Napoli, Horror Tour in centro con la De Rebus Neapolis

Napoli, Horror Tour

L’associazione De Rebus Neapolis ha condotto Eroica Fenice nel centro storico di Napoli promuovendo l’Horror Tour: il meglio dell’horror in un giorno, praticamente quattro tour in uno. Si è trattato di un suggestivo itinerario alla scoperta del lato più oscuro di Napoli, in cui si sono scrutate le tenebre attraverso una serie di racconti raccapriccianti – a cavallo tra storia e leggenda – di un esperto di occulto.
Abbiamo visitato dieci luoghi reali e misterici, dall’indiscusso fascino: il Demone e la guglia, lo Spettro della Basilica, il palazzo delle teste tagliate, il quadro del fantasma e il Principe Nero, i templi dei Demoni, la chiesa dell’oltretomba, o’ Munaciello anima dannata, il Male in persona, le streghe e il Saba, la statua alchemica.

Horror Tour a Napoli, città di luci ed ombre

«Quelli come te, che hanno due sangui diversi nelle vene, non trovano mai riposo né contentezza; e mentre sono là, vorrebbero trovarsi qua, e appena tornati qua, subito hanno voglia di scappar via. Tu te ne andrai da un luogo all’altro, come se fuggissi di prigione, o corressi in cerca di qualcuno; ma in realtà inseguirai soltanto le sorti diverse che si mischiano nel tuo sangue, perché il tuo sangue è come un animale doppio, è come un cavallo grifone, come una sirena. E potrai anche trovare qualche compagnia di tuo gusto, fra tanta gente che s’incontra al mondo; però, molto spesso, te ne starai solo. Un sangue-misto di rado si trova contento in compagnia: c’è sempre qualcosa che gli fa ombra, ma in realtà è lui che si fa ombra da se stesso, come il ladro e il tesoro, che si fanno ombra uno con l’altro

Chiunque ami Napoli può ritrovarsi nella citazione della Morante, perché chiunque ami questa città si sente esattamente come Lei, divisa tra luci ed ombre.
Non è un caso: all’incrocio di Via Nilo e Spaccanapoli, nell’area dove sorge la statua di epoca greco-romana del Dio Nilo (conosciuta anche come il Corpo di Napoli), gli alessandrini edificarono un tempio dedicato al culto di Iside, dea egizia, simbolo femminile per eccellenza, principio lunare, signora dei vivi e dei morti. Neapolis divenne da allora depositaria di dottrine segrete, evolvendosi nell’unico luogo in Europa dove tali misteri sono stati diffusi e custoditi fino ai giorni nostri.

Una schiera di figure magiche, misteriose, presenze oscure o benevoli popolano la nostra Partenope, dove ci si può imbattere nella figura dello spiritello irrequieto e beffardo che fa sparire gli oggetti, disturba il sonno del malcapitato e talvolta aiuta il bisognoso, O’ Munaciello, ma anche in quella del fantasma della bella ‘Mbriana, che protegge la casa e i suoi abitanti dalle paure e dalla precarietà dell’esistenza. In una nota canzone, Pino Daniele dice di averla vista “dint’ ‘o scuro e chi me vede”.
I luoghi considerati esoterici a Napoli sono tanti tra palazzi, chiese e piazze, dove si confondono religione e superstizione, riti pagani e tradizioni alchemiche. Non solo. Napoli ha un volto maledetto e oscuro, “horror” potranno dire, che prende le sembianze di Madama Morte che, ogni giorno all’imbrunire, sorge al centro di Piazza del Gesù di fronte al bugnato, se si osserva da dietro l’Obelisco dell’Immacolata col suo velo increspato.
Si dice che se si fissa attentamente di spalle il velo che avvolge il capo della Vergine, questo appare come un volto stilizzato con lo sguardo fisso verso il basso e, secondo la leggenda raffigurerebbe la Morte in persona, con tanto di mantello e falce in mano. La nostra Vergine Maria dell’obelisco è fatta di rame, che col tempo si è ossidato ed è diventato azzurro-verde, guarda caso, lo stesso colore della Santa Muerte risolutrice dei problemi di lavoro!

A pochi passi da qui, nel chiostro di Santa Chiara, si aggirerebbe nel giorno dell’anniversario della sua morte la figura diafana della regina Giovanna D’Angiò, soffocata con dei cuscini nella camera da letto. Il suo fantasma, dallo sguardo mortale, apparirebbe oggi inquieto e con espressione terrificante per urlare disperato tra le arcate del complesso monumentale.
Percorrendo la strada che da Piazza del Gesù Nuovo attraversa Piazza San Domenico di notte, si dice sia possibile udire strane voci che animano l’antico palazzo Petrucci, dove si presume siano ancora sepolte le teste decapitate di alcuni uomini condannati per alto tradimento alla corona, insieme allo spirito del Petrucci, l’uomo che volle consolidare la sua posizione sociale ad ogni costo.
Nella stessa piazza, in vesti succinte e con i capelli mossi dalla brezza, si aggira afflitta anche Maria d’Avalos, vittima di uno dei più efferati delitti d’onore che la tradizione napoletana ancora ricordi, insieme al suo amante, il duca D’Andria Fabrizio Carafa, per mano del marito di lei, il madrigalista Carlo Gesualdo, consumatosi durante la notte del 18 ottobre 1590, nel Palazzo Sansevero. Il fantasma di Maria appare nello stesso luogo in cui Carlo Gesualdo fece esporre i cadaveri degli adulterini, nudi e sanguinanti.
E che non vi venga mai in mente di passare dinanzi alla Cappella Sansevero nelle notti di Pasqua e Natale, se non volete rischiare un infarto! Si racconta che nei vicoli circostanti si riversi un forte odore di incenso, e si sentano le note di un organo. C’è chi dice di aver sentito passi di stivali, lenti e cadenzati, o il rumore della carrozza del principe Raimondo de Sangro – chimico, filosofo e alchimista del 700 – nelle notti di luna piena. Non che ci creda, ma…

Per dirla proprio tutta, secondo un’antica leggenda legata alle sacerdotesse della dea Diana che furono bollate di stregoneria, pare inoltre che a Napoli vivesse il diavolo in persona. Egli tutte le notti, travestito da enorme maiale, si aggirava nei pressi del luogo che oggi è occupato dalla chiesa di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta in Via Tribunali, per spaventare col suo diabolico grugnito i passanti.
Sul decumano superiore sorge anche il mirabile gioiello seicentesco delle Anime del Purgatorio ad Arco – così chiamato per la presenza di un arco posto all’incrocio tra via Tribunali, via Nilo e via Atri – detta anche “chiesa delle capuzzelle” o “chiesa d’e cape e’morte” , sorta per desiderio di una congregazione nobiliare laica nel 1604. Si tratta del posto principale dove si concentra il culto delle anime pezzentelle: i teschi venivano adottati e curati dal popolo con preghiere e devozione per ottenere benedizioni. La chiesa è strutturata su de livelli, quella superiore rappresenta il mondo dei vivi, e quella inferiore quello dei morti. Perché Napoli è così, in bilico tra luci ed ombre, strati vecchi e strati nuovi, strati beati e strati horror, buono e malamente.

Grazie all’associazione De Rebus Neapolis, che ci ha accompagnati in un vero e proprio percorso spettrale, di quelli che assomigliano a un film dell’Horror, all’insegna delle storie del passato che si respirano ancora oggi tra i vicoli oscuri partenopei.

Immagine in evidenza: De Rebus Neapolis, facebook

A proposito di Chiara D'Auria

Nata e cresciuta in Basilicata, si laurea in Filologia Moderna presso l’Università Federico II di Napoli. Scrive per abbattere barriere e scoperchiare un universo sottopelle abitato da anime e microcosmi contrastanti: dal borgo lucano scavato nella roccia di una montagna avvolta nel silenzio alle viuzze partenopee strette e caotiche, dove s'intravede il mare. Scrive per respirare a pieni polmoni.

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