l’Iliade o il poema della forza di Simone Weil | Recensione

L’Iliade o il poema della forza

Simone Weil in L’Iliade o il poema della forza rilegge il poema di Omero per spiegare quanto di insopportabile c’è nella guerra.

Anarchica, forse estremista, ha interpretato la storia partecipandovi in prima persona, evitando di sentenziare dall’alto con frasi fatte e granitiche, come spesso fanno i filosofi. Ebrea, filosofa e francese Simone Weil si è recata comunque a Berlino nel 1932, per assistere all’espressione più radicale del mito nazionalistico, per cui lei propone l’anarchia10 come unica cura. Dai suoi scritti emerge un insegnamento che è bene ricordare al mondo di oggi, il «principio della decreazione»: ritrarsi, ridimensionare se stessi per lasciar essere l’altro. Una forma di rispetto verso la libertà di ognuno e il benessere del Pianeta.

L’Iliade o il poema della forza

Con questa stessa verità nuda e cruda in mano, la Weil si è avvicinata all’Iliade, il poema per eccellenza, il testo che il filosofo Alessandro di Grazia han definito l’inizio greco della terra del tramonto, l’Occidente. L’Iliade, o il poema della forza fu composto tra il 1936 e il 1939 e pubblicato sui Cahiers du Sud a Marsiglia tra il 1940 e il 1941. Era il periodo in cui l’Europa iniziava a essere scossa dal vento dell’orrore, un vento che presto avrebbe fatto vacillare anche la stessa Weil, ebrea e costretta a lasciare la Francia per raggiungere gli USA. La sua, che è una filosofia poco speculativa e che ama scendere in campo per farsi partecipe della sventura altrui – «La sventura degli altri mi è penetrata nell’anima e nella carne», confessa nel suo Diario di fabbrica – ha bisogno di tornare alle origini, per capire il senso dell’essere dell’umano nel mezzo della tragedia. Perché «[…] noi non possediamo altra vita, altra linfa che i tesori ereditati dal passato e digeriti, assimilati, ricreati da noi». Ed è nel passato mitico che lei vede le prime tracce dello svuotamento e della finitezza dell’uomo occidentale, entrambi accettati senza illusioni.

«Quasi tutta l’Iliade si svolge lontano dai bagni caldi. Quasi tutta la vita umana si è sempre svolta lontano dai bagni caldi». In una frase c’è tutta la potenza di una verità che non accetta compromessi».

Non ci sarà nessun bagno caldo per Ettore al ritorno dal combattimento, perché il braccio di Achille lo avrà sottomesso prima. È tutta qui l’Iliade, che ha nella forza il vero soggetto. Ma è tutta qui anche la vita, soprattutto per chi, come la Weil, quella forza la sentiva pendere sopra la propria testa come una spada.

La vita che diventa “cosa”

La forza, spiega, rende chiunque le è sottomesso una cosa, lo rende cadavere; e non esiste alcun conforto, alcuna immortalità, alcuna gloria che lo consoli. Non è soltanto il corpo a essere sottomesso a questo giogo brutale; anche l’anima rientra nella sfera di potere della forza, viene soggiogata, curvata sotto il suo peso. Può diventare “cosa” anche un uomo mentre è ancora vivo. Egli è vivo, ha un’anima, tuttavia è una cosa, perché l’anima non è fatta per adattarsi a una gabbia, «quando vi è obbligata, non vi è più nulla in essa che non patisca violenza».

In una frase Simone Weil riassume ogni commento possibile di fronte all’uso spregiudicato della forza e di fronte alla storia che abita i tempi che viviamo e quelli che ricordiamo: «Un uomo disarmato e nudo, minacciato da un’arma, diventa cadavere ancora prima di essere toccato», come se la sua morte fosse già nella sua vita.

Sono morti tutti coloro che vengono toccati dalla violenza. Sono morti, pur essendo vivi, anche gli schiavi, gli oppressi, i deportati, tutti coloro che aspettano il ritorno degli eroi dalla guerra, in una condizione a metà tra l’uomo – o la donna – e il cadavere. Muoiono lentamente anche gli oppressori, i vincitori. Non esistono veramente vincitori e vinti, liberi e schiavi, anche nell’Iliade non c’è personaggio che non sia costretto prima o poi a soccombere.

Né vincitori né vinti

È con un’amarezza agghiacciante che Simone Weil ci dimostra che ogni guerra è insopportabile, perché implica la forza. E ogni forma di esercizio della forza annienta la vita, per chi la subisce, ma anche per chi crede di possederla. Nessuno, in verità, la possiede veramente, e chi si illude che sia così è perché ignora il proprio destino o lo traveste da follia. Oppure, semplicemente ignora il pensiero, quell’attimo lampante tra impulso e atto. Ogni vittoria è soltanto una momentanea soddisfazione della propria volontà di forza, che nulla ha a che fare con la gloria o con l’immortalità: « […] la morta di Ettore avrebbe dato breve gioia ad Achille, la morte di Achille breve gioia ai Troiani, la caduta di Troia breve gioia agli Achei».

E in questa guerra che è la vita «L’eroe è una cosa trascinata nella polvere, dietro a un carro». Niente di più.

Immagine di copertina: Pixabay

Altri articoli da non perdere
Bronzo e Girasole di Cao Wenxuan: un commovente romanzo cinese per bambini
Bronzo e Girasole di Cao Wenxuan: un commovente romanzo cinese per bambini

Originario della provincia del Jiangsu, Cao Wenxuan è uno scrittore cinese specializzato in letteratura per ragazzi, tanto da essere considerato Scopri di più

Romanzi sui vampiri: 3 da leggere
Romanzi sui vampiri: 3 da leggere

Fra le molte creature mitologiche e folkloristiche che hanno ispirato autori da tutto il mondo nella stesura di racconti fantastici, Scopri di più

A Natale un libro sospeso: Doctorammà di Graziella Lussu
A Natale un libro sospeso: Doctorammà di Graziella Lussu

Mercoledì 11 dicembre, nella sede CGIL Filcams in Piazza Garibaldi 101, Graziella Lussu ci presenterà il suo libro sospeso: Doctorammà Scopri di più

Aksana Danilčyk: un itinerario poetico
Aksana Danilčyk

Nella poesia di Aksana Danilčyk è espressa la significanza di un viaggio, una partenza e un ritorno: un ponte, quasi, Scopri di più

La mano invisibile: il Partito Comunista Cinese modella il mondo
La mano invisibile

In uscita per Fazi Editore nel Marzo 2021, tradotto da Alessandro de Lachenal, "La mano invisibile", frutto di un lavoro Scopri di più

Sara Reginella, l’ultimo romanzo: Donbass
sara reginella

Sara Reginella, psicologa a indirizzo clinico-giuridico e psicoterapeuta, avvia la sua carriera di documentarista in territori di guerra nel 2015. Scopri di più

Commenta