La Cina, per noi Occidentali, ha il duplice potere di apparire allo stesso tempo un esotico paese ricco di fascino e un enorme colosso industriale che a tratti incute un certo timore. Ci è capitato di trovarci in mezzo a discorsi riguardo il controllo che il governo esercita sulla sua popolazione, dando poca attenzione al “diritto alla privacy”. Ma sappiamo davvero come funziona questo diritto nel grande Paese?
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La legge sulla privacy in cina: la pipl a confronto con il gdpr
In Occidente è scontato pensare al diritto alla privacy come protezione di dati e informazioni personali. In Europa, il regolamento General Data Protection Regulation (GDPR) regola il trattamento dei dati personali. In Cina, nel 2021 è entrata in vigore la Personal Information Protection Law (PIPL). Sebbene la PIPL introduca regole per le aziende simili a quelle del GDPR, la situazione è differente: la legge non pone limiti significativi alle attività di sorveglianza condotte dal governo Cinese per ragioni di sicurezza nazionale, con lo scopo di evitare sommosse e proteste.
Il controllo statale: metodi e strumenti principali
Il governo Cinese detiene numerosi strumenti per monitorare i suoi cittadini. Questi sistemi sono spesso interconnessi per creare un quadro completo delle attività di ogni individuo.
Strumento di controllo | Descrizione e finalità |
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Great firewall (golden shield project) | Sistema di censura che blocca l’accesso a siti web e servizi online stranieri (google, facebook, netflix). |
Sorveglianza delle app (es. wechat) | Monitoraggio delle conversazioni e delle attività su app nazionali per individuare contenuti “sensibili”. |
Riconoscimento facciale (progetto skynet) | Vasta rete di telecamere a circuito chiuso usata per identificare persone di interesse e monitorare i movimenti. |
Sistema di credito sociale | Assegna un punteggio ai cittadini basato sul loro comportamento, influenzando l’accesso a servizi e opportunità. |
La censura del web: il great firewall
Uno dei principali metodi di supervisione è la Web Censorship, implementata tramite il “Great Firewall” (parte del più ampio “Golden Shield Project”). Questo sistema permette ai provider internet statali di limitare le connessioni, bloccando l’accesso a servizi come Google, Facebook, Twitter e Netflix, e di monitorare tutto il traffico. Anche l’uso di VPN è stato fortemente limitato; il governo è riuscito a bloccarne la maggior parte, sebbene alcune come ExpressVPN riescano ancora a operare con difficoltà. La Cina possiede un proprio ecosistema di servizi online esclusivi. L’applicazione di messaggistica più nota è WeChat, della società Tencent, che non è una semplice app di messaggistica: le autorità possono controllare le conversazioni tramite un sistema di scansione per messaggi ritenuti “sensibili”.
La sorveglianza fisica e l’eliminazione dell’anonimato
Un altro aspetto di rilievo è la sorveglianza fisica. Secondo numerosi report, come quelli pubblicati da Human Rights Watch, la Cina detiene il maggior numero di telecamere di sorveglianza al mondo, utilizzate per operazioni di riconoscimento facciale su larga scala attraverso sistemi come “Skynet”. Questo permette alle autorità di riconoscere l’identità di chiunque per strada. A questo si aggiunge il Sistema di Credito Sociale, un meccanismo che, come documentato da organizzazioni come Amnesty International, valuta i cittadini in base al loro comportamento, con conseguenze reali sull’accesso a prestiti, trasporti e opportunità lavorative. Infine, i cittadini cinesi non hanno la possibilità di registrarsi sui social media con nomi falsi, poiché al momento della registrazione vengono richiesti obbligatoriamente i veri nomi e numeri di telefono, rendendo impossibile ogni forma di anonimato.
Ad oggi, non molti sono a conoscenza di queste problematiche che coinvolgono i cittadini cinesi. La chiave per far sì che la situazione non peggiori è proprio fare chiarezza per sovrastare l’ignoranza nella quale i poteri forti cercano di farci cadere.
Fonte immagine: Pixabay
Articolo aggiornato il: 15/09/2025