Sweetener di Ariana Grande | Recensione dell’album

Sweetener di Ariana Grande | Recensione dell'album

Sweetener, il quarto album della cantante di fama mondiale Ariana Grande uscito il 17 agosto 2018, è uno degli album più assurdi e illogici di Ariana. In altre parole, le tracce sembrano tutte un po’ in disordine e non legate da un filo logico, e non sembra che ci sia un focus in particolare. A partire dalla copertina capovolta, infatti, Ariana vuole dare un senso di subbuglio e confusione che probabilmente riflette il biennio 2017-2018, vissuto con particolare difficoltà dall’artista. È proprio questo senso di disordine che fa funzionare Sweetener, mostrandoci una versione di sé diversa da quella vista nei lavori precedenti e molto più vicina a quella ragazza dal carattere vivace ed energico che ha dimostrato di essere nelle interviste e su Twitter. 

Analizziamo più da vicino Sweetener di Ariana Grande:

La particolarità dell’album è che non contiene molte tracce scritte con l’intento di trasformarle in singoli di successo, ma il suo fascino risiede nel fatto che è un lavoro diretto dalla genuinità del suo cuore. Ariana non segue scrupolosamente le regole del pop come aveva fatto in Dangerous Woman, bensì la sua vena artistica, e per la prima volta abbiamo una sorprendente vulnerabilità che ci mostra il suo lato emotivo. La cantante, infatti, ha vissuto un anno molto difficile nel 2017 dopo l’attacco terroristico a Manchester durante il suo concerto, per questo non è difficile notare che tutte le canzoni sono avvolte da uno strato di nostalgia. 

La tracklist 

Questa malinconia pervade la tracklist; difatti in alcune canzoni sembra proprio che Ariana si stia convincendo di stare bene, anche quando non è così. Sembra quasi essere una costante in brani come: 

· No tears left to cry, una delle tracce più intime e coinvolgenti dell’album in cui la cantante sembra guardarsi allo specchio cantando tra le sue stesse lacrime. Ariana, però, non vuole autocommiserarsi: in

·The light is coming, attraverso speranzose parole in cui dice «The light is coming to give back everything the darkness stole»,  mostra il suo desiderio di voler rinascere e uscire da quel periodo buio che ha caratterizzato la sua vita. 

·God is a woman, interpretabile come un inno al femminismo, in cui Ariana ricorda a se stessa di cosa è capace: «And I can be all the things you told me not to be». È uno schiaffo morale a tutti coloro che hanno sempre cercato di fermarla dal brillare.

Tuttavia, Ariana sa essere sincera con sé stessa e ammettere di aver bisogno di tempo per elaborare il suo vissuto:

· Breathin è un inno di incoraggiamento e una sorta di promemoria per ricordarsi che non importa cosa accada, l’importante è fare un bel respiro e continuare a vivere a pieno la vita.

· Everytime, brano in cui l’artista canta di una relazione tossica avuta con un suo ex fidanzato e di come sappia che non è sano stare in relazioni di questo tipo.

·Better off incarna la consapevolezza che la cantante ha di voler restare da sola, perché a volte è meglio così, anche se risulta molto difficile.

·Successful è una canzone giocosa che parla di cosa significa avere successo quando si è molto giovani.

Le ultime tracce Get well soon, Pete davidson e Goodnight n go sono forse le più malinconiche e travolgenti e possono essere viste quasi come delle lettere che Ariana scrive a sé stessa.

Sweetener non è un lavoro pensato per sfornare singoli di successo, ma ogni canzone rappresenta un pezzo di vita di Ariana riflettendo pensieri e momenti della cantante in un momento molto buio. L’album è sicuramente uno dei migliori dell’artista fino ad oggi e, richiedendo un ascolto attento per il suo disordine, premia coloro che lo ascoltano dall’inizio alla fine. La scrittura disordinata e i sound non perfettamente coesi riflettono bene l’idea secondo cui la vita non è costantemente perfetta, ma anche dai momenti negativi è possibile trarre qualcosa di positivo e trasformare il buio in arte. 

Fonte immagine: copertina dell’album Sweetener di Spotify

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