Storia di un Guerriero Lakota di Luca Allisio (titolo completo: Storia di un Guerriero Lakota – Blu come Skan, il cielo) è un’opera oltremodo interessante, un romanzo che spinge su due fronti: quello della realtà documentata e quella del mito narrativo, regalando un capolavoro storico-immaginario che va a ripercorrere una delle pagine più controverse della storia dell’America del nord, ovvero la resistenza dei nativi delle Grandi Pianure (dei Lakota in questo caso specifico) all’espansione coloniale e ideologica dell’uomo bianco. Scontro per certi versi ancora vivo oggi, nel 2025, e silenziato come da sempre. Il libro è sia un tributo alla cultura Lakota sia una riflessione (ma anche invito alla riflessione) sulle radici dell’incontro/scontro tra europei e nativi: due mondi diametralmente opposti su vari livelli, da quello linguistico, a quello religioso, da quello culturale a quello sociale. La lettura del “mondo” dei nativi non corrispondeva in nessun livello a quello europeo, dove la ricerca di profitto/ricchezza era la prerogativa alla base delle conquiste e quindi degli scontri con i legittimi abitanti di quelle terre, protagonisti di una resistenza ancora attuale.
Precisione storica e suggestione letteraria
Luca Allisio apre il romanzo con un prologo che proietta il lettore nella realtà storica dei fatti, dalle origini del popolo Dakota, noto come Sioux, di cui i Lakota rappresentavano almeno il 60% della popolazione, alle migrazioni dal Minnesota verso le praterie ad ovest del Mississippi, attraverso la loro organizzazione sociale, introducendo termini in lingua originale correlati da un’accurata spiegazione. Il primo capitolo definisce la cornice storica che conduce al Trattato di Horse Creek del 1851, che fu negoziato in risposta all’aumento del flusso di coloni verso ovest e alle tensioni crescenti con le tribù native. Quelle coinvolte all’incontro e stipula del trattato riconobbero al governo degli Stati Uniti di costruire strade e forti all’interno dei loro territori e in cambio il governo promise di proteggerli dalle incursioni dei coloni e di fornire loro beni e denaro. Il trattato, nonostante le “buone intenzioni”, non riuscì a prevenire conflitti futuri e non risolse le tensioni legate all’occupazione di quelle terre, ma anzi: il mancato rispetto di quest’ultimo da parte degli Stati Uniti e il selvaggio aumento dell’immigrazione verso ovest portarono ad ulteriori conflitti e alla perdita di terre a discapito dei nativi. Questa è una tra le parti del testo di natura più saggistica, densa di dettagli, nomi, date, cifre che possono essere utili a chi non conosce e vuole approfondire fatti e vicende, ma farraginosa per chi si aspetta la storia del “guerriero”.
I Lakota e la loro cultura
La cultura Lakota è certamente la protagonista del racconto: Allisio riesce a raccontare il mondo di questa popolazione con sensibilità, mettendo l’accento sul legame armonioso tra uomo e natura, l’importanza dei numeri sacri, la simbiosi con l’elemento naturale e i valori profondi su cui si regge, come il coraggio, la generosità e il rispetto per il creato. Le pagine in cui si parla del Cerchio Sacro, della Sacra Pipa, dei Sette Riti Fondamentali, sono tra le più poetiche della narrazione, dove la cultura Lakota viene mostrata come un sistema organico; l’uomo è solo un tassello dell’universo e non ne è padrone. Nei capitoli successivi emerge la figura del protagonista, Cavallo-Selvaggio, personaggio di fantasia ma costruito su basi storiche e culturali credibili, che incarna i valori, le paure e le speranze dei Lakota durante la drammatica resistenza ai “soldati blu” (i soldati americani). Attraverso la sua storia, l’autore porta il lettore alla scoperta dei rituali, della caccia, delle feste, le storie raccontate attorno al fuoco, la preparazione spirituale per la guerra e la fatica dei lunghi spostamenti, tutti elementi volti a svelare l’umanità, la ricchezza e la dignità della cultura Lakota. Il protagonista, nel corso del racconto, si distingue per coraggio e abilità nella caccia e in battaglia, ma deve anche affrontare fallimenti personali e lutti dolorosi. Oltre a lui, sono delineati anche altri personaggi funzionali alla narrazione come “Aquila chiazzata”, il fratello che incarna rivalità fraterna e complicità, i “soldati blu”, impersonali e descritti con un certo distacco, come ingranaggi di un sistema più grande di loro, o le figure femminili che, seppur marginali, offrono uno spunto per riflettere sul ruolo delle donne in una cultura che richiamerebbe quella “patriarcale”, non priva però di rispetto per la maternità e la famiglia.
