L’arte orafa a Napoli: tra storia e tradizione

L’arte orafa a Napoli, oltre ad essere una delle espressioni identitarie più antiche della città, rappresenta soprattutto una delle eccellenze artigianali e culturali più preziose del Sud Italia. Le sue radici affondano in un passato antico che riporta ai tempi dei greci e dei romani, fino ad innestarsi, nel corso dei secoli, alle influenze normanne, spagnole, arabe, arricchendosi di tecniche, stili e creatività sempre rinnovati. Ancora oggi Napoli vanta la custodia di questa preziosa arte che continua a rinnovarsi sia nelle botteghe storiche che nei laboratori contemporanei con artigiani che sanno rimestare con la consueta eleganza il sapere antico e il design moderno.

L’arte orafa a Napoli: un po’ di storia delle origini

Le origini dell’arte orafa napoletana sono antichissima e si fanno risalire all’epoca greca e romana: sono infatti le necropoli di Cuma, Pozzuoli e Pompei ad averci riportato delle splendide testimonianze della produzione e lavorazione di raffinati gioielli, e testimoniano anche lo scambio di questi oggetti preziosi. Già allora le tecniche di lavorazione erano impegnative e articolate: la fattura degli oggetti infatti dimostra l’utilizzo e la padronanza sorprendente di tecniche di fusione, filigrana, granulazione e incisione. Nel Medioevo l’arte orafa si sviluppò sotto l’influenza bizantina e araba, soprattutto durante il Ducato di Napoli, e poi con i Normanni e gli Svevi. A partire dal Rinascimento e durante il periodo barocco, Napoli divenne un centro artistico di rilevanza internazionale anche nel campo dell’oreficeria, favorita dalla presenza della corte vicereale spagnola e dalla Chiesa, che richiedeva oggetti liturgici e reliquiari in metalli preziosi.

L’arte orafa a Napoli nel ‘900, tra ricostruzione e quartieri d’oro

Durante le due Guerre Mondiali l’artigianato orafo a Napoli, come molte altre attività di quel periodo, subirono una importante battuta d’arresto, eppure a partire dal secondo dopoguerra l’arte orafa napoletana si riprese con grande rapidità, scandita dall’apertura di numerose botteghe nei quartieri storici della città, mossi dal desiderio di ricostruzione e riscatto. In particolare l’area tra Via Duomo e Corso Umberto I, che già dal Medioevo era attiva e ricca di botteghe,  fu ribattezzata “il Borgo degli orefici”, ma oggi più comunemente conosciuta come “gli orefici: lì botteghe e laboratori specializzati nella lavorazione di oro, argento e pietre preziose iniziarono a moltiplicarsi e, grazie alle “famiglie di orafi” si riuscì a mantenere unita tradizione e innovazione. Molte di queste diventarono dei marchi importanti e riconosciuti come quelle di De Simone e Vincenzo Ferrigno, altri invece “migrarono” verso altri quartieri come “Orfèvres” che da “gli orefici” si spostò nella più “sofisticata” Via dei Mille (dove tutt’oggi è ancora in attività). Oggi ne “gli orefici” è possibile trovare anche la Scuola Orafa Napoletana, che forma nuove generazioni di artigiani, con corsi che uniscono teoria, pratica e innovazione tecnologica. Altre zone di interesse orafo sono San Gregorio Armeno ma anche Chiaia, ricca di negozi di gioielleria di alto livello e dove è possibile ammirare i lavori degli orafi più rinomati della città. La capacità di laboratori e piccole botteghe di resistere nel tempo è ammirevole: sopravvivere alla produzione standardizzata e di massa è stato certamente un compito arduo ma, adottando strumenti certamente più moderni eppure rimanendo fedeli ad un tipo di produzione più esclusiva, sono oggi diventati un punto di riferimento non solo per la realtà napoletana e la nuova generazione orafa, ma anche per tutto il panorama italiano.

L’oreficeria napoletana: simbolismo e tecnica

Una caratteristica distintiva dell’arte orafa napoletana è la sua capacità di fondere tecnica e simbolismo. I gioielli non sono mai semplici oggetti decorativi, ma portano con sé significati profondi, spesso legati alla religiosità popolare, alla superstizione o alla celebrazione di eventi familiari. È il caso del celebre “cornicello” napoletano, amuleto portafortuna, spesso realizzato in oro o in corallo, che ancora oggi rappresenta un simbolo forte della tradizione partenopea ed è un oggetto di grande fruizione anche della platea turistica. Anche oggetti come il “cuore sacro”, la “mano a fico” e le “medaglie dei santi” rappresentano questo stretto e indissolubile legame tra arte, religione e folklore. 

L’arte orafa oggi: tra tradizione, design e turismo

Oggi molti giovani si affacciano a questa forma di artigianato anche perché riescono a leggerne il lato artistico, quindi un canale per esprimere la propria creatività. Il connubio che quindi si è creato tra artigiani, artisti, designer e scuole specializzate, ha reso la scena napoletana molto più vivace e accattivante rinforzando anche  il concetto tutto nuovo di “gioiello narrativo”, ovvero un tipo di lavorazione che è capace di raccontare storie, emozioni e radici culturali. L’intervento poi delle nuove tecnologie, come la modellazione 3D e la stampa in cera per la fusione a cera persa, permettono di affiancare la creatività del disegno artigianale a processi più rapidi e precisi, pur mantenendo l’anima manuale del prodotto finale. Anche il turismo culturale si sta rinvigorendo: molte botteghe oggi offrono la possibilità di vivere un’esperienza immersiva, dove i visitatori possono vedere da vicino gli artigiani all’opera o addirittura possono partecipare a workshop che gli permettono di creare il proprio pezzo.

L’arte orafa a Napoli: conclusione

L’arte orafa napoletana è un patrimonio culturale e materiale di straordinaria importanza su vari livelli: come tutte le espressioni artistiche partenopee, anche l’oreficeria conserva in sé la tradizione, la voce del popolo, l’eleganza e l’inventiva, tutte assolutamente distintive. I suoi maestri del passato, come Luigi Scialanga e Vincenzo d’Angelo, hanno tracciato un solco che oggi continua ad essere percorso da nuove generazioni di orafi-artisti. Nei vicoli de “gli orefici”, tra le botteghe di San Gregorio Armeno o nei negozi di Chiaia, Napoli continua a brillare di oro e creatività, facendo dell’arte orafa partenopea un esempio luminoso di come la tradizione, se ben custodita e reinventata, possa essere la chiave per un futuro ancora ricco di arte rinnovata e di tanta bellezza.

Fonte immagine: Pixabay (https://pixabay.com/it/users/danielkirsch-4218687/)

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