Poesie in latino: le 5 più belle

Poesie in latino: le 5 più belle

La letteratura latina, al pari di quella greca, ci ha lasciato un’eredità di grandi autori i cui versi risuonano ancora oggi. Alcune poesie in latino sono rimaste particolarmente impresse nella memoria collettiva, grazie a temi universali come l’amore o a versi iconici che sono entrati nel linguaggio comune. Qui presentiamo cinque componimenti fondamentali, completi di testo originale e traduzione.

Le poesie latine più famose in sintesi

Poesia (verso iconico) Autore e tema principale
Carme 85 (Odi et amo) Gaio Valerio Catullo. Il tormento e la contraddizione dell’amore passionale.
Carme 5 (Vivamus, mea Lesbia) Gaio Valerio Catullo. Un inno alla vita e all’amore, da vivere intensamente.
Ode 1, 11 (Carpe diem) Quinto Orazio Flacco. Invito a cogliere l’attimo presente senza preoccuparsi del futuro.
Epigramma 1, 24 Marco Valerio Marziale. Satira pungente sull’ipocrisia dei falsi moralisti.
Elegia III, 13 (Tandem venit amor) Sulpicia. La gioia per l’arrivo di un amore corrisposto, espressa da una rara voce femminile.

Le 5 poesie in latino da conoscere

1. Gaio Valerio Catullo: Carme 85 (Odi et amo)

Tra le poesie in latino, la più celebre è senza dubbio il Carme 85 di Gaio Valerio Catullo (I secolo a.C.), parte del suo Liber. Catullo, esponente dei poetae novi, rivoluzionò la poesia parlando del suo amore tormentato per Lesbia. La forza di questo distico risiede nella sua capacità di esprimere un sentimento universale e contraddittorio in modo fulminante.

Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.

Traduzione:
Odio e amo. Forse chiedi come io faccia.
Non lo so, ma sento che accade e mi tormento.

2. Gaio Valerio Catullo: Carme 5 (Vivamus, mea Lesbia)

Sempre di Catullo e sempre dedicato a Lesbia, il Carme 5 è un elogio all’amore felice e un invito a vivere la passione intensamente, sfidando i giudizi dei moralisti. L’accumulo dei baci esprime un desiderio di annullarsi nell’amore per sfuggire alla caducità della vita.

Vivamus, mea Lesbia, atque amemus,
rumoresque senum severiorum
omnes unius aestimemus assis.
Soles occidere et redire possunt:
nobis cum semel occidit brevis lux,
nox est perpetua una dormienda.
Da mi basia mille, deinde centum,
dein mille altera, dein secunda centum,
deinde usque altera mille, deinde centum.
Dein, cum milia multa fecerimus,
conturbabimus illa, ne sciamus,
aut ne quis malus invidere possit,
cum tantum sciat esse basiorum.

Traduzione:
Viviamo, mia Lesbia, e amiamo,
e le dicerie dei vecchi troppo severi
consideriamole tutte un soldo.
I soli possono tramontare e ritornare:
a noi, quando una volta è tramontata la breve luce,
c’è una sola notte perpetua da dormire.
Dammi mille baci, poi cento,
poi altri mille, poi altri cento,
poi senza sosta altri mille, poi cento.
Poi, quando ne avremo date molte migliaia,
li mescoleremo per non sapere il numero,
o perché nessun malvagio possa invidiarci,
sapendo che esiste un così gran numero di baci.

3. Orazio: Ode 1, 11 (Carpe diem)

Questo componimento di Orazio contiene una delle frasi latine più famose al mondo, “carpe diem”, resa immortale dal film L’attimo fuggente. Rivolgendosi a una fanciulla, Leuconoe, il poeta la esorta a godersi la vita attimo per attimo, senza interrogare il futuro. È una perfetta sintesi del pensiero epicureo.

Tu ne quaesieris, scire nefas, quem mihi, quem tibi
finem di dederint, Leuconoe, nec Babylonios
temptaris numeros. Ut melius, quidquid erit, pati.
Seu pluris hiemes seu tribuit Iuppiter ultimam,
quae nunc oppositis debilitat pumicibus mare
Tyrrhenum: sapias, vina liques et spatio brevi
spem longam reseces. Dum loquimur, fugerit invida
aetas: carpe diem, quam minimum credula postero.

Traduzione:
Tu non chiedere, non è lecito saperlo, quale fine
gli dei abbiano dato a me, quale a te, Leuconoe, e non consultare
gli oroscopi babilonesi. Com’è meglio accettare quel che sarà,
sia che Giove ci abbia concesso molti inverni, sia questo come ultimo,
che ora sfianca il mar Tirreno contro le scogliere.
Sii saggia, filtra il vino e, dato il breve tempo,
taglia le lunghe speranze. Mentre parliamo, sarà già fuggito
l’ostile tempo: cogli l’attimo, credendo il meno possibile al domani.

4. Marziale: Epigramma 1, 24

Marco Valerio Marziale, poeta del I secolo d.C., si distinse per il suo stile satirico e pungente. Questo epigramma è un esempio della sua abilità nel mettere a nudo l’ipocrisia sociale con una battuta finale fulminante, smascherando un finto moralista.

Aspicis incomptis illum, Deciane, capillis,
cuius et ipse times triste supercilium,
qui loquitur Curios adsertoresque Camillos?
Nolito fronti credere: nupsit heri.

Traduzione:
Vedi, Deciano, quell’uomo dai capelli incolti,
di cui anche tu temi il cipiglio severo,
che parla dei Curii e dei Camilli difensori della morale?
Non credere alla sua facciata: ieri si è sposato (con un uomo).

5. Sulpicia: Elegia III, 13 (Tandem venit amor)

Appartenente al Corpus Tibullianum, questa è una delle rarissime poesie in latino attribuite a una voce femminile, quella di Sulpicia (I secolo d.C.). In questi versi, la poetessa esprime con orgoglio e senza falsi pudori la gioia per l’arrivo di un amore finalmente corrisposto, rivendicando il suo diritto a vivere e cantare la passione.

Tandem venit amor, qualem texisse pudori
quam nudasse alicui sit mihi fama magis.
Exorata meis illum Cytherea Camenis
attulit in nostrum deposuitque sinum.
Exsolvit promissa Venus: mea gaudia narret,
dicetur si quis non habuisse sua.
Non ego signatis quicquam mandare tabellis,
ne legat id nemo quam meus ante, velim.
Sed peccasse iuvat, vultus componere famae
taedet: sim digna, sim liceatque, rogo,
quod fama est.

Traduzione:
Finalmente è giunto l’amore, tale che per me sarebbe più vergognoso
averlo tenuto nascosto che averlo rivelato a qualcuno.
Citerea, pregata dai miei canti, me lo ha portato
e lo ha deposto nel mio grembo.
Venere ha mantenuto le promesse: che racconti le mie gioie
chi si dice non abbia mai avuto le sue.
Io non vorrei affidare nulla a tavolette sigillate,
perché nessuno vorrei leggesse prima del mio amato.
Ma mi piace peccare, mi infastidisce atteggiarmi per la reputazione:
si dirà che fossimo degni l’uno dell’altra.

Questi sono solo alcuni esempi, ma dimostrano come la poesia latina fosse una parte fondamentale della cultura romana, capace di esprimere sentimenti e critiche sociali con una forza che rimane incredibilmente attuale. Per approfondire i testi, si consiglia la consultazione di archivi digitali come la Bibliotheca Augustana.

Fonte immagine: Wikipedia

Articolo aggiornato il: 17/10/2025

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