La dismorfofobia – ossia il disturbo di dismorfismo corporeo – è un disturbo somatoforme caratterizzato da un’eccessiva preoccupazione nei confronti di difetti, reali o presunti, dell’aspetto fisico. Questa condizione, che può avere un impatto significativo sulla qualità della vita, è sempre più diffusa nella società odierna, spesso focalizzata sull’immagine e su standard estetici irrealistici.
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Dismorfofobia: cos’è, sintomi e come affrontarla
Cos’è il disturbo di dismorfismo corporeo
Il disturbo di dismorfismo corporeo, o dismorfofobia, porta la persona a focalizzarsi in modo ossessivo su uno o più difetti percepiti nel proprio aspetto fisico, anche quando questi sono minimi o inesistenti agli occhi degli altri. Le radici di questa condizione sono psicologiche e ogni manifestazione di preoccupazione eccessiva per difetti fisici, reali o percepiti, ricade nel quadro della sindrome. Il disturbo talvolta interessa la cute (il presunto difetto è percepito sulla pelle), altre volte risulta fisico diffuso (il soggetto percepisce dismorfie presunte a una o più parti del corpo).
Dismorfofobia e vigoressia: quando l’ossessione riguarda la massa muscolare
Quando il disturbo interessa la massa muscolare, la dismorfofobia prende il nome di vigoressia o dismorfia muscolare. Chi soffre di vigoressia ha una percezione distorta del proprio corpo, vedendosi troppo magro e poco muscoloso anche quando in realtà è in perfetta forma fisica o addirittura ipertrofico.
Sintomi e come riconoscere il disturbo
Riconoscere la dismorfofobia è il primo passo per affrontarla. I sintomi non si limitano a una semplice insicurezza, ma si manifestano attraverso comportamenti e stati emotivi specifici che compromettono la vita quotidiana.
Sintomi comportamentali | Sintomi psicologici ed emotivi |
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Controllo ossessivo del difetto allo specchio per ore | Ansia intensa in situazioni sociali per paura di essere giudicati |
Confronto costante del proprio aspetto con quello degli altri | Sentimenti di vergogna, disgusto e bassa autostima |
Tentativi di nascondere o camuffare la parte del corpo odiata | Convinzione che gli altri notino e deridano il difetto |
Ricerca continua di rassicurazioni sull’aspetto fisico | Tendenza all’isolamento per evitare di mostrarsi in pubblico |
Eccessiva cura della pelle o dei capelli (grooming) | Disagio psico-somatico e pensieri ossessivi |
Le cause della dismorfofobia
Il disturbo si osserva con una certa frequenza durante l’adolescenza, fase della vita in cui l’individuo costruisce la propria identità. Le cause sono multifattoriali e includono una combinazione di elementi genetici, psicologici e ambientali.
Adolescenza: un periodo critico
I conflitti non risolti durante l’adolescenza tendono a stratificarsi nella psiche dell’adulto rendendo più complesso il processo di guarigione. Una certa incidenza di dismorfofobia è stata riscontrata in soggetti introversi, emotivamente trascurati o con una forte tendenza al perfezionismo.
L’impatto della società dell’immagine
Le cause sono anche di tipo ambientale: una società che insegue la “perfezione a tutti i costi”, ricorrendo alla chirurgia estetica per ogni inestetismo, non fa altro che aumentare il rischio di generare un abnorme e ingiustificato timore di non piacere. Questo può alimentare la convinzione che il proprio valore dipenda esclusivamente dall’aspetto fisico.
Conseguenze e rischi per la salute mentale
Il disturbo di dismorfismo porta con sé, dal punto di vista clinico, difficoltà nella sfera sociale, in quanto l’individuo finisce per non sentirsi accettato e dunque si isola, andando incontro a stati psicologici vicini alla depressione e a manifestazioni assimilabili ai disturbi ossessivo-compulsivi. Fra i comportamenti rischiosi, esito di una mancanza di approccio terapeutico, figurano l’autolesionismo, la depressione e i pensieri suicidi.
Come si cura la dismorfofobia
Proprio per le possibili complicanze, ai primi segnali d’allarme, è necessario ricorrere a un serio colloquio psicologico. Trattandosi di un disturbo del comportamento, un efficace intervento di cura può essere rintracciato nella psicoterapia. Secondo le linee guida definite da fonti autorevoli come l’Istituto Superiore di Sanità, la terapia cognitivo-comportamentale (TCC) si è dimostrata particolarmente efficace. Questo approccio aiuta la persona a modificare i pensieri e i comportamenti disfunzionali legati alla percezione del proprio corpo.
Il trattamento è spesso simile a quello applicato per i disturbi ossessivo-compulsivi, i cui criteri diagnostici sono definiti nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5). L’obiettivo è aiutare il paziente a sviluppare una visione di sé più realistica e compassionevole, riducendo i rituali di controllo e l’evitamento delle situazioni sociali.
Fonte immagine in evidenza: pixnio
Articolo aggiornato il: 08/09/2025