Le mille e una notte (in arabo ‘Alf Layla wa Layla) è il capolavoro che ha avuto il compito di rappresentare il patrimonio della letteratura araba medievale.
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Il ruolo di Antoine Galland nella diffusione dell’opera
In verità, questa raccolta di racconti orientali è diventata un capolavoro nel momento in cui viene tradotta, nel ‘700, da un orientalista francese – Antoine Galland – dando origine ad uno dei più grandi successi editoriali di quel secolo. Tradusse Le mille e una notte in più volumi, a partire dal 1704 al 1717, e contribuì a farla diventare un’opera degna di nota nel canone letterario europeo.
Galland utilizza un manoscritto siriano del XIV secolo (oggi conservato alla Bibliothèque Nationale de France), di cui probabilmente è entrato in possesso durante i suoi viaggi, e lo traduce, ma non così com’è: la sua non è tanto una traduzione, ma un adattamento. Galland modifica e abolisce tutti quei particolari che potevano urtare la sensibilità del pubblico borghese e aristocratico della Francia del ‘700.
De Le Mille e una notte prima di Galland si sa veramente poco. I primi riferimenti al titolo li troviamo nell’indice di Ibn al-Nadīm, Kitāb al-Fihrist (Catalogo dei libri): un elenco completo di tutti i libri arabi dell’epoca. In qualche modo abbiamo l’idea che una serie di racconti con questo titolo esisteva già nel X secolo.
Perché non è considerata letteratura di adab?
Nonostante sia un’opera famosissima, il testo de Le mille e una notte, per molto tempo, non viene riconosciuto come tale nella cultura araba medievale perché non visto come letteratura di adab, cioè parte del patrimonio letterario “alto”. Di norma per essere considerata adab, l’opera in questione deve essere elevata sia nel linguaggio sia nel contesto di trasmissione. Le mille e una notte non rispetta questi canoni perché:
- il contesto di circolazione non è la corte, ma gli strati popolari;
- la lingua è caratterizzata da usi dialettali e forme grammaticali vicine a quella parlata (‘Ammiya) e non alla lingua letteraria colta (Fuṣḥā).
La storia cornice: il cuore narrativo dell’opera
Per storia cornice o cornice narrativa si intende una parte di testo all’interno della quale l’autore si inserisce per contenere e far partire altre storie. Si ha, in questo modo, un racconto nel racconto. Il testo più celebre che utilizza questo procedimento è proprio Le mille e una notte: nella raccolta, infatti, all’interno della grande cornice, ci sono molteplici cornici più piccole.
I fratelli Shāhriyār e Shahzaman
Ci sono due fratelli all’epoca dell’Impero dei Sassanidi: Shāhriyār, il maggiore, e Shahzaman, il minore. I nomi ci rimandano alla Persia: questo perché la cornice del testo ha origine persiana. Shāhriyār regnava su India e Cina; Shahzaman governava a Samarcanda. Dopo dieci anni, Shahzaman desidera fare visita al fratello ma, prima di partire, scopre che la moglie lo tradisce con uno sguattero e, accecato dalla rabbia, li uccide entrambi.
Ancora scosso, Shahzaman raggiunge il fratello. Proprio dal palazzo in cui alloggia, assiste a un secondo adulterio, quello della moglie di Shāhriyār con ancelle e schiavi. Vedendo che una sventura peggiore della sua ha colpito il potente fratello, Shahzaman si riprende. Quando Shāhriyār scopre a sua volta il tradimento, impazzisce: non vuole più regnare e, insieme al fratello, scappa dal palazzo per un viaggio senza destinazione.
Nel loro cammino, incontrano un ’ifrīt (un demone), che tiene prigioniera una donna. Quest’ultima li costringe a commettere adulterio con lei. Questo ultimo tradimento, in qualche modo, cura i due uomini, che tornano ai loro regni. Si chiude qui la sequenza narrativa per dare spazio a quella che vede come protagonista Shahrazad.
L’astuzia di Shahrazad
Tornato a corte, Shāhriyār dà l’ordine al suo visir – padre delle sorelle Shahrazad e Dinarzad – di uccidere la sua consorte e le ancelle. Decide poi di sposare ogni sera una vergine per poi farla uccidere il mattino seguente, per essere sicuro di non essere mai più tradito. Continua così per molte notti.
Shahrazad, la figlia maggiore del visir, viene descritta come quello che in arabo viene definito adib: è una persona colta ed esperta. È una ragazza testarda e fiduciosa di sé. Chiederà al padre di darla in sposa al re Shāhriyār. Sa a cosa va incontro, ma ha un piano. Il re accetta e, durante la prima notte, inizia la magia de Le mille e una notte. La ragazza riuscirà a salvarsi ogni sera raccontandogli delle storie e interrompendole sul più bello, cosicché il re, talmente incuriosito, la risparmierà per ascoltare il seguito il giorno successivo.
Alla fine del ciclo di racconti, Shāhriyār impara la morale di ognuno di essi. Si pentirà di aver ucciso tutte quelle donne innocenti e si innamorerà di Shahrazad, talmente tanto che i due si sposeranno e avranno dei figli.
Aladino e Sinbad: le storie aggiunte da Galland
Contrariamente a quanto si crede, le novelle più celebri associate a Le mille e una notte, come “Aladino e la lampada meravigliosa”, “Sinbad il marinaio” e “Ali Baba e i quaranta ladroni”, non erano presenti nel manoscritto siriano originale tradotto da Galland. L’orientalista francese le aggiunse nella sua versione, attingendo da altre fonti orali e scritte mediorientali per arricchire la raccolta e renderla ancora più affascinante per il pubblico europeo. Questa integrazione ha definito per secoli l’immaginario occidentale legato all’opera.
Componente | Origine e contenuto |
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Manoscritto originale (nucleo arabo-persiano) | Contiene la storia cornice di Shahrazad e un corpus di racconti di varia provenienza. |
Traduzione di Antoine Galland (XVIII sec.) | Adatta il testo originale e integra storie “orfane” molto famose come Aladino, Sinbad e Ali Baba. |
Fonte immagine: Wikipedia.
Articolo aggiornato il: 09/09/2025