La figura del rabdomante evoca immagini antiche, legate alla terra e a un sapere quasi magico. Ma chi è esattamente un rabdomante e in cosa consiste la sua pratica? Il termine rabdomanzia deriva dal greco ραβδόμαντεία, una parola composta da rhábdos (verga) e mantéia (divinazione). La rabdomanzia è quindi la pratica che consiste nel tentativo di trovare acqua o filoni di metalli nel sottosuolo, tramite l’utilizzo di un bastone di legno. Questo strumento, una sorta di amplificatore, reagirebbe ai movimenti involontari del corpo generati dalle presunte radiazioni emesse da ciò che si sta cercando.
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Una pratica antica tra mito e necessità
Per chi non abbia mai sentito parlare di queste pratiche, l’arte della rabdomanzia sembrerà sicuramente qualcosa di assurdo. Infatti va ben precisato che questa pratica non ha alcun riscontro scientifico. Eppure la rabdomanzia è una pratica antichissima, già usata nel III millennio a.C. in Cina e in Egitto. Alcuni rabdomanti sono anche chiamati “stregoni d’acqua” e il loro esercizio è da sempre radicato nell’agricoltura; i rabdomanti, per esempio, vengono pagati per cercare l’acqua nei periodi di siccità.
Qualcuno afferma di poter trovare l’acqua anche solo guardando una mappa, avendo sviluppato il suo intuito con una lunga pratica. È il caso di Barney Turner, capo dei rabdomanti della Nor Cal (Northern California Dowsers), che in un’intervista per Motherboard ha spiegato che un rabdomante «è una persona che ha sviluppato un intuito che gli permette di entrare in sintonia con le vibrazioni dell’acqua». Nel caso specifico di Turner, egli pratica la cosiddetta “rabdomanzia mappale“: scorre con la sua bacchetta sulla mappa e capisce dove c’è la presenza di acqua, a che profondità si trova e la velocità con cui si può attingere, per poi recarsi sul posto e indicare il punto esatto in cui perforare.
Come funziona la rabdomanzia: gli strumenti
Il rabdomante si serve di uno strumento, di solito ligneo, e interpretando le vibrazioni in esso emanate, è in grado di individuare i luoghi e la profondità alla quale si trovano acqua e metalli. I più comuni sono la bacchetta a Y e le bacchette a L.
Strumento | Metodo di utilizzo |
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Bastone a Y (Verga) | È il classico bastone biforcuto. Va impugnato per i rami laterali tenendo i pugni chiusi con i pollici verso l’esterno. Quando il rabdomante individua l’acqua, la terza estremità della bacchetta oscilla, compiendo rotazioni dall’alto verso il basso. |
Bacchette a L | Il rabdomante tiene in entrambi i pugni il ramo più corto (spesso rivestito da un tubetto per facilitare la rotazione). Tenendo il lato corto in verticale, il lato lungo della bacchetta è orizzontale e dovrebbe indicare la direzione da seguire. |
Cosa serve per diventare un rabdomante?
La parola d’ordine è pratica. Secondo l’opinione dei praticanti, quasi chiunque può diventare rabdomante. Barney Turner, ad esempio, afferma che il 98% della popolazione potrebbe imparare. Non si tratta di un’arte innata ma piuttosto di tanto esercizio, e per questo ci vogliono alcuni anni per imparare la tecnica. Fondamentalmente bisogna trovare qualche istruttore o leggere qualche libro che spieghi il funzionamento del pendolo e dei vari strumenti che servono per diventare un rabdomante. Nella maggior parte dei casi la rabdomanzia è una tecnica che si tramanda di generazione in generazione.
Rabdomanzia: arte o scienza? La posizione scientifica
«In una regione con adeguate precipitazioni e una geologia favorevole, è difficile fare un buco e non trovarci l’acqua». Questo è quanto direbbe uno scettico di questa pratica che, ancora oggi, non è riconosciuta dalla scienza. Ma allora come spiegare i movimenti della bacchetta? La risposta risiede nei cosiddetti movimenti ideomotori, ossia movimenti muscolari involontari che ognuno di noi compie in certe circostanze. Secondo diversi studi, le bacchette dei rabdomanti si muovono solo quando essi credono di trovarsi già di fronte al loro obiettivo. Questa convinzione fa sì che il rabdomante trasmetta inconsciamente e involontariamente il movimento alla bacchetta. Dunque, il movimento della bacchetta sarebbe la conseguenza della convinzione del rabdomante, non la sua causa.
Secondo altre ricerche, pare che i rabdomanti siano particolarmente sensibili ai piccoli cambiamenti del campo magnetico terrestre. I punti in cui si trovano irregolarità nella natura geologica del terreno sono anche i punti in cui più facilmente si trovano infiltrazioni di acqua o vene metallifere. In qualche modo è quindi plausibile che i rabdomanti avvertano davvero delle specifiche vibrazioni relazionate a questo.
La rabdomanzia attualmente è considerata come uno dei metodi della radioestesia, la pratica che consiste nel tentare di localizzare oggetti o informazioni servendosi di uno strumento. Secondo alcuni studi, la bacchetta di legno mette in tensione le braccia, creando un equilibrio instabile che permetterebbe al cervello di comunicare il ritrovamento dell’oggetto cercato tramite delle scariche involontarie. Le vibrazioni arrivano così allo strumento. Lo studio della radioestesia fa oggi parte del campo di ricerche sul paranormale ed è strettamente legato alla parapsicologia e alle pseudoscienze.
Articolo aggiornato il: 02/09/2025