Canzoni italiane anni ’80, 8 successi indimenticabili

Si può viaggiare nel tempo attraverso il potere evocativo della musica. Proponiamo un tuffo nel passato con una playlist di 8 canzoni italiane anni ’80 che hanno segnato un’epoca.

Un’immersione nata in un’apparentemente banale e piovosa serata di ottobre, alla riscoperta di melodie e ricordi indelebili.

Canzone Anni ’80 Artista e anno di uscita
Telefonami tra vent’anni Lucio Dalla (1981)
Maledetta primavera Loretta Goggi (1981)
Quanno chiove Pino Daniele (1980)
Bella d’estate Mango (1987)
Il tempo se ne va Adriano Celentano (1980)
Donne Zucchero (1985)
Non sono una signora Loredana Bertè (1982)
Cara ti amo Elio e le Storie Tese (1989)

“Telefonami tra vent’anni” di Lucio Dalla

Questo brano, tratto dall’album Dalla del 1980, è una promessa sospesa nel tempo. Telefonami tra vent’anni. Proprio così gli sussurrai. Mi piaceva un sacco prendere appuntamento col futuro. Ne sono trascorsi quasi quaranta e, sì, ci sono arrivata con i miei mezzi. A pezzi. Su una vecchia bicicletta da corsa. Con gli occhiali da sole, e il cuore nella borsa. Non penso lui abbia imparato il mio numero a memoria, non l’avrà nemmeno riscritto sulla pelle. Lucio, io mi fidavo di te e ti citavo al momento opportuno.

Alle porte dell’universo
Un telefono suona ogni sera
Sotto un cielo di tutte le stelle
Di un’inquietante primavera.

Era primavera. Inquietante, avevi ragione.

“Maledetta primavera” di Loretta Goggi

Per Loretta Goggi, in un brano presentato al Festival di Sanremo del 1981, è addirittura “maledetta”. Di lei non mi fido. La Goggi scambia il risveglio degli ormoni per quello delle farfalle, in questa stagione. Non mi sorprende che per innamorarsi, a lei, basti un’ora. Si fa presto a parlare di “Maledetta Primavera”, Lorè. Comunque, –Spietta che chiove, l’acqua te ‘nfonne e va, tanto l’aria s’adda cagnà. Te lo suggerisco in sottofondo di questo dolce arpeggio partito qualche minuto fa.

“Quanno chiove” di Pino Daniele

Una gemma tra le canzoni italiane anni ’80 donataci da Pino Daniele, contenuta nell’album Nero a metà del 1980. Appena venticinquenne, sembra raccontare la giornata di una prostituta, una ragazza che si sveglia al mattino, lavora e nun rire cchiù. La pioggia che alleggerisce l’aria e ripulisce le strade offre una sensazione di rinnovamento, la speranza di un futuro migliore. Un brano dal testo delicato, arricchito dal seducente fascino dell’assolo al sax di James Senese. Tornando a noi, Lorè, arriva sempre una nuova stagione.

“Bella d’estate” di Mango

Passa la primavera e passa l’estate. Maledetta come la primavera e maledetta come te, è maledetta pure lei, che ha portato via a Mango la bellezza di una storia raggiante, calda, intensa. Questo successo del 1987 porta la firma anche di Lucio Dalla per il testo. Il tempo non lascia a mani vuote solo te, Lorè. Mango, la sua “Bella d’estate” continua ad amarla nei ricordi, in autunno, mentre le onde di notte ancora s’infrangono sulla spiaggia. Continua ad amarla nella sua musica che ha dato al mondo una canzone tanto struggente quanto incantevole.

Che fretta c’era
se fa male solo a me?

Lorè, il tempo, come puoi vedere, non è sleale solo con te.

“Il tempo se ne va” di Adriano Celentano

Il tempo se ne va. Ne prende tragicamente coscienza un malinconico e apprensivo Adriano Celentano nel suo brano del 1980, dedicato alla figlia Rosita. Dinanzi a lei, quattordicenne o poco più, che indossa il vestito da sera nero della madre e, truccata, gioca a fare la donna. Ma il cantautore italiano capisce, quasi all’improvviso, che non è più solo un gioco.

Le calze a rete han preso già
il posto dei calzettoni.

Rosita Celentano cresceva e insieme alla sua adolescenza facevano il loro corso anche gli anni ’80. Passavano le Polaroid. Passavano le cassette. Passavano le cabine telefoniche. Passava il cubo di Rubik. Passavano i pattini con quattro ruote. Passava “Candy Candy”. Passava “Sandokan”. Passava “Happy Days”.

“Donne” di Zucchero

Donne alla moda
Donne controcorrente.

Cantava Zucchero Fornaciari, in quegli anni. Orecchini e bracciali dai colori sgargianti, fascette tra i capelli e fuseaux psichedelici erano un must. Il brano, presentato a Sanremo nel 1985, si classificò solamente al penultimo posto, ma è diventato un classico. Zucchero ritrae la figura della donna in tutta la sua essenza, descrivendone la forza, la fragilità, le leggerezze e anche la vanità.

“Non sono una signora” di Loredana Bertè

Una donna non è solo sogni, illusioni e attese. Ce lo urla Loredana Bertè con la sua carica ineguagliabile. Vincitrice del Festivalbar 1982, “Non sono una signora” è un brano nato dal sodalizio con Ivano Fossati. Esprime in tutta la sua lucentezza il carattere sguaiato e trasgressivo di quest’artista, continuamente in lotta con il mondo e i benpensanti del tempo. L’ascolto e mi sento meno sola. Si è fatto tardi. L’ultima e spengo. Forse.

“Cara ti amo” di Elio e le Storie Tese

Mi concedo un capolavoro di geniale ironia, tratto dal loro album d’esordio Elio Samaga Hukapan Kariyana Turu del 1989. In una nazione in cui i cantanti si trastullano sempre molto con cuoricini e amori, “Cara ti amo” di Elio e Le Storie Tese è una canzone goliardica, dal sottotitolo “Risvolti psicologici nei rapporti tra giovani uomini e giovani donne“, che mi fa sempre ridere di gusto. Scrosciante applauso.

Termina qui la trasferta nella musica anni ’80 italiana

Spengo. Stasera avevo bisogno di una grande folata di aria fresca e, col temporale in atto, non avrei potuto aprire la finestra. Accendere il condizionatore e spegnere le luci non sarebbe bastato. Avevo bisogno del mio iPod, di un paio di cuffie e della playlist di canzoni anni ’80. Non prenderò sonno facilmente, ma trascorrerò una notte stupenda tra i ricordi e la nostalgia dei tempi in cui viaggiavo in Panda e mi faceva sognare un bacio rubato.

Foto di cottonbro studio: https://www.pexels.com/it-it/foto/coppia-vintage-musica-suono-6874664/

Leggi anche: “Canzoni bellissime anni 2000” – “Musica anni ’90” – “10 canzoni belle ma dimenticate”“Musica anni ’70”

Articolo aggiornato il: 22/08/2024

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A proposito di Chiara D'Auria

Nata e cresciuta in Basilicata, si laurea in Filologia Moderna presso l’Università Federico II di Napoli. Scrive per abbattere barriere e scoperchiare un universo sottopelle abitato da anime e microcosmi contrastanti: dal borgo lucano scavato nella roccia di una montagna avvolta nel silenzio alle viuzze partenopee strette e caotiche, dove s'intravede il mare. Scrive per respirare a pieni polmoni.

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