Everything is in perspective: intervista ai Myownmine

Myownmine - Everything is in perspective

Ieri è uscito per la La Lumaca Dischi/Audioglobe “Everything is in perspective”, album d’esordio dei Myownmine (Francesco Parise, voce e sequenze, Yandro Estrada, batteria elettronica e piatti, Giuseppe Mazzuca, basso e Silvio Perri al basso in alcuni brani). Otto i brani: We Come From The Same Water, Shut The Door, Inside The Volcano, I Can Feel It In The Air, By My Side, My Heart In Your Stomach (What Else You Got), My Possession, Fell In. L’uscita dell’album sarà accompagnata da un trittico di videoclip, a partire da quello di Shut The Door. In occasione dell’uscita dell’album li abbiamo intervistati tramite Yandro.

Da dove nasce l’esperienza dei Myownmine?

Myownmine nasce dall’esperienza di Francesco Parise, più o meno attorno al 2012. Dopo un paio di anni abbiamo deciso di collaborare insieme, poi abbiamo iniziato ad inserire all’interno di questo progetto anche un basso (NdR: prima Silvio Perri, poi Giuseppe Mazzuca).

Il nome del gruppo, Myownmine, da dove viene?

Da un gioco di parole, sarebbe “il mio proprio me stesso”. Ci piaceva ed è un gioco di parole che è interessante, molto interpretativo, un po’ per dire “quello che sono io di me stesso”.

A proposito di nomi, da dove nasce il titolo dell’album, “Everything is in perspective”?

Nel disco vengono affrontate diverse tematiche a livello testuale, vengono affrontate non dal punto di vista “giovanile”. Ci sono molte canzoni che parlano anche d’amore, però non è una tematica trattata in maniera “classica”. Siamo tutti sui trent’anni, quindi c’è una visione introspettiva di quello di cui si parla, una visione non convenzionale di queste tematiche: ci piaceva l’idea che tutto quanto sia in prospettiva, anche la visione della musica.

Sempre a proposito delle tematiche dell’album, come mai l’amore, come tema principale dell’album?

Dipende, sono tutte esperienze personali. Non è un modo di affrontare l’amore come fanno magari i cantautori adesso, ci sono anche dei lati positivi, anche nelle mancanze. Bisogna parlare anche di un altro tipo di amore, anche del coraggio, anche dell’amore ossessionato. Visto in una prospettiva diversa è un sentimento che può accomunare delle persone.

Il tema dell’album sarebbero quindi le diverse sfaccettature dell’amore?

Non si parla soltanto di amore: si parla anche di viaggio, di presa di coscienza personale. Dentro l’amore ci sono tante cose, anche un’emancipazione personale, c’è un confronto con se stessi a seconda di quello che si vive: di voler lasciare qualcosa alle spalle o voler essere per forza ossessionati da qualcosa.

Come mai la scelta di farlo proprio in inglese?

In Italia si può proporre qualcosa di internazionale. Dobbiamo smettere di ragionare in maniera provinciale. Siamo l’unico Paese in Europa che non fa più progetti, anche indipendenti, che provano a guardare oltre i confini nazionali: fuori dall’Italia i cantautori, i gruppi che sono famosi qua, non li conosce nessuno. Pensiamo che con le nostre sonorità, che sono comunque pop, si possa pensare anche ad un discorso esterofilo.

Everything is in perspective – Intervista ai Myownmine

Quali sono le ispirazioni musicali dell’album?

Chi ascolta il disco avrà un rimando agli anni ‘80: Tears for Fears, Phil Collins. Si sente un’influenza della nuova scena R&B, un po’ Anderson Paak, un po’ Bruno Mars. Convivono due anime, quella “white” dovuta al songwriting anni ‘80 e un’anima “funky black”, l’R&B moderno.

Per i Myownmine quali sono i progetti per il futuro?

Provare ad infilarci in un mercato dove roba tipo la nostra ce n’è poca, non tanto per il genere ma per l’attitudine internazionale. Gli stilemi musicali, le scelte sonore, vengono chiaramente da un territorio di fuori. Ultimamente siamo diventati un po’ troppo provinciali come produzioni.

Quindi cosa ne pensate della musica italiana al momento, un po’ troppo provinciale?

Il problema secondo noi non è basato sugli artisti, è basato sulle scelte discografiche, si tende molto a produrre più o meno gli stessi stilemi musicali in serie. Noi non siamo contro il cantautorato, il problema è che c’è solo quello. In Italia abbiamo dei grandissimi musicisti che hanno delle ottime idee, che però non vengono ascoltate per paura di non vendere. La domanda è “Perché?”. Secondo me la musica fatta bene, con del criterio può essere sempre ascoltata, lo è sempre stata.

Francesco Di Nucci

Fonte immagine: foto di Arturo De Rose

A proposito di Francesco Di Nucci

Studente, appassionato di musica e libri.

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