Armi leggendarie: 10 famose da conoscere

Armi leggendarie nella letteratura e mitologia: 10 da conoscere

In questo articolo vi presentiamo una lista di dieci armi leggendarie, più o meno famose, presenti nella letteratura e mitologia di Paesi di tutto il mondo. Buona lettura e buon viaggio nella conoscenza!

Arma Mitologia/Origine Proprietario Leggendario
Excalibur Ciclo Bretone Re Artù
Durandal Ciclo Carolingio Orlando
Kusanagi no Tsurugi Mitologia Giapponese Susanoo / Yamato Takeru
Arco di Ulisse Mitologia Greca (Odissea) Ulisse (Odisseo)
Lancia di Longino Tradizione Cristiana Longino
Mjöllnir Mitologia Norrena Thor
Gandiva Mitologia Induista Arjuna
Balmung Mitologia Norrena / Germanica Siegfried (Sigurd)
Balestra di Guglielmo Tell Folklore Svizzero Guglielmo Tell
Vaso di Pandora Mitologia Greca Pandora

La nostra classifica di 10 armi leggendarie

10. Excalibur

Excalibur

Incominciamo il nostro percorso presentandovi colei che si posizionerebbe certamente al primo posto nell’elenco delle armi leggendarie più conosciute al mondo: la mitica spada di Re Artù, Excalibur. Il suo nome deriva dal gallese caledfwlch e significa “colei che taglia l’acciaio”, mentre l’appellativo caliburn è la versione latinizzata. Alcuni studiosi teorizzano che la spada possa essere ispirata all’altrettanto celebre Caladbolg, appartenuta a Fergus Mac Róich, personaggio del Ciclo dell’Ulster. La leggenda di Re Artù è legata a Excalibur attraverso la profezia data da mago Merlino: soltanto chi fosse stato in grado di estrarre la spada dalla roccia sarebbe divenuto Re d’Inghilterra. Tuttavia, la storiografia e la letteratura ci suggeriscono che Excalibur non fosse in realtà la nota “spada nella roccia”. Infatti, la spada Caliburn è descritta come un’arma forgiata nell’isola di Avalon, ma senza alcun potere magico. In La morte di Artù di Thomas Malory, troviamo nuovamente affermato che Excalibur non sia la spada estratta da Artù, poiché la prima spada posseduta dal re sarebbe andata distrutta in un combattimento. A seguito di ciò, Artù avrebbe ricevuto in dono una nuova arma dalla Dama del Lago, vale a dire Excalibur. L’equipaggiamento leggendario di Artù e della sua Tavola Rotonda non si esaurisce con la sola Excalibur, anzi, egli avrebbe avuto numerose altre armi, passate anch’esse alla storia: la spada Clarent, la lancia Rhongomyniad, il pugnale Carnwennan e il fodero di Excalibur, che avrebbe avuto proprietà rigenerative.

9. Durandal

La Durandal (o nella traslitterazione italiana Durlindana) è anch’essa fra le armi leggendarie più conosciute. Si narra che essa fosse appartenuta al paladino dell’imperatore Carlo Magno, Orlando, celebre figura del Ciclo Carolingio. L’origine etimologica del nome è incerta. Nella Chanson de Roland, si racconta che la Durandal sia stata donata ad Orlando da Carlo Magno, il quale l’avrebbe a sua volta ricevuta da un angelo. Nella sua elsa sarebbe contenuto un dente di San Pietro, del sangue di San Basilio, dei capelli di San Dionigi e un frammento di veste della Vergine Maria. Nel poema, Orlando, combattendo nella battaglia di Roncisvalle, è ferito a morte e tenta di distruggere la spada contro una pietra, per evitare di farla cadere in mano nemica; ma la Durandal, assolutamente indistruttibile, viene nascosta sotto il suo corpo. Invece, nella tradizione italiana con l’Orlando innamorato di Boiardo e l’Orlando furioso di Ariosto, la Durandal avrebbe avuto come primi possessori persino Ettore di Troia.

