28 gennaio 1972: muore Dino Buzzati

28 gennaio

Il 28 gennaio del 1972 si spense a Milano il celebre giornalista e scrittore Dino Buzzati; un terribile male lo portò via, lasciando un vuoto immenso nel patrimonio culturale italiano, dalla letteratura al giornalismo.
Nato il16 ottobre 1906 a San Pellegrino, sin da bambino mostra una forte passione per la montagna; quei paesaggi così suggestivi lo affascinavano a tal punto che diventano oggetto del suo primo romanzo, uno dei più famosi: Bàrnabo delle montagne.

Nel luglio del 1928 entra come cronista al Corriere della Sera, dove resterà fino alla morte. Questo lavoro fornisce alla sua attività letteraria l ́attenzione al particolare e quotidiano e il principio che si scrive perché il lettore non si annoi.
Buzzati fu un abile giornalista, sempre attento a ciò che scriveva e descriveva  con estrema precisione.
Bravissimo ad utilizzare la fantasia quale elemento che dona identità ad uno scritto, riusciva a far partecipare meglio il lettore, ponendolo al centro degli avvenimenti, quasi fosse un osservatore privilegiato. Leggendo oggigiorno i suoi numerosi articoli, si può quasi affermare che ognuno di questi avesse il prematuro dono della terza dimensione. Ma non vi è tecnologia, anche la più avanzata, che possa sostituire il genio letterario e la carica immaginifica di un grande scrittore-giornalista. Nel corso del tempo, qualcuno ha criticamente definito Buzzati, “assente e distaccato”, anche se il celebre giornalista ha saputo dimostrare tutt’altro.

Il 28 gennaio si spense un “Uomo d’altri tempi”

Dino Buzzati fu anche uno splendido esempio di giornalista embedded. Dal 1941 al 1943, durante la Seconda Guerra Mondiale, l’autore s’imbarcò  sulle navi della Regia Marina italiana e seguì “in prima linea” gli eventi bellici.
Fatti che, con una prosa limpida e semplice, a metà tra uno stile fiabesco e sognante ed un’allucinata cronaca “d’assalto”, giungono a noi oggi come preziose pagine prodotte da un embedded a tutti gli effetti.

Una serie di corrispondenze tra vita reale e racconto disincantato, mai fuori luogo, sempre attento e non solo. Proprio quelle corrispondenze, anche se in questo caso cartacee, confluiscono in quelle lettere che i marinai condividevano con i propri familiari. Una concatenazione di corrispondenze che portavano alla luce le ansie delle madri, delle mogli e delle figlie di coloro che s’imbarcano e andavano in guerra.

Dino Buzzati: dal giornalismo alla letteratura

L’opera più importante e tra le più lette di Dino Buzzati è Il deserto dei tartari; si tratta del romanzo che fece ottenere fama e critiche al celebre giornalista ed autore.
La particolarità del volume si riscontra nel modo in cui Buzzati lavora con lo spazio e con il tempo. Essi insieme costituiscono un mondo, nel quale il protagonista vive, ma al contempo determinano in modo decisivo, lo svolgimento della sua vita

Oggi 28 gennaio si ricorda la scomparsa di un uomo, oltre che di un giornalista. Buzzati è riuscito a dare sostanza alla scrittura, con candore e forte raziocinio, intrecciando sentimenti, legami e aneddoti quotidiani.
Un giornalista letterato, che con maestria accostava parole e pensieri, metafore e suggestioni, tristezza e dolore, visioni contrapposte ma tra loro affini.
Il mondo della letteratura, così affascinante, fu un richiamo per Dino Buzzati, che malleando le parole, creava dei tessuti narrativi fortemente evocativi che ancora oggi permettono di comprendere cosa sia il “piacere di leggere”.

L’8 giugno 1961 venne a mancare sua mamma, un terribile lutto, che gravò fortemente sulla vita di Buzzati; qualche anno dopo le dedicò l’elzeviro I due autisti, cronaca del funerale. L’8 dicembre 1966 sposa Almerina Antoniazzi, la musa ispiratrice di Un amore. Nel 1971 iniziano i suoi problemi di salute legati proprio al tumore al pancreas.

Nel giorno dell’anniversario di matrimonio, Buzzati viene ricoverato in ospedale, dove muore il 28 gennaio 1972.
Quasi tutti i libri dell’autore sono stati tradotti nelle principali lingue europee, alcune sue opere sono tradotte anche in diverse lingue slave, in giapponese e addirittura in arabo.

Immagine in evidenza: Quattro Ruote

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