Storia di un Guerriero Lakota: un po’ di trama
A partire dal Trattato di Horse Creek del 1851, il protagonista, attraverso un sogno presagisce l’arrivo di morte e devastazione, che lo tormenta e lo prepara alla lotta. L’avanzare dei pionieri verso i territori sacri dei Lakota porta con sé le prime tensioni che esploderanno quando una vacca, appartenente ad un colono bianco, finisce nel campo dei Lakota e viene uccisa da un guerriero. Sarà questo l’episodio che darà inizio ad una serie di altri scontri, sempre più violenti tra guerrieri Lakota e soldati statunitensi. Il protagonista partecipa ad una serie di battaglie contro i “soldati blu” difendendo le terre sacre e le mandrie di bisonti, ormai decimate. A questo punto i capi delle tribù si trovano a dover prendere delle decisioni difficili: accettare trattati svantaggiosi o continuare una guerra disperata. Il protagonista, fedele alla mentalità tipica del suo popolo, sceglie la strada dell’onore.
Storia di un guerriero Lakota di Luca Allisio: dimensione narrativa
La dimensione narrativa che ruota intorno al protagonista Cavallo-Selvaggio è certamente suggestiva: la visione onirica del guerriero, con la montagna di teschi di bisonte e l’incontro con l’uomo dal volto scheletrico, è un’importante metafora della devastazione che porta l’uomo bianco e mostra anche la dicotomia tra due mondi inconciliabili: quello dei Lakota, spirituale, comunitario e legato alla natura, e quello dei coloni, individualisti, materialisti e determinati a dominare e sfruttare la terra. Le scene d’azione, come le battaglie contro i “soldati blu”, sono raccontate in modo crudo e realistico, senza smussare la violenza, mentre le scene delle cerimonie sacre, dei momenti del quotidiano o dei sogni del protagonista regalano al romanzo un respiro spirituale, distinguendolo così dalle classiche narrazioni “western” e mantenendo un legame con un contesto reale che non lo fa scadere in una pura fiction romantica.
Conclusioni
Il lavoro di Luca Allisio per Storia di un Guerriero Lakota è certamente un contributo culturale prezioso, grazie soprattutto all’importante impegno messo nella ricostruzione storica ricca di dettagli, che non possono non appassionare i curiosi delle vicende storiche dei nativi americani; Allisio è riuscito a bilanciare il rigore documentario alla sensibilità narrativa, regalando un testo rispettoso dei fatti e insieme coinvolgente. L’opera, seppur dai tratti saggistici in alcuni momenti del racconto, affronta la complessità storica e culturale di un popolo che la narrativa occidentale ha spesso semplificato, attraverso il cinema, i fumetti e una certa letteratura, a partire dai dime novel. Il contributo di “restituzione” ad opera di Allisio è solido e appassionante, è riuscito a creare attraverso il suo Cavallo-Selvaggio un ponte emotivo tra lettore e vicenda storica, rendendo la lettura piacevole e invitando il lettore a riflettere sul passato, ma anche presente dei nativi, che esistono ancora e che tutt’oggi continuano a “resistere”.
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