Il visual kei è un genere musicale nato e sviluppatosi principalmente in Giappone a partire dagli anni ’80. È caratterizzato dall’uso, da parte dei membri dei gruppi, di make-up, vestiti elaborati, acconciature appariscenti e, spesso, da un aspetto androgino. Sebbene possa essere associato al glam rock occidentale, il vkei si è distinto come un genere a sé stante, con stili e idee propri. L’aspetto visivo, appunto, non è un’aggiunta, ma parte integrante e fondamentale dell’esibizione.
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Visual kei: storia e caratteristiche del genere musicale giapponese
Etimologia: Psychedelic Violence Crime of Visual Shock
Il nome deriva dall’unione delle parole visual e kei (in giapponese 系, stile), quindi “stile visivo”. La sua origine si deve a uno slogan degli X JAPAN, una delle band fondatrici del genere: “Psychedelic Violence Crime of Visual Shock”, presente sulla copertina del loro album BLUE BLOOD (1989). Fu il chitarrista hide a coniare il termine per sostituire l’etichetta okeshou kei (“stile del trucco”), ritenuta inconsistente. Il visual kei doveva scioccare e stregare al primo sguardo.
Storia del visual kei: dalle origini al successo
Agli albori, il vkei era un’espressione delle sub-culture underground in Giappone. Fra le maggiori band vi erano gli X JAPAN, i BUCK-TICK, i Dead End e i COLOR. Due case discografiche giocarono un ruolo fondamentale: la Extasy Records di Tōkyō, fondata da Yoshiki degli X JAPAN, e la Free-Will di Ōsaka, fondata da Dynamite Tommy dei COLOR. La Extasy Records contribuì all’ascesa di gruppi come i Luna Sea e i Glay. Dagli anni ’90 il successo crebbe in modo esponenziale, con album come Blue Blood che raggiunsero cifre da capogiro. In quegli anni nacquero altre band iconiche, tra cui i Malice Mizer, i Kuroyume e i Dir en grey.
La fine del decennio fu segnata da eventi tragici: nel 1997 hide degli X JAPAN morì in circostanze misteriose e nel 1999 Kami, batterista dei Malice Mizer, perse la vita a causa di un’emorragia cerebrale. Questi avvenimenti portarono allo scioglimento di entrambe le band e segnarono la fine della prima grande era del vkei.
Era del Visual Kei | Caratteristiche e band principali |
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Prima ondata (Anni ’80-’90) | Sonorità heavy metal e punk rock, look estremi e androgini. Band: X JAPAN, BUCK-TICK, Luna Sea, Malice Mizer |
Neo Visual Kei (Anni 2000-oggi) | Maggiore eterogeneità di stili (inclusione del pop), nascita di sottogeneri, look più curati e diversificati. Band: The Gazette, Dir en grey, Versailles |
Il Neo visual kei: dagli anni 2000 a oggi
La seconda ondata del genere iniziò con il nuovo millennio e si differenziò per una maggiore eterogeneità di stili. Le band cominciarono a sperimentare musicalità diverse, dal rock al pop, dando vita a nuovi sottogeneri. In questo periodo nacquero band come i The Gazette, gli Alice Nine e i Girugamesh. Emersero anche artisti solisti come Miyavi e Gackt, mentre Mana, ex chitarrista dei Malice Mizer, fondò i Moi dix Mois, diventando una figura di spicco della moda visual kei. Dal 2010 in poi, gruppi come i Versailles, i Matenrou Opera e i Nocturnal Bloodlust hanno continuato a portare avanti il genere, sebbene alcuni critici e musicisti della prima ondata sostengano che il movimento abbia perso parte della sua anima originaria.
I principali sottogeneri del visual kei
Con la sua evoluzione, il Visual Kei si è frammentato in diverse correnti stilistiche:
- Kote-kei: la “vecchia scuola” anni ’90, caratterizzata da un look estremo, uso di sangue finto e abiti vicini al gusto BDSM.
- Tanbi-ha: la “scuola estetica”, con melodie influenzate dalla musica classica e abiti ispirati alla moda barocca e rococò. Esempi: Kaya e i Versailles.
- Oshare-kei: uno stile più fresco e vivace, con abiti street-style e sonorità pop. Esempi: AN CAFE, SuG.
- Kote-osa: una fusione tra gli elementi dark del kote-kei e la musica pop dell’oshare. Esempi: Alice Nine.
- Angura-kei: deriva da “underground”. È una corrente nota per il carattere dissacrante e provocatorio, con un trucco che ricorda il kumadori del teatro kabuki.
Per approfondire la discografia di band iconiche è possibile consultare database come Discogs, mentre per scoprire le nuove uscite si possono seguire i canali ufficiali delle band, come quello dei The Gazette.
Immagine di copertina: Wikicommons
Articolo aggiornato il: 08/09/2025