Epidemia di risate in Tanzania: il mistero del 1962

Il 31 gennaio 1962 cominciò quella che è passata alla storia come l’epidemia di risate in Tanzania. Tre studentesse iniziarono a ridere senza riuscire a fermarsi in un villaggio vicino al lago Vittoria, nel Paese africano. La risata si diffuse in poche ore a decine di compagne della scuola, trasformando l’istituto in un coro incontrollabile. Più tardi, questo fenomeno misterioso avrebbe colpito centinaia di persone in decine di villaggi vicini, diventando così uno degli episodi più assurdi e inquietanti di isteria collettiva mai documentati nella storia dell’umanità.

Epidemia di risate in Tanzania: come ebbe origine

L’epidemia di risate in Tanzania ebbe inizio in una scuola missionaria di Kashasha, sulle rive del lago Vittoria. In quell’istituto femminile c’erano 159 allieve. Come già anticipato nell’incipit, tre di loro cominciarono a ridere all’improvviso e senza sosta, come possedute da un’ilarità fuori controllo. Le compagne parlarono di riso convulso e irrefrenabile, che finì presto per contagiare l’intera aula.

Nel giro di pochissime ore più di 90 ragazze furono colpite da crisi di riso alternate a pianto e urla. Molte di loro ebbero addirittura convulsioni fisiche. Alcune di esse cadevano a terra esauste, altre si agitavano come in preda ad un attacco epilettico, altre ancora oscillavano tra il ridere e lo scoppiare in lacrime. Vista la situazione, i missionari decisero di chiudere la scuola dopo 16 giorni. Ormai, però, era troppo tardi perché il contagio della risata si era diffuso anche al villaggio circostante.

Nei mesi seguenti il fenomeno si propagò come un vero e proprio virus invisibile. Villaggi interi vennero colpiti ad ondate e molte scuole furono costrette a sospendere le canoniche lezioni. Si stima che alla fine oltre mille persone in almeno 14 comunità diverse furono coinvolte. Alcuni episodi duravano poche ore, mentre altri giorni interi. Ovviamente non si trattava solo di risate, ma anche di attacchi di panico e svenimenti che conferirono all’atmosfera un certo senso di smarrimento e inquietudine e misero in allerta il governo. La vita quotidiana delle persone del nord-ovest della Tanzania venne stravolta, con centinaia di famiglie in allarme che vissero l’incubo che il riso potesse diventare davvero un’epidemia incontrollabile.

Il contesto: un Paese appena nato

Quando esplose l’epidemia di risate in Tanzania, il Paese stava vivendo un momento storico molto delicato dal punto di vista politico. Il Tanganyika (si chiamava così prima di “Tanzania”) aveva infatti appena ottenuto l’indipendenza dal Regno Unito nel dicembre del 1961, dopo decenni interi di dominio coloniale. La nuova nazione si trovava a fare i conti con sfide che non aveva mai affrontato prima. Le strutture politiche erano ancora molto fragili e non c’era un tessuto sociale stabile.

L’indipendenza generò sia euforia che paura, poiché il passato da colonia a Paese sovrano comportava delle tensioni non solo politiche, ma anche economiche e culturali, motivo per cui il clima di instabilità era percepito in ogni strato della popolazione. Le scuole missionarie giocarono un ruolo fondamentale, visto che a loro fu affidato il compito di formare la futura classe dirigente del Paese, trasmettendo i valori occidentali di disciplina e rigore a giovani che in fondo erano cresciuti in un contesto comunitario, molto spesso rurale.

Epidemia di risate in Tanzania
Tanganyika evidenziata in rosso sulla mappa. Fonte immagine: Wikipedia (Vardion)

Sulle studentesse venivano riposte dunque aspettative piuttosto alte, considerati gli standard a cui erano abituate; le regole severe e le lezioni in inglese non alleggerivano di certo la situazione. Il risultato finale fu un cumulo di stress, ansia e frustrazione che si sedimentavano in un contesto dove non c’erano strumenti psicologici per incanalare ed elaborare le emozioni. Il clima sociale del Tanganyika rurale era anche caratterizzato da forti pressioni collettive, considerato il fatto che l’individuo non poteva sottrarsi al gruppo e quindi ogni tensione (anche individuale) tendeva a propagarsi come un incendio.

Fu proprio questa miscela esplosiva di fattori a creare, secondo diversi studiosi, il terreno perfetto affinché una crisi emotiva si trasformasse in un fenomeno collettivo. La risata, in questo quadro, divenne una scarica psicogena. Il corpo di un’intera comunità iniziò a reagire allo stress in modo inconscio e incontrollabile.

Epidemia di risate in Tanzania: la spiegazione scientifica

Come detto, dietro questo bizzarro fenomeno c’è una spiegazione scientifica. Le prime ipotesi cercarono le motivazioni in un avvelenamento di massa causato da cibo contaminato o persino in esperimenti segreti condotti all’oscuro della popolazione. Nessuna pista di questo tipo trovò conferme. Nessuna traccia di tossine, virus o nessun tipo di agente esterno.

Fu così che a poco a poco l’interpretazione dell’isteria collettiva (disturbo psicogeno di massa) prese piede. Si tratta di un fenomeno raro, ma pur sempre documentato, in cui un malessere psicologico che parte da uno o pochi individui comincia a diffondersi come se fosse un’infezione biologica a tutti gli effetti, contagiando decine o centinaia di persone attraverso l’emulazione inconscia.

Quello che successe in Tanzania oggi appare abbastanza chiaro: in una comunità scolastica chiusa, sotto pressione e già segnata da ansie profonde, bastò molto poco per far scattare un effetto domino. Gli psicologi considerano questo episodio uno degli esempi più clamorosi di contagio psichico; qualcosa che fu capace di paralizzare intere comunità senza che ci fosse alcuna malattia organica in gioco. Viene citato ancora oggi nei manuali come esempio di quanto la mente umana, messa sotto pressione, possa trasformarsi in un potente vettore epidemico.

Il legame tra corpo, mente e gruppo

L’epidemia di risate in Tanzania del 1962 mette a nudo la fragilità delle comunità umane quando sono sottoposte a pressioni sociali. Il fenomeno è stato di grande aiuto per psicologici e sociologi, al fine di dimostrare che la mente umana non è un’entità isolata, ma profondamente intrecciata col corpo e il gruppo. Le emozioni si trasmettono come delle onde invisibili. Sono capaci di trascinare masse di individui in stati di coscienza alterati, che sia panico, riso convulso o altro.

Il paradosso è che in questo caso la risata, simbolo universale di leggerezza e gioia, si trasformò in Tanzania in un incubo collettivo. La stessa energia che di solito unisce, può diventare distruttiva quando sfugge al controllo. Oggi, nonostante siano passati più di sessant’anni, il mistero di Kashasha ci ricorda che anche senza virus o batteri l’essere umano può creare le proprie epidemie, e quindi la propria distruzione. È la prova che la psiche collettiva può esplodere in forme tanto assurde quanto pericolose.

Fonte immagine in evidenza: IA (ChatGPT)

 

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