Abitudini del sonno: come sono cambiate dal passato a oggi

Siamo abituati a pensare che dormire otto ore di fila sia la regola universale, ma in realtà questa idea è molto recente. Le abitudini del sonno, proprio come il modo in cui mangiamo o lavoriamo, si sono trasformate nei secoli, adattandosi a ciò che la società richiedeva.

Abitudini del sonno nel passato: il riposo in due tempi

Se oggi ci sembra strano svegliarci di notte, per le persone di qualche secolo fa era la cosa più naturale del mondo. In gran parte d’Europa, fino al Settecento, era diffuso il cosiddetto sonno bifasico: si andava a dormire poco dopo il tramonto, ci si riposava per qualche ora e poi ci si svegliava verso mezzanotte. Questo intervallo non era visto come un problema, anzi: c’era chi ne approfittava per leggere, pregare, scrivere o semplicemente chiacchierare. Dopo una o due ore, si tornava a letto per il “secondo sonno”, fino al mattino.

In un certo senso, il riposo era più flessibile e scandito dai ritmi naturali della luce e del buio, senza l’ansia di dover dormire “tutto d’un fiato”.

Come sono cambiate le abitudini del sonno con la modernità

Con la diffusione dell’illuminazione pubblica e poi, con la Rivoluzione Industriale, tutto è cambiato. Le persone hanno iniziato a rimanere sveglie più a lungo, le giornate si sono riempite di impegni e il lavoro in fabbrica non lasciava spazio a pause notturne. Così, nel giro di poco tempo, il sonno segmentato è sparito e al suo posto si è imposto lo schema delle otto ore continuative, diventato la regola nel Novecento.

Cosa dice la scienza oggi

Esperimenti moderni hanno dimostrato che, se eliminiamo luci artificiali e dispositivi elettronici, molte persone tendono a tornare spontaneamente a un sonno spezzato in due fasi. Questo fa pensare che, forse, il nostro corpo non sia nato per dormire sempre e solo otto ore di fila.

Alcuni ricercatori sostengono che svegliarsi a metà notte non dovrebbe essere visto automaticamente come un disturbo: potrebbe essere il segnale di un ritmo naturale che emerge nonostante la società moderna.

Sonno e culture diverse

Anche oggi non esiste un solo modo di dormire. In Spagna, ad esempio, la siesta è ancora un’abitudine diffusa, mentre in Giappone c’è l’“inemuri”, ovvero il pisolino veloce che si può fare ovunque, persino in ufficio o sui mezzi pubblici. Questi esempi mostrano come il concetto di riposo cambi a seconda delle necessità sociali e culturali.

Conclusione: imparare dal passato

Non torneremo a dividere la notte in due come facevano i nostri antenati, ma la storia ci insegna che il sonno non è mai stato rigido né uguale per tutti. Forse il segreto per dormire meglio non è inseguire un modello perfetto, ma ascoltare di più i nostri bisogni, ridurre le distrazioni serali e creare routine più rilassanti.

Fonte immagine: depositphotos

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