Arlecchino e Pulcinella: differenze e storie delle due maschere

Arlecchino e Pulcinella: differenze e storia a confronto

Arlecchino e Pulcinella: le differenze tra le due maschere simbolo

Arlecchino e Pulcinella sono due tra le maschere più celebri della Commedia dell’Arte, una forma teatrale riconosciuta come patrimonio culturale dall’UNESCO e simboli del Carnevale italiano nel mondo. Sebbene entrambi nascano come servi comici, incarnano due anime profondamente diverse del teatro e della cultura popolare. Arlecchino è azione, Pulcinella è parola. Arlecchino è bergamasco, Pulcinella è napoletano. Questo confronto ne analizza le differenze sostanziali per capire cosa li rende unici e immortali.

Anima e comicità a confronto

Arlecchino: l’istinto Pulcinella: la riflessione
Rappresenta un’anima acrobatica e istintiva. La sua comicità è fisica, fatta di lazzi, agilità e una fame ingenua che muove ogni sua azione. Rappresenta un’anima filosofica e contraddittoria. La sua comicità è verbale, basata su ironia, saggezza popolare e una fame esistenziale.

Arlecchino e Pulcinella: le differenze in sintesi

Questa tabella riassume le principali differenze tra le due maschere per un confronto immediato.

Caratteristica Arlecchino Pulcinella
Origine geografica Bergamo / Venezia Napoli (Acerra)
Origine mitica Demone medievale (Hellequin) Servo romano (Maccus)
Carattere Astuto, agile, acrobatico, perennemente affamato, ingenuo. Pigro, saggio, malinconico, ribelle, filosofo, perennemente affamato.
Stile comico Fisico, basato su gesti, lazzi e acrobazie. Verbale, basato su ironia, doppi sensi e giochi di parole.
Costume Veste a toppe o losanghe multicolori. Ampio camicione e pantaloni bianchi.
Maschera Nera, con un bernoccolo o un corno, espressione furbesca. Nera, con un lungo naso adunco, espressione malinconica.
Oggetto iconico Il “batocio”, un bastone usato per creare scompiglio. Spesso associato a un mandolino o a un piatto di maccheroni.

Le origini a confronto: un demone contro un contadino

Arlecchino: dal demone Hellequin allo zanni bergamasco

Le radici di Arlecchino sono nordiche e pagane. Il suo nome deriva da Hellequin, un demone del folklore francese a capo della “caccia selvaggia”, un corteo notturno di spiriti. Questo legame con il mondo infernale si ritrova nella sua maschera nera e nei suoi movimenti agili e imprevedibili. La sua codifica teatrale avviene nel XVI secolo grazie all’attore Tristano Martinelli, che lo trasforma in uno “zanni” (servo) bergamasco, astuto e sempre affamato, la cui povertà era rappresentata dalle toppe colorate cucite sul vestito. Approfondisci su Wikipedia.

Pulcinella: da Maccus al servo napoletano

Le origini di Pulcinella sono invece profondamente mediterranee e campane. Discende da Maccus, un personaggio delle Fabulae Atellanae, antiche farse romane, caratterizzato da un naso prominente e da una natura sciocca. La tradizione vuole che la sua versione moderna sia stata creata dall’attore Silvio Fiorillo nel ‘600, ispirandosi a un contadino di Acerra, Puccio d’Aniello. A differenza di Arlecchino, Pulcinella nasce già con una vena di malinconia e saggezza popolare.

Illustrazione storica di Arlecchino e Pulcinella

Caratteri e stili comici: l’acrobata contro il filosofo

Arlecchino: l’azione, l’acrobazia e la fame ingenua

Arlecchino è puro movimento. La sua comicità è fisica, basata sull’agilità, le capriole, le cadute e i “lazzi” (azioni comiche improvvisate). È un servo scaltro che cerca sempre di ingannare il padrone per saziare la sua fame, ma la sua ingenuità lo porta spesso a cadere nelle sue stesse trappole. Il suo strumento è il “batocio”, un bastone di legno che non è un’arma, ma un mezzo per creare confusione, scandire il ritmo e interagire rumorosamente con la scena. Scopri di più sul batocio.

