. Da questo momento in poi, le vicende de Il Signore delle Mosche di William Golding diventano angoscianti, tanto che si arriva all’uccisione di due ragazzini per mano di Jack e il suo gruppo. È così che l’autore ci mostra l’oscurità presente nell’animo umano, che non riesce a controllare i suoi istinti primitivi e violenti.  

 

Il fatto che l’ambientazione del libro Il Signore delle Mosche di William Golding sia prettamente naturale, senza alcun tipo di interferenza artificiale, mostra come l’uomo, a contatto con la natura incontaminata, ritorni ad essere un essere primitivo e non civilizzato, che dà sfogo agli impulsi più violenti. Inoltre, il fatto che i protagonisti siano dei bambini (alcuni anche molto piccoli), pone l’accento sul fatto che l’infantilità non contrasta la vera natura umana, ovvero quella aggressiva e impulsiva, che essendo innata in ogni individuo, fuoriesce nei momenti di necessità.  

 

Quello che nel libro viene definito il “signore delle mosche”, non è altro che una testa di maiale impalata da Jack, come sacrificio in onore del “mostro” dell’isola. Questa figura apre un’altra grande riflessione sul tema della paura, che permea la maggior parte delle pagine di Il Signore delle Mosche di William Golding. Ciò che un’analisi del romanzo ci mostra, è che la paura costante che sentono i ragazzi nel corso della storia, che li porta a guardarsi intorno temendo la presenza di qualche mostro o animale pericoloso, è infondata; questa sensazione perenne di paura, è in verità data dall’instabilità della natura umana di fronte al pericolo, ed è circoscritta all’interno del gruppo stesso, posto in cui alloggiano i veri mostri: loro stessi. Scoprono infatti, con le varie spedizioni di osservazione dell’isola, che il mostro che tutti temevano era solo il cadavere di un uomo che veniva spostato dal vento. Ma, la vera rivelazione ci viene data da Simon, uno dei ragazzi che poi morirà, che guardando la testa del maiale decapitato da Jack ha un’allucinazione: sente il maiale dire che non uccideranno mai il mostro, perché è diventato ormai parte della loro natura, svelando in questo modo la morale di tutto il romanzo, che fa de Il Signore delle Mosche di William Golding un capolavoro della letteratura classica.  

 

 Fonte immagine in evidenza: Mondadori

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