8. Kusanagi no Tsurugi

Fra le armi leggendarie della mitologia giapponese, la spada Kusanagi è per certo la più famosa. La sua storia si muove all’interno del labile confine fra realtà e mito. La troviamo citata per la prima volta nel Kojiki. Nel Nihonshoki è detto che la spada Kusanagi fu spostata dal palazzo imperiale nel 688 e trasferita a Nagoya, nel tempio di Atsuta. La leggenda narra che il dio delle tempeste Susanoo, per salvare la fanciulla Kushinada, dovette affrontare il mostro serpente a otto teste Yamata no Orochi. Dopo aver fatto ubriacare il mostro con otto barili di sake, Susanoo lo uccise tagliando ognuna delle teste. Una versione della leggenda vuole che la Kusanagi fosse racchiusa all’interno del corpo di Orochi. Il nome della spada può essere tradotto sia come “spada del serpente”, che come “spada falciatrice d’erba”. Quest’ultimo appellativo deriva da un episodio in cui l’eroe Yamato Takeru, per sfuggire ad un incendio, si sarebbe fatto strada fra i terreni infuocati falciandoli con la Kusanagi.

7. L’arco di Ulisse

Atena rivela Itaca a Ulisse

Continuiamo il nostro viaggio parlando di un mito caro alla cultura mediterranea, l’Odissea. Nel libro XXI, è narrata la prova a cui Penelope sottopone i Proci, mettendo in palio la sua mano. Nessuno dei Proci usurpatori esce vincitore dall’impresa, anzi, nessuno di essi è nemmeno in grado di tendere la corda dell’arco. Ulisse giunge a Itaca e, sotto mentite spoglie, partecipa alla prova. Davanti agli sguardi sbalorditi dei presenti, scocca una freccia che attraversa tutti e dodici gli anelli e si rivela come Odisseo. Con il medesimo arco, egli inizia la strage dei Proci, con l’aiuto di Telemaco e della dea Atena. Il motivo del fallimento dei Proci sarebbe da imputare alla forma dell’arco. Costruito in corno di cervo, sarebbe un arco di tipo scitico, con una forma particolare che obbligava l’arciere a tenderlo in modo inconsueto e richiedeva una forza straordinaria.

6. Lancia di Longino

La Lancia di Longino, o Lancia del Destino, è una delle armi leggendarie più importanti della tradizione cristiana. Sarebbe la lancia con cui Cristo fu trafitto al costato mentre si trovava crocifisso, ed è considerata una reliquia sacra. Nel vangelo secondo Giovanni è menzionato l’episodio della lancia per constatare il decesso di Gesù. Il riferimento più antico alla sua conservazione come reliquia ci arriva da Antonino da Piacenza. In seguito, la sua punta sarebbe stata portata a Costantinopoli e poi donata al re Luigi IX di Francia, per essere deposta nella Sainte-Chapelle di Parigi. Le tracce si sarebbero perse durante la Rivoluzione francese. Il nome del soldato, Longino, compare per la prima volta nel vangelo apocrifo di Nicodemo.

5. Mjöllnir

Mjollnir

Facciamo un salto verso l’estremo nord dell’Europa e andiamo alla scoperta del celeberrimo Mjöllnir. Conosciuto anche come Martello di Thor, esso è una delle armi leggendarie della mitologia norrena. Il nome Mjöllnir significa “frantumatore”. Secondo l’Edda di Snorri Sturluson, il martello fu forgiato dal nano Sindri per vincere una disputa con Loki. Il Mjöllnir poteva essere sollevato soltanto da Thor e da suo figlio Magni ed era in grado di frantumare qualsiasi cosa, ritornare indietro dal proprio padrone e rimpicciolirsi. Lo stesso Thor aveva bisogno di speciali guanti in ferro per brandirlo e di una cintura magica che ne raddoppiava la potenza. Nella cultura scandinava, il Mjöllnir era considerato un simbolo benaugurante ed era usato anche in molte cerimonie sacre.

