Le peggiori cover musicali: le 5 più chiacchierate

5 peggiori cover musicali della storia

Nel vasto panorama musicale, esistono brani che hanno lasciato un’impronta indelebile, diventando colonne sonore di intere generazioni e resistendo alla prova del tempo. Alcuni di questi capolavori sono stati reinterpretati da altri artisti, dando vita a cover che, in alcuni casi, hanno raggiunto e persino superato il successo dell’originale. Tuttavia, non tutte le ciambelle riescono col buco, e alcune cover si sono rivelate dei veri e propri passi falsi. Ma quali sono le peggiori cover musicali della storia? In questo articolo ci concentreremo sulle peggiori cover musicali realizzate da artisti italiani.

Peggiori cover musicali: una classifica di rifacimenti italiani

Ecco una selezione di quelle che sono considerate tra le peggiori cover musicali di tutti i tempi, limitandoci ad artisti italiani.

Marco Masini – “E chi se ne frega” (Nothing Else Matters – Metallica)

Nel 2001, Marco Masini inserisce nel suo album “Uscita di sicurezza” una personale interpretazione di “Nothing Else Matters” dei Metallica, intitolandola “E chi se ne frega”. La scelta di tradurre e riarrangiare un classico dell’heavy metal in chiave pop non ha convinto molti fan, che hanno ritenuto la cover di Masini priva dell’intensità e della potenza dell’originale.

Simone Tomassini – “Non piangere mai” (Don’t Cry – Guns N’ Roses)

Dopo aver fatto da spalla a Vasco Rossi nel tour 2004/2005, Simone Tomassini pubblica nel 2006 l’album “Sesso gioia rock’n’roll”, che include “Non piangere mai”, una versione italiana di “Don’t Cry” dei Guns N’ Roses. Anche in questo caso, la cover non ha riscosso il favore del pubblico e della critica, venendo considerata una delle peggiori cover musicali italiane.

Nino D’Angelo – “Gesù Crì” (Let It Be – The Beatles)

Nel 1989, Nino D’Angelo partecipa a un programma televisivo in tributo ai Beatles, interpretando “Let It Be” in una versione napoletana intitolata “Gesù Crì”. La performance, definita da D’Angelo stesso come un “gioco”, è diventata un cult trash, ma anche un esempio di cover quantomeno discutibile. L’artista ha poi spiegato che l’ispirazione per il testo, che stravolge completamente l’originale, gli è venuta da un sogno in cui parlava con la madre defunta.

Vasco Rossi – “Ad ogni costo” (Creep – Radiohead)

Nel 2009, Vasco Rossi propone “Ad ogni costo”, una sua personale interpretazione di “Creep” dei Radiohead. Il testo, scritto da Vasco, non è una traduzione fedele dell’originale, ma una rilettura in chiave personale. La cover è stata eseguita dal vivo durante il tour europeo indoor di Vasco, ma non ha convinto appieno i fan della band inglese, finendo per essere ricordata come una delle peggiori cover musicali.

Mino Reitano – “Mino dove vai” (Basket Case – Green Day)

Nel 1995, Mino Reitano si cimenta in una cover di “Basket Case” dei Green Day, intitolandola “Mino dove vai”. La performance, avvenuta durante una puntata del Maurizio Costanzo Show, è diventata un esempio di cover mal riuscita. Il brano doveva far parte di un disco, mai pubblicato, a nome “Mino e Le Mine Vaganti”.

Perché queste cover sono considerate tra le peggiori?

Le cover elencate sono spesso criticate per diversi motivi: traduzioni non all’altezza, arrangiamenti che snaturano l’originale, interpretazioni vocali non convincenti o, in generale, un approccio che non rende giustizia al brano di partenza. In alcuni casi, come quello di Nino D’Angelo, la cover assume una connotazione ironica e trash, diventando un fenomeno cult a prescindere dalla qualità musicale.

Oltre le peggiori cover: quando le reinterpretazioni funzionano

Nonostante questi esempi di cover poco riuscite, è importante ricordare che esistono anche molte cover di grande successo, che hanno saputo reinterpretare in modo originale e creativo brani famosi, a volte superando persino l’originale in termini di popolarità e apprezzamento. La riuscita di una cover dipende da molti fattori, tra cui la qualità dell’arrangiamento, l’interpretazione dell’artista e la capacità di mantenere l’essenza del brano originale pur aggiungendo un tocco personale.

Fonte immagine: Pixabay

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