Domenica 12 gennaio, Heart of the city ci ha proposto una mattinata sorprendente in giro per le scale del Petraio di Napoli, che si arrampicano su un vero e proprio borgo nascosto, fatto di bassi, strette viuzze, archi, piazzette, piante, fiori, vigneti, agrumeti, eleganti palazzi in stile liberty, con le caratteristiche “edicole” – simbolo della devozione religiosa degli abitanti del posto – e caratterizzato da panorami mozzafiato, lontano dal caos della città, senza auto, il tutto avvolto da una calma struggente. La guida ci ha accompagnati poi a Casa Tolentino per visitare il monastero seicentesco di San Nicola da Tolentino, ai piedi della collina di San Martino, dove ci è stato concesso di rifocillarci con un aperitivo all’aria aperta, immersi nel verde.
L’agenzia di promozione turistica del territorio campano Heart of the city è riuscita ancora una volta a raggiungere il suo scopo, che è quello di regalare ai presenti un’esperienza di viaggio fuori dal comune, “sensoriale”, di quelle che il mondo te lo fanno “sentire”, più che vedere.
Ripercorreremo con voi il nostro viaggio insieme a Heart of the ciry.
Vi consigliam scarpe comode.
Le scale del Petraio: cinquecento gradini circa, un corrimano centrale e mille culure
Napoli è una città perfetta se si vuole trascorrere la domenica mattina circondati di bellezza. Non a caso eravamo in tanti presenti all’appuntamento all’uscita della stazione Morghen, situata nell’omonima via e facilmente raggiungibile con la funicolare di Montesanto o con la linea L1 della metropolitana (fermata Vanvitelli). Tutti riuniti intorno a una bandierina gialla con un cuore rosso in mezzo (il logo di Heart of the city), tutti accomunati dalla passione per questa città che non vuole finire mai di stupirci e tutti vogliosi di godere della sua spudorata bellezza, abbiamo imboccato Via Annibale Caccavello e, girando a sinistra, ci siamo praticamente librati nell’universo e abbiamo raggiunto stazioni intergalattiche e varchi spazio temporali che ci hanno condotto in paradiso.
Esageriamo? Vi assicuriamo di no.
Le scale del Petraio un tempo univano la parte bassa della città(il mare) con la zona collinare. I gradini prendono il nome dalla natura pietrosa del territorio sul quale furono edificati per raccogliere l’acqua che da qui iniziava il suo percorso in discesa.
Passo dopo passo, il Golfo di Napoli si lascia ammirare nelle spaccature tra una casa e l’altra, catturando col suo rumore l’attenzione di chi lo guarda, come farebbe il richiamo di un amante, uno di quelli dominatori, tirannici, che sguinzagliano brividi addestrati a percorrerti la schiena. Inizialmente ti accarezzano, ma poi ti travolgono fino a calpestarti e a piegarti in due.
Chi tene ‘o mare ‘o sape ca è fesso e cuntento. Lui non dà mai risposte e sicurezze a chi gli fa domande, in punta di piedi, sulla sponda. Chi tene ‘o mare ‘ossaje porta ‘na croce. S’illude di avere tutto, s’inganna, come se fosse marchiato da una sorta di peccato originale da espiare. Si può, per caso, arginare il mare? No. Chi tene o’ mare, ‘o ssaje, nun tene niente, cantava Pinuccio.
Io non sono campana, non sono di Napoli, ma non riesco a spazzolare via dal cuore questa città così vergognosamente bella e, di domenica mattina, me ne vado in giro a sniffare o rraù, il profumo domenicale di questo maledetto Sud che è calore e luce e bellezza, e mi fondo con le chiacchiere e le risate provenienti dai bassi, e guardo oʼmar, e ogni miei due o tre passi, nella crepa della strada, spunta un fiore.
Ringrazio Heart of the city per ogni singola emozione.
Fonte immagine: Chiara D’Auria