4. Gandiva

Fra le armi leggendarie più conosciute della mitologia induista vi è il Gandiva. Esso è un arco prodigioso usato dall’eroe Arjuna, uno dei fratelli Pandava, nel poema epico Mahābhārata. La leggenda vuole che Gandiva fu costruito dal dio Brahmā. In seguito, l’arco sarebbe passato in mano a numerose divinità. Il dio del fuoco Agni, per incendiare la foresta di Khandavaprastha, chiese l’aiuto di Arjuna e Krishna. Arjuna, considerato il migliore arciere dei suoi tempi, richiese un arco degno delle sue abilità. Varuna cedette quindi il Gandiva al giovane, insieme a due faretre infinite. Un’altra versione vuole che il Gandiva fosse stato donato ad Arjuna da Shiva. Quando i fratelli Pandava decisero di ritirarsi sull’Himalaya, Agni chiese che Arjuna restituisse l’arco a Varuna, gettandolo nelle acque del fiume Brahmaputra.

3. Balmung

Siegfried testa la spada Balmung

Facente parte delle armi leggendarie della mitologia norrena, Balmung è la spada dell’eroe Siegfried (o Sigurd) con cui uccise il malvagio drago Fafnir. Originariamente, la spada era chiamata Gram, ma nel Nibelungenlied è denominata Balmung. Il primo possessore era Sigmund, padre di Siegfried, che la ottenne estraendola dal tronco dell’albero Barnstokkr, dove era stata conficcata da Odino. Lo stesso dio la spezzò in due. La madre di Siegfried, Hjördis, conservò i frammenti per il figlio. Il giovane Siegfried, addestrato dal fabbro Reginn, chiese una spada per uccidere Fafnir. Dopo due tentativi falliti, Reginn riforgiò Balmung dai frammenti, creando una lama così robusta da tagliare un’incudine. Dopo aver sconfitto il drago, Siegfried si bagnò nel suo sangue e divenne immortale, tranne che in un punto sulla spalla.

2. La balestra di Guglielmo Tell

La leggenda di Guglielmo Tell è passata alla storia grazie a Friedrich Schiller e Gioacchino Rossini. Parimenti all’eroe è divenuta celebre la sua balestra. Secondo la storia, Tell si rifiutò di rendere omaggio al cappello imperiale nel comune di Altdorf. Per avere salva la vita, fu sfidato dal balivo Albert Gressler a colpire una mela posta sulla testa di suo figlio. Tell, abile cacciatore, riuscì nell’impresa ma fu arrestato perché aveva nascosto una seconda freccia per uccidere Gressler in caso di fallimento. Durante una tempesta sul Lago dei Quattro Cantoni, fu liberato per aiutare a governare la barca, ma fuggì e in seguito uccise Gressler. Questo episodio segna, secondo la tradizione elvetica, la liberazione della Svizzera originaria.

1. Il vaso di Pandora

Pandora con il suo vaso

Può una semplice scatola far parte di una classifica di armi leggendarie? Se si parla del vaso di Pandora, sì. Nella mitologia greca, lo scrigno di Pandora è il contenitore di tutti i mali. Il mito, tramandato da Esiodo, racconta che Pandora ricevette in dono da Zeus un vaso, con la raccomandazione di non aprirlo mai, poiché conteneva la malattia, la vecchiaia, la gelosia, la pazzia e il vizio. Pandora, dotata di grande curiosità dal dio Ermes, cedette alla tentazione, liberando le malignità nel mondo. Sul fondo, troppo lenta ad uscire, rimase intrappolata la Speranza. Così si compì la vendetta di Zeus contro gli uomini, che avevano ricevuto il fuoco dal titano Prometeo. Per rimediare, Pandora scoperchiò nuovamente il vaso, cosicché potesse uscire anche la Speranza e il mondo tornò a vivere.

L’articolo è stato aggiornato in data 24 agosto 2025.

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A proposito di Sara Napolitano

Ciao! Sono Sara, studentessa iscritta al terzo anno del corso di laurea Lingue e Culture Comparate presso l'università "L'Orientale" di Napoli. Studio inglese e giapponese (strizzando un po' di più l'occhio all'estremo Est del mondo). Le mie passioni ruotano attorno ad anime, manga, libri, musica, sport, ma anche natura e animali! Da sempre un'irriducibile curiosa.

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