ReArm Europe: l’Europa ha veramente bisogno di difendersi?

La vera domanda che abbiamo di fronte è se l’Europa è disposta ad agire con la decisione che la situazione richiede. E se l’Europa è pronta e in grado di agire con la rapidità e l’ambizione necessarie”, questi sono i punti sollevati dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen il 4 marzo 2025, nel suo discorso sul piano ReArm Europe tenuto di fronte la Commissione a Bruxelles.

La presidente ha rivendicato la necessità di aumentare la spesa per la difesa “per rispondere all’urgenza di agire a breve termine e per sostenere l’Ucraina ma anche per affrontare la necessità a lungo termine di assumerci molte più responsabilità per la nostra sicurezza in Europa”.

Il discorso si è concluso evidenziando che il piano ReArm Europe, nonostante predisponga l’Ue ad una maggiore autonomia e indipendenza in termini di difesa, non intacchi la partnership tra gli Stati membri e gli USA in seno alla NATO.

Cosa prevede il piano

ReArm Europe, approvato con una salda maggioranza al Parlamento Europeo, offre la possibilità per gli stati membri dell’Unione, di incrementare la spesa militare senza violare i vincoli imposti dal Patto di stabilità e crescita. Tale deroga consentirebbe ai singoli stati membri di indebitarsi per un valore complessivo di 650 miliardi di euro in quattro anni, i restanti 150 miliardi di euro sarebbero finanziati comunemente tra gli Stati membri, per mezzo dei cosiddetti bond europei.

In poche parole, dei famigerati e tanto discussi 800 miliardi di euro per il riarmo europeo, soltanto un sesto dei fondi deriverebbero dal finanziamento comune europeo. La restante parte proverrebbe dai contributi dei cittadini e delle cittadine europee, a causa del susseguente aumento del debito pubblico dello Stato membro, in deroga agli stringenti vincoli del Patto di Stabilità e crescita.

Sembra quindi debole la retorica soggiacente al piano ReArm Europe per cui esso consentirebbe una maggiore integrazione in materia di sicurezza in Europa: i finanziamenti per le spese militari ricadrebbero sulle spalle dei bilanci pubblici dei singoli stati, e di conseguenza, dei suoi cittadini e delle sue cittadine.

Quanto spende l’Unione Europea nel settore della difesa

I dati circa la spesa militare europea sono facilmente reperibili sul sito del Consiglio europeo, dove viene dichiarato che “tra il 2021 e il 2024 la spesa totale degli Stati membri dell’UE per la difesa è aumentata di oltre il 30%. Nel 2024 ha raggiunto una quota stimata di 326 miliardi di EUR, pari a circa l’1,9% del PIL dell’UE.” Considerando che gran parte dei paesi europei sono nella NATO, per l’esattezza 23, la spesa militare ammonta, misurata in dollari PPP, a 719 miliardi di dollari internazionali nel 2024.

C’è veramente una minaccia?

Il ReArm Europe sorge in un quadro internazionale sicuramente intenso e teso. La questione che maggiormente preoccupa l’Unione europea è rappresentata dalla guerra in Ucraina.

Ursula von der Leyen, d’altronde, è stata chiara quando ha affermato: “Putin ha dimostrato più volte di essere un vicino ostile. Non ci si può fidare di lui, può solo essere scoraggiato”.

Naturalmente ad ispessire il conflitto è l’atteggiamento di Trump nei confronti dell’UE. Il presidente americano sta progressivamente escludendo l’Unione europea, da sempre fedele vassallo degli USA, come attore strategico e rilevante nello sviluppo delle relazioni internazionali. I paladini del riarmo, esclusi dagli ex-amici yankees, si dicono oramai pronti ad armarsi per fronteggiare la minaccia russa, e magari un giorno tutte le dittature d’oriente.

La giustificazione principale del piano ReArm Europe consta nella possibilità di un’invasione da parte della Russia di Putin: un paese immenso che sta affrontando una crisi demografica dovuta dal suo basso indice di fertilità, oltre a non avere alcuna necessità di conquistare ulteriori territori, trova difficoltà nel controllare quelli che già possiede.

Dall’altro lato il continente europeo, sovraffollato e scarso di risorse, esplicita un’insistente necessità di un’ulteriore espansione nel nostro Terzo Mondo: l’Europa Orientale.

Custodire la pace

Il progetto europeo è morto. Un senso di vuoto sociologico e storico si è impadronito delle nostre élite e delle nostre classi medie. In un simile contesto, l’attacco russo dell’Ucraina è stato quasi una manna dal cielo.[…]Putin, con la sua “operazione militare speciale”, stava dando una nuovo significato dell’Europa”, così Emmanuel Todd scrive nel suo magnifico libro “La sconfitta dell’Occidente” a proposito del “suicidio assistito dell’Europa”. Il filosofo francese risulta profetico: l’Unione Europea, nell’aver designato Putin come satana, sembra adesso avere un senso, a tal punto che orde di persone scendono in piazza per difendere dei fantomatici valori europei.

A colpi di “siamo i custodi della democrazia” e di “abbiamo valori superiori”, il nostro continente è ormai pronto all’ingresso in una fase di rinnovato imperialismo europeo: è questo l’obiettivo del ReArm Europe.

In questo contesto così drammatico sorge la necessità di una voce che, dal basso, rivendichi l’esigenza di non voler prendere parte al progetto imperialista europeo, ma che anzi voglia custodire la pace fra i popoli. L’assenza di questa stessa voce rende il silenzio ancor più assordante.

Fonte immagine: stockvault (Nicolas Raymond)

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