I miti, con il loro carattere rituale e la loro componente selvaggia e atavica, costituiscono uno dei lembi più profondi conficcati nella storia dell’umanità, e la mitologia greca è l’involucro in cui è conservata la pelle dell’essere umano. Il mito di Meleagro è uno dei più conosciuti, sia nel mondo greco e romano che in quello etrusco.
Chi non ha mai visto l’effigie di un eroe nerboruto affiancato da un cinghiale? Come è facile intuire, il mito di Meleagro è strettamente collegato a quest’animale, ma non solo: il suo nome è saldamente allacciato anche all’avventura degli Argonauti.
Indice dei contenuti
I personaggi chiave del mito
Personaggio | Ruolo nella storia |
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Meleagro | Eroe di Calidone, la sua vita è legata a un tizzone di legno. |
Altea | Madre di Meleagro, colei che custodisce e poi distrugge il tizzone. |
Oineo | Re di Calidone e padre di Meleagro, scatena l’ira di Artemide. |
Atalanta | Cacciatrice vergine di cui Meleagro si innamora e a cui offre la pelle del cinghiale. |
Meleagro e la sentenza delle Moire
Meleagro era figlio di Altea e di Oineo, re di Calidone. La paternità era incerta, poiché si diceva fosse in realtà figlio di Ares, dio della guerra. Sulla sua fronte iniziò però a pendere fin da subito un’atroce condanna: le tre Moire, depositarie del destino, si presentarono al suo cospetto. Cloto e Lachesi predissero nobiltà e gloria, ma Atropo sentenziò che la sua vita sarebbe durata solo finché un certo tizzone, che ardeva nel focolare, non si fosse consumato. Per impedire il destino, Altea tolse il tizzone dal fuoco e lo conservò in una cassa nascosta.
La caccia al cinghiale Calidonio
Meleagro crebbe forte, divenne un eccellente lanciatore di giavellotto e, secondo Apollonio Rodio, fu anche uno degli Argonauti. L’evento centrale del suo mito, ampiamente raffigurato nell’arte antica come nella scultura conservata ai Musei Vaticani, è la caccia al cinghiale. Si narra che Oineo, celebrando il raccolto, fece sacrifici a tutti gli dèi tranne che ad Artemide. La dea, offesa, inviò un cinghiale mostruoso a devastare le terre di Calidone. Oineo allora indisse una grande caccia, promettendo la pelle dell’animale a chiunque lo avesse ucciso.
Molti eroi risposero all’appello: i Dioscuri, Teseo, Giasone e anche una vergine cacciatrice, Atalanta. Molti eroi si opposero alla sua presenza, ma Meleagro, invaghitosi di lei, la difese. Durante la caccia, fu Atalanta a ferire per prima il cinghiale, ma fu Meleagro a dargli il colpo di grazia con il suo giavellotto.
La tragica morte dell’eroe
Meleagro, come promesso, offrì la pelle del cinghiale ad Atalanta in segno di onore. I suoi zii materni, però, si ribellarono, ritenendo un affronto che il trofeo andasse a una donna. In un impeto d’ira, Meleagro li uccise. La notizia della morte dei fratelli giunse alla madre Altea. Sconvolta dal dolore e dalla furia per l’atto del figlio, prese una decisione terribile: recuperò il tizzone che aveva nascosto anni prima e lo gettò nel fuoco. Mentre il legno si consumava tra le braci, la vita di Meleagro si spegneva sul campo di battaglia. L’eroismo guadagnato contro il cinghiale si dissolse in un istante. Il destino predetto da Atropo, la terza Moira, si compì così inesorabilmente, come descritto nelle fonti più autorevoli come l’enciclopedia Britannica.
Fonte immagine: https://jt1965blog.wordpress.com/2019/01/15/meleagro/
Articolo aggiornato il: 07/09/2025