Se l’è cercata: una mostra d’arte per sensibilizzare sulla violenza contro le donne

Se l'è cercata

Se l’è cercata, la nuova mostra d’arte alla Distilleria Culture District di Pomigliano d’Arco, presente anche lo scrittore De Giovanni

Se l’è cercata è il nome della nuova mostra artistica di Daniele Deriu, fotografo originario di Cagliari, presentata il giorno lunedì 15 novembre nella Sala delle Capriate della Distilleria Culture District del comune di Pomigliano d’Arco, in provincia di Napoli. Tale mostra, visitabile tutti i giorni dai cittadini, è la prima di una serie di iniziative volute dal comune per il 25 novembre, in occasione della Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Erano presenti all’inaugurazione della mostra il Sindaco Gianluca Del Mastro, l’Assessore alle Politiche sociali e al lavoro Salvatore Esposito, l’Assessore delle Politiche giovanili, Sport, Istruzione e Pari Opportunità Rosanna Genni, lo scrittore e sceneggiatore Maurizio De Giovanni (autore della serie di romanzi I Bastardi di Pizzofalcone e Il Commissario Ricciardi), la senatrice Valeria Valente, la dottoressa Giovanna Passariello del Comitato Ad Astra e la signora Filomena Lamberti, vittima di violenza. Il giornalista di Tgr Campania Giuseppe De Caro moderava il dibattito tra i vari protagonisti. 

Se l’è cercata, la città di Pomigliano d’Arco risponde al tema della violenza sulle donne

Il primo intervento per Se l’è cercata era stato quello del sindaco Del Mastro.

“[….] sono grato non soltanto personalmente a anche a tutta la giunta e consiglio comunale che sto rappresentando come amministrazione [….] Pomigliano è una citta che mostra la sua flessibilità tutti i giorni, in situazioni diverse, quando c’è una notizia forte, di risonanza nazionale, Pomigliano risponde con tutta la determinazione […] Vi devo dire, anzi confessare, io ricevo tantissime volte segnalazioni personali, dalle forze dell’ordine, spesso ci sono anche i trattamenti obbligatori che per questioni come la violenza sulle donne siamo costretti ad esercitare anche di notte […]”

In seguito il primo cittadino aveva introdotto il tema con un breve excursus storico-letterario sul tema della violenza contro le donne:

Mia moglie mi ricordava che nella storia le vestali romane erano delle donne che erano state in qualche modo maltrattate, subivano molto spesso violenza. Va beh! A Roma ce lo aspettiamo, si parla di 250 anni fa e più. Ricordavo la letteratura […] io ricordavo Verga, nel 1800. Giovanni Verga da una parte scriveva i Malavoglia, dove c’erano storie di donne messe al margine dalla società che venivano maltrattate […] Verga scriveva un racconto “La Lupa” […] cioè la donna-lupa. La donna che prende le redini in mano della propria vitae che dive “io voglio fare una vita diversa.” e da quella società viene messa ai margini. Ma li eravamo ancora al 1800. […] anche tutta la letteratura del Novecento italiano e poi anche tutta la cinematografia del novecento, cioè l’immaginario delle persone che fanno questo per lavoro, chi scrive di letteratura, chi scrive i testi, è il riflesso della società e si porta indietro quello che la società gli sta dando. Quindi noi nella storia della letteratura italiana, per tutto il Novecento, non facciamo altro che vedere donne maltrattate, significa che quelle persone che hanno scritto quelle cose riconoscono ancora fortemente una situazione grave ai danni del genere femminile […] Ricordavo che […] era venuta a presentare il libro Viola Ardone. Viola Ardone presentava il libro Olivia Denaro che è la storia di una ragazza degli anni Settanta scritta da una scrittrice contemporanea. Scusate ma non è sempre la storia di disparità, di privazione e di calpestamento ? Da una parte c’è il fratello, un uomo che fa la sua vita e va avanti, a cui è concesso tutto, dall’altra parte la povera Olivia non può fare nulla. Ad un certo punto la madre dice: “La donne sono come le brocche, chi le rompe le deve prendere!”. Quindi se ancora oggi chi scrive, chi ragiona, chi riflette, il pensiero, […], la filosofia, il pensiero, la letteratura, se ancora oggi sono costretti a sopportare questa situazione […]  perchè la società gli impone quel tipo di modelli che diventano modelli letterari.”

Lo scrittore Maurizio de Giovanni spiega il suo punto di vista dopo diversi incontri con i giovanissimi

Successivamente anche lo scrittore e sceneggiatore napoletano De Giovanni aveva espresso il proprio parere in una dichiarazione durante il dibattito:

La violenza sulle donne è un male endemico. Intervenire sui sintomi è necessario, salva la vita, a volte, di certe malattie prevedono l’intervento per curare questi sintomi, per risolvere l’intervento acuto. La crisi respiratorio, tipicamente, oppure il problema circolatorio, si supera la crisi e magari si dimentica di poter intervenire sul problema alla sua base. La malattia sociale sulla violenza sulle donne ha dei sintomi gravi, per esempio la disponibilità di armi. Io ogni tanto sento notizie di violenza sulle donne e sento dire “Le ha sparato con una pistola regolarmente detenuta”, “Le ha sparato con un fucile regolarmente detenuto.” Io mi chiedo come sia possibile che la società civile consenta la detenzione di armi facilmente. Io credo che un primo passo  dovrebbe essere un intervento sul rilascio del porto di armi molto radicale, molto forte e questo non si fa. Sento spesso dire che la persone che ha subito la violenza aveva denunciato stalking, aveva denunciato una violenza pregressa e ciò nonostante non si era fatto nulla che si impedisse il reiterarsi di questa violenza, questo è l’intervento sui sintomi. Spesso esistono denunce e sappiamo quanto sia difficile per una donna arrivare ad una denuncia perchè “Se io donna denuncio ciò, una violenza e non si può impedire immediatamente alla persone ha cha fatto la violenza in condizioni di non nuocere ulteriormente”. E’  il rischio di violenza è aumentato e aumenta esponenzialmente […].”

Il tema del discorso si era spostato dalla società alla  “cultura dei giovanissimi” in merito alle relazioni affettive:

Io […] vado nelle scuole, [….], sento dire da ragazze, da adolescenti “Non posso andare alla gita scolastica perchè il mio fidanzato non vuole”, “Io non posso vestirmi in questo modo perchè il mio ragazzo non vuole.” […] Questo implica l’intervento sull’eziologia della malattia, che è la cultura, è la cultura. […] accettare un certo tipo di prevaricazione, accettare un certo tipo di costrizione, accettare un certo tipo indicazione da parte di una persona che non è proprietaria di niente e di nessuno è la prima mancanza della cultura giusta per combattere la violenza sulle donne […] Finchè uno non dice che una ragazza di quattordici anni deve andare alla gita scolastica proprio perchè il fidanzato non vuole. Noi non combatteremo mai “questa cultura”; io posso credermi proprietario di qualcuno se qualcuno mi farebbe credere che io sia il suo proprietario. Questa è la prima cruciale determinazione. Nel momento in cui un uomo manifesta questa tendenza, la donna si deve ribellare, innanzitutto lo deve dire, che possa intervenire genitori, amici e forze dell’ordine, che possa intervenire tutto il comprato sociale. Accettare silenziosamente questo significa portare necessariamente a questo concetto di proprietà.”

Fonte immagine di copertina per Se l’è cercata: Salvatore Iaconis per Eroica Fenice

A proposito di Salvatore Iaconis

Laureato in Filologia moderna presso l'Università Federico II di Napoli il 23 febbraio 2024 e iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 25 gennaio 2021. Sono cresciuto con i programmi educativi di Piero e Alberto Angela, i quali mi hanno trasmesso l'amore per il sapere, e tra le mie passioni ci sono la letteratura, la storia, il cinema, la filosofia e il teatro assieme alle altre espressioni artistiche.

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