Le sette morti di Evelyn Hardcastle di Stuart Turton | Recensione

Le sette morti di Evelyn Hardcastle

“Le sette morti di Evelyn Hardcastle”, il cui titolo originale è “The Seven and a Half Deaths of Evelyn Hardcastle”, è il primo romanzo, il giallo d’esordio dello scrittore e giornalista britannico Stuart Turton, intricatissimo nella sua trama, con rimasugli di influenze legate ad Agatha Christie nella sua ambientazione in stile gotico, Black Mirror e Ricomincio da capo.
Vincitore del Costa Book Award nella categoria First Novel, “Le sette morti di Evelyn Hardcastle” è accattivante grazie alla sua trama intricata e alla sua struttura narrativa decisamente peculiare.

Partiamo da Turton, colui dal quale inizia tutto:

Vanta di una laurea in inglese e filosofia all’Università di Liverpool. Dopo la laurea, si sposta per un anno a Shanghai per insegnare inglese, collabora per una rivista a Londra, scrive articoli di viaggio a Dubai. Ora è un giornalista freelance, ma anche uno scrittore di rilievo dopo la stesura di questo romanzo.

Di che tratta “Le sette morti di Evelyn Hardcastle”?

La storia è ambientata in una tenuta inglese, nonché la casa Blackheath, in cui la benestante famiglia Hardcastle vive e organizza banchetti, dove si svolgerà la festa di ritorno di Evelyn, in cui verrà assassinata. Il protagonista, Aiden Bishop, è uno degli invitati che ogni giorno si sveglierà nel corpo di un diverso invitato che fallirà a salvare Evelyn e a trovare il colpevole dell’omicidio, per un totale di sette (e mezzo) reincarnazioni. Quindi, se egli fallisce nel compito che gli viene dato dal Medico della Peste, personaggio che interpreta un misterioso rivelatore che in parte aiuta Aiden, il ciclo ricomincerà il giorno dopo da capo. Ci sono tanti personaggi e forze ostili che, nella sottotrama, gli impediscono di arrivare velocemente alla soluzione di questo macabro puzzle.

Quali sono i personaggi principali in “Le sette morti di Evelyn Hardcastle”?

Anzitutto bisogna menzionare Aiden Bishop, il protagonista all’inizio senza memoria e disorientato che viene improvvisamente commissionato dell’arduo compito di svelare il mistero di Blackheath, che nel frattempo vivrà in corpi degli altri e vive una lotta con la sua stessa identità e le memorie di una vita passata.
Il Medico della Peste, caratterizzato dal suo cappotto lungo e nero e la sua maschera dalle sembianze della testa di un corvo, un uomo che sembra ormai in età avanzata, nonostante non faccia vedere il suo volto né sveli la sua identità al protagonista, che sembra apparire magicamente nel posto giusto al momento giusto.
È doveroso menzionare un altro personaggio fortemente legato ad Aiden, ovvero Anna, che similmente al protagonista ha l’incarico di dover svelare l’enigma dell’omicidio; tuttavia ogni giorno si sveglia sempre nel suo corpo, ma con la memoria assente circa quanto successo i giorni prima.
Evelyn Hardcastle, poi, che è un personaggio a sé enigmatico e cinico, dalla vita passata prima del suo ritorno a casa quasi sconosciuta che ci incuriosisce, che passa in un solo giorno da donna emancipata e ragazza forte, a vittima di un destino sanguinoso.

Perché “Le sette morti di Evelyn Hardcastle” piace?

Il romanzo sembra essere un semplice e lineare giallo in un primo momento, ma basta aprire le prime pagine per rendersi conto come la trama sia narrativamente molto intricata e psicologicamente contorta: oltre alla presenza di un vero e solo protagonista, Aiden Bishop, in realtà ce ne sono altri 8, nonché le sue reincarnazioni. Ogni giorno si svelano abitudini e stanze diverse, oltre ai personaggi legati alle reincarnazioni stesse. Oltre a questo vortice di personalità, bisogna anche badare al forte disagio che prova Aiden nel riscoprire la propria identità, perderla di nuovo pian piano, sommersa dalle voci dei corpi di cui si fa ospite; inoltre dobbiamo pensare che c’è del lavoro da fare affinché egli riesca a scoprire chi è stato ad uccidere Evelyn. Insomma, un romanzo intrinseco di preoccupazione e suspence.
Piace perché è un romanzo che languidamente porta il lettore all’esasperazione, alla curiosità, che lo tiene incollato al libro fino a quando non molla la presa.

Cos’è, invece, che potrebbe non piacere ?

Probabilmente, per un lettore che è alle sue prime esperienze con i gialli, o addirittura un lettore che ha letto solo i classici, risulterebbe abbastanza affannoso e faticoso stare dietro a tutti i flashback, gli intrighi e le diverse personalità in cui il protagonista Aiden è costretto risvegliarsi. Inoltre il senso di panico e confusione generale dati da una serie di antagonisti, che troviamo spesso negli invitati stessi che in un modo o nell’altro ostacolano le indagini del nostro protagonista, lo stesso personaggio del Lacchè che esplicitamente appare solo per mettere i bastoni fra le ruote al protagonista, oppure i personaggi che definiremmo “grigi”, come il Medico della Peste o Anna. I personaggi da ricordare sono tantissimi, così come le loro funzioni e le loro relazioni in questo intricatissimo gioco di scacchi contro il tempo e un destino che si ripete potenzialmente all’infinito. Inoltre, bisogna menzionare che è un libro che non si può assolutamente staccare: riprenderlo anche dopo un mese farebbe in modo che la lettura risulti eccessivamente confusionaria, in quanto ci si è dimenticati i nomi e le nuance dei personaggi, essendo loro il perno della narrazione sulla quale gioca tutta la trama.

Soggiogati da un destino incessante, ripetitivo, dove tutto parrebbe già scritto, è veramente possibile fermare e variare il corso degli eventi?
La risposta ve la lascia Stuart Turton nel suo primo romanzo, “Le sette morti di Evelyn Hardcastle”.

 

Fonte immagine: ibs.it

 

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