Ercole (Eracle): storia, poteri, fatiche e morte

Ercole (Eracle): storia, poteri, fatiche e morte

Tutti, nella nostra vita, abbiamo sentito parlare almeno una volta di Ercole, chi grazie al classico Disney, chi per la serie TV cult degli anni Novanta. Ma siamo sicuri di conoscere davvero bene la sua storia, dalle origini divine alla tragica fine?

Il mito: la nascita e l’infanzia di Eracle

Secondo il mito, Eracle (nome con cui il semidio è conosciuto nella mitologia greca) nacque dall’unione tra Zeus, re degli dei, e Alcmena, principessa di Micene. Per sedurla, Zeus prese le sembianze del suo sposo, Anfitrione, re di Tirinto. A causa di questa unione adultera, il nascituro attirò su di sé l’odio implacabile di Era, moglie di Zeus, che lo avrebbe perseguitato per tutta la vita.

La sua forza straordinaria fu chiara fin da subito. Il mito narra che una notte, mentre Ercole era ancora in fasce, Era inviò due serpenti velenosi nella sua culla per ucciderlo. Il bambino, svegliato dal sibilo, li afferrò e li strangolò, uno per mano, davanti agli sguardi attoniti dei genitori.

Crescendo, Anfitrione si occupò della sua educazione, affidandolo ai migliori maestri. Imparò a padroneggiare le armi con il dioscuro Castore e la medicina con il saggio centauro Chirone. Tuttavia, la sua forza incontrollabile fu causa di una tragedia: durante una lezione, uccise per errore Lino, suo maestro di musica, colpendolo con una lira. Per questo fu allontanato e mandato a vivere tra i mandriani del monte Citerone, dove rimase fino ai diciotto anni.

La giovinezza e le prime imprese

È in questo periodo che Ercole compì le sue prime gesta eroiche. Uccise il temibile leone del Citerone che faceva strage di greggi, usando la sua pelle come mantello. Si mise poi al servizio di vari re, tra cui Tespio, che desiderava avere una discendenza dall’eroe. Con un inganno, lo trattenne per cinquanta notti, mandando ogni sera nel suo letto una delle sue cinquanta figlie. In seguito, aiutò Creonte, re di Tebe, a sconfiggere i suoi nemici. Come ricompensa, Creonte gli diede in sposa sua figlia, Megara, dalla quale Ercole ebbe diversi figli.

La follia e la penitenza: perché le dodici fatiche?

La felicità di Ercole fu di breve durata. Era, la cui ira non si era mai placata, gli scatenò contro una terribile follia. In preda a un raptus, l’eroe non riconobbe più i suoi cari e uccise la moglie Megara e tutti i loro figli, scambiandoli per nemici. Quando la follia svanì, lasciando spazio all’orrore e al rimorso, Ercole pensò al suicidio, ma fu convinto a recarsi a Delfi per consultare l’oracolo di Apollo e trovare un modo per espiare la sua colpa.

La Pizia gli ordinò di mettersi al servizio di suo cugino, il re Euristeo di Micene, per dodici anni. Sarebbe stato lui a imporgli le prove necessarie alla sua purificazione. Nacque così il mito delle dodici imprese titaniche.

Le dodici fatiche di Ercole

Le fatiche rappresentano la lotta dell’uomo contro le forze primordiali della natura e contro i propri limiti. Per compierle, Ercole viaggiò in tutto il mondo allora conosciuto, dalla Grecia ai confini dell’Oceano.

Tabella riassuntiva delle dodici fatiche

Fatica Obiettivo
1. Leone di Nemea Uccidere il leone dalla pelle invulnerabile.
2. Idra di Lerna Annientare il mostro dalle nove teste che ricrescevano.
3. Cerva di Cerinea Catturare viva la cerva sacra ad Artemide.
4. Cinghiale di Erimanto Catturare vivo il feroce cinghiale.
5. Stalle di Augia Pulire in un solo giorno le enormi stalle del re Augia.
6. Uccelli Stinfalidi Disperdere i mostruosi uccelli carnivori.
7. Toro di Creta Catturare il toro impazzito che terrorizzava Creta.
8. Cavalle di Diomede Rubare le cavalle carnivore del re Diomede.
9. Cintura di Ippolita Impossessarsi della cintura della regina delle Amazzoni.
10. Buoi di Gerione Rubare la mandria del mostro Gerione.
11. Pomi d’oro delle Esperidi Raccogliere i pomi d’oro dell’immortalità.
12. Cerbero Catturare vivo Cerbero, il cane a tre teste guardiano degli Inferi.

Analisi delle fatiche: il viaggio dell’eroe

Tra le varie imprese, Eracle dovette misurarsi con bestie come il Leone di Nemea, l’Idra di Lerna e persino Cerbero. Ma una delle più significative fu la cattura dei buoi rossi di Gerione, un gigante con tre teste e tre corpi che viveva ai confini del mondo.

Per giungervi, Ercole dovette separare due montagne, erigendo le famose colonne d’Ercole, che corrispondono all’odierno Stretto di Gibