La colonizzazione delle Americhe ha rappresentato un vero e proprio genocidio dei nativi americani.
La conquista, o colonizzazione, delle Americhe è stata per secoli interpretata come un successo per il genere umano. Questa narrazione, però, è stata oggetto di una profonda revisione critica. Tra le tante inaccuratezze storiche, la conquista delle Americhe occupa certamente una posizione di primo piano. Si tratta, infatti, di un genocidio dei nativi americani, i cui crimini non solo sono stati a lungo ignorati ma, in alcuni casi, trasformati in atti da glorificare.
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“Scoperta” o invasione? Il contesto demografico
È storicamente incorretto parlare di “scoperta”, perché quando Cristoforo Colombo sbarca nelle Antille il 12 ottobre del 1492, i territori erano già densamente popolati. Le stime sulla popolazione precolombiana variano, ma molti studiosi parlano di una cifra compresa tra i 50 e i 100 milioni di nativi americani (anche definiti indiani d’america o indios). La narrazione della scoperta è stata a lungo sostenuta da celebrazioni solenni, come il Columbus Day, una ricorrenza che negli Stati Uniti è festa nazionale ma è oggi al centro di forti controversie, con molte città che hanno scelto di sostituirla con l’Indigenous Peoples’ Day (Giornata dei Popoli Indigeni).
Recentemente, la storiografia ha fatto luce sulla vera natura della conquista delle Americhe, che rappresenta una delle pagine più gravi e nere nella storia della civiltà occidentale.
Il dibattito sul termine genocidio
Il termine “genocidio” è definito dalla Convenzione delle Nazioni Unite del 1948 come atti commessi “con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso”. Applicato al contesto americano, descrive non solo la violenza diretta, ma anche la distruzione sistematica delle condizioni di vita dei popoli nativi. Lo storico David E. Stannard, nel suo libro “American Holocaust”, sostiene che lo sterminio fu il più grande atto di genocidio nella storia dell’umanità. Sebbene alcuni storici dibattano sull’intenzionalità iniziale, specialmente riguardo alle malattie, il risultato fu un crollo demografico senza precedenti, che per l’enciclopedia Treccani portò la popolazione indigena a circa 6 milioni all’inizio del XX secolo.
Le cause dello sterminio dei nativi americani
Quando, nel primo ventennio del 500, i conquistadores spagnoli raggiunsero il continente, portarono con sé armi, sfruttamento e malattie infettive. Quest’ultimo fattore fu devastante. Patologie come vaiolo, varicella, influenza, peste e morbillo, sconosciute nel Nuovo Mondo, sterminarono intere popolazioni che non avevano alcuna difesa immunitaria. Se inizialmente la trasmissione avvenne in modo inconsapevole, divenne ben presto un’arma biologica usata deliberatamente. Durante il genocidio dei nativi americani, i conquistatori ridussero inoltre in schiavitù gli indigeni, obbligandoli a lavori forzati nelle miniere, nelle fabbriche di tessitura e nei latifondi. La colonizzazione delle Americhe divenne il teatro di lavori massacranti, con turni che potevano durare anche 20 ore al giorno, basati sull’idea che gli indigeni fossero esseri inferiori.
Fattore del crollo demografico | Descrizione e impatto |
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Shock pandemico | L’introduzione di vaiolo, morbillo e influenza causò una mortalità di massa, che in alcune aree raggiunse il 90% della popolazione. |
Violenza e guerre | Conflitti armati, massacri e repressioni violente contro le popolazioni che si opponevano alla conquista. |
Lavoro forzato e schiavitù | Sfruttamento disumano nelle miniere (come quelle di Potosí) e nelle piantagioni, con condizioni di vita e lavoro letali. |
Distruzione socio-culturale (etnocidio) | Sradicamento delle culture, imposizione della religione, distruzione dei sistemi sociali e alimentari, che portarono a carestie e disperazione. |
Dall’olocausto americano alla politica razziale nazista
Alcuni storici hanno utilizzato il termine “olocausto americano” per riferirsi al genocidio dei nativi americani. Lo studioso John Toland ha persino affermato che le tecniche di sterminio e segregazione attuate dagli europei, e successivamente dagli americani con il sistema delle riserve, furono un punto di riferimento per la politica razziale nella Germania nazista durante l’olocausto attuato da Adolf Hitler. In sostanza, i conquistatori europei crearono un continente da sfruttare, estraendo argento e oro tramite la manodopera dei nativi ridotti in schiavitù ed esportando in Europa i prodotti agricoli ottenuti dalle monocolture.
L’Europa si arricchì, ma occorre sempre chiedersi: a quale costo umano?
Fonte immagine: Pixabay
Articolo aggiornato il: 18/09/2025