Pulcinella: la parola, la filosofia e la fame atavica

Pulcinella è più statico, la sua comicità è verbale e riflessiva. È un “buffone” filosofo che usa l’ironia, i giochi di parole e un linguaggio “antifrastico” (dire una cosa per intenderne un’altra) per svelare le verità scomode della società. La sua fame non è solo un bisogno fisico come quella di Arlecchino, ma è una fame atavica, esistenziale. È un personaggio complesso, che oscilla tra pigrizia e scatti d’ira, tra saggezza e stupidità, incarnando le contraddizioni dell’animo umano.

I costumi: il caos colorato contro il dualismo bianco e nero

Il vestito di Arlecchino: dalle toppe della povertà alle losanghe

Il celebre costume di Arlecchino nasce da un abito bianco logoro, su cui venivano cucite delle toppe colorate a simbolo della sua miseria. Con il tempo, nel XVIII secolo, queste toppe si sono stilizzate, diventando le famose losanghe o rombi colorati (rosso, blu, verde, giallo) disposte in modo ordinato, a simboleggiare la sua vitalità e la sua natura poliedrica. La maschera nera e il cappello bianco completano un’immagine di caos gioioso.

Il vestito di Pulcinella: il simbolismo di vita e morte

Il costume di Pulcinella è radicalmente diverso: un camicione e pantaloni bianchi, larghi e informi. Il bianco è stato interpretato come il colore della purezza, ma anche come un lenzuolo funebre. Questo, unito alla maschera nera con il suo naso adunco (simbolo di morte e legame con il mondo infero) e al cappello a punta (“coppolone”, simbolo fallico di vita), crea un potente dualismo visivo. Pulcinella è un personaggio che cammina costantemente tra il mondo dei vivi e quello dei morti, tra sacro e profano.

Dove vederli oggi: consigli pratici tra Bergamo, Venezia e Napoli

Incontrare queste maschere è ancora possibile. Ecco dove:

  • Arlecchino: l’interpretazione più famosa è quella di “Arlecchino servitore di due padroni” di Goldoni, uno spettacolo iconico del Piccolo Teatro di Milano. Durante il Carnevale di Venezia, la sua maschera è onnipresente.
    Indirizzo: Piccolo Teatro Strehler, Largo Greppi, 1, 20121 Milano MI
    Sito web: piccoloteatro.org
  • Pulcinella: l’esperienza più autentica è assistere a uno spettacolo di “guarattelle”, il tradizionale teatro dei burattini napoletano, spesso messo in scena nelle piazze del centro storico di Napoli. Il Museo di Pulcinella ad Acerra (NA) ne racconta la storia.
    Indirizzo Museo: Piazza Castello, 80011 Acerra NA. Per informazioni visita il sito del Polo Museale di Acerra.

Domande frequenti (FAQ)

Chi è nato prima, Arlecchino o Pulcinella?
Le loro origini mitiche sono entrambe antiche (Hellequin nel Medioevo, Maccus in epoca romana). Come maschere codificate della Commedia dell’Arte, sono praticamente contemporanee, emergendo tra la fine del ‘500 e l’inizio del ‘600.

Perché Arlecchino è la maschera di Bergamo ma anche di Venezia?
Arlecchino nasce come servo della zona di Bergamo, ma la sua consacrazione teatrale avviene a Venezia, capitale del teatro e del Carnevale nel Settecento, grazie a grandi autori come Carlo Goldoni. Per questo è associato a entrambe le città.

Entrambi i personaggi sono stati interpretati da grandi attori?
Sì. Arlecchino è stato reso immortale da Tristano Martinelli e, in tempi moderni, da Ferruccio Soleri. Pulcinella è stato incarnato da Silvio Fiorillo, Antonio Petito e, nel Novecento, da maestri come Eduardo De Filippo e Massimo Troisi.

Eduardo de Filippo nei panni di Pulcinella

Fonte immagine: generata con AI

Articolo aggiornato il: 07/09/2025

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