La tregua di Natale: quando il calcio fermò la guerra

La tregua di Natale: quando il calcio fermò la guerra

Era il lontano 25 dicembre 1914 e al fronte gli alleati combattevano contro le truppe tedesche. La guerra era iniziata da poco ma aveva già causato numerose morti, sia civili che militari. Il clima era di terrore. In quella giornata buia, però, si verificò un vero e proprio miracolo di Natale: i soldati deposero temporaneamente le armi per festeggiare con i rispettivi “nemici” la nascita di Gesù. Questo evento — dimostrazione tangibile della compassione umana — è passato alla storia con il nome di Tregua di Natale.

La Tregua di Natale: contesto storico

Nel luglio del 1914, dopo l’assassinio dell’Arciduca Francesco Ferdinando, scoppiò la Prima guerra mondiale. Il mondo si trovò improvvisamente diviso in due fazioni: da un lato, la Triplice Alleanza, di cui facevano parte Germania, Impero Austro-Ungarico, l’Impero Ottomano e in un primo momento l’Italia; dall’altro, la Triplice Intesa che comprendeva la Francia, il Regno Unito e la Russia. La Prima guerra mondiale fu un conflitto principalmente di trincea: i soldati erano costretti a vivere e a combattere in lunghi solchi nel terreno e ciò non solo rendeva la lotta stancante e disumana ma non permetteva neanche di guadagnare vantaggio sui nemici. In numero di vittime della Prima guerra mondiale fu un vero e proprio massacro, con più di 10 milioni di perdite tra civili e soldati. In questo clima di orrore, ebbe luogo uno degli eventi più incredibili della storia contemporanea.

Come si verificò la Tregua di Natale?

Durante il Natale del 1914, sul fronte occidentale, i soldati decisero di deporre le loro armi per trascorrere un giorno di pace, all’insegna dei doni e dell’amicizia. I primi episodi ebbero luogo durante la Vigilia, quando alcuni uomini tedeschi iniziarono ad addobbare le loro trincee con decorazioni e candele, canticchiando melodie natalizie. La Tregua di Natale si verificò soprattutto in Francia e Regno Unito, ma anche in alcune zone del Belgio. I soldati si scambiarono regali, cibo, acqua, tabacco, alcolici e berretti, convivendo in modo pacifico per più di 24 ore, a dimostrazione che è possibile trovare l’umanità anche belle circostanze più brutali. L’evento più strabiliante di questo momentaneo “armistizio” fu l’organizzazione di una partita di calcio nei pressi di Ypres, in cui le due fazioni — tedeschi e inglesi — si sfidarono amichevolmente. In palio non c’era niente, né una coppa, né un premio. Non esisteva un arbitro né delle regole ufficiali: fu una semplice partita tra essere umani, per celebrare il giorno di Natale. Le palle erano improvvisate con pezze e stracci, così come le porte, il cui confine veniva delimitato con oggetti casuali. La cosa più straordinaria di questa partita è che nessuno giocava per prevalere sull’altro, non c’era astio o cattiveria tra di loro, solo sano divertimento. La testimonianza di questo evento meraviglioso, riportata dal New York Times, fu raccontata da un medico della Rifle Brigade. Secondo la sua versione, a vincere tra gli alleati e i tedeschi, furono i secondi, con il risultato di 2 a 3. 

Come venne accolta la Tregua di Natale dall’opinione pubblica?

Prima che la notizia della pace natalizia diventasse di dominio pubblico, passò qualche giorno. A ridosso di Capodanno iniziarono a diffondersi i primi articoli. Se in Inghilterra la notizia venne presa tutto sommato bene, non si poté dire lo stesso della Germania, che criticò aspramente la decisione di alcuni soldati di non combattere. La Francia invece optò per censurare qualsiasi notizia riguardasse la tregua, al fine di non dividere l’opinione pubblica. Le uniche testimonianze francesi dell’evento furono le lettere scritte dai soldati ai familiari e i racconti orali dei feriti. L’Italia, che al tempo non era ancora entrata in guerra, si limitò a raccontare l’evento in alcuni trafiletti sui giornali nazionali, senza esporre la propria opinione.

Il centenario della Tregua di Natale e la celebrazione della UEFA

Nel 2014, dopo cent’anni dalla famosa partita di calcio della Tregua di Natale, la UEFA ha deciso di ricordare gli eventi accaduti a Ypres con una statua. L’opera, realizzata in bronzo e pietra, raffigura due soldati che si stringono la mano, ai loro piedi un pallone da calcio. Il messaggio è chiaro e diretto: in un momento disumano, di terrore, di morte, di fame e di dolore, il calcio — che proprio in quel periodo aveva iniziato a diffondersi in Europa — giocò un ruolo fondamentale per ristabilire, anche solo momentaneamente, la pace. Lo sport ha unito, unisce e unirà le persone, sempre.

Fonte immagine: Pixabay

Altri articoli da non perdere
Tela di Penelope: l’inganno al servizio dell’amore
Tela di Penelope: l'inganno al servizio dell'amore

La tela di Penelope è una delle storie più affascinanti e simboliche dell'Odissea, il poema epico attribuito a Omero. Questo Scopri di più

Quartieri da visitare a Salonicco: 3 da conoscere
quartieri a salonicco

Salonicco, la seconda città più grande della Grecia dopo Atene, è una meta turistica sempre più popolare, apprezzata per la Scopri di più

Musei da visitare ad Arezzo: i 3 consigliati
Musei da visitare ad Arezzo: i 3 consigliati

Arezzo è una provincia toscana, conosciuta per essere stata uno dei più importanti centri della civiltà etrusca e per aver Scopri di più

Riprodurre un giardino zen: i 9 elementi fondamentali
riprodurre un giardino zen

I giardini zen sono luoghi deputati al raggiungimento di uno stato di relax e pace; per questo motivo, per riprodurne Scopri di più

Jólabókaflóð islandese: il Natale dei libri
Jólabókaflóð islandese: il Natale dei libri

Lo Jólabókaflóð islandese, che tradotto dall’islandese significa “inondazione di libri di Natale”, è una tradizione con radici profonde nella società Scopri di più

Perché la data della Pasqua cambia ogni anno?
Perché la data della Pasqua cambia ogni anno?

A differenza di altre ricorrenze, la Pasqua è una festa "mobile" che cade sempre in giorni diversi. La sua data, Scopri di più

A proposito di Maria Virginia Di Paolo

Vedi tutti gli articoli di Maria Virginia Di Paolo

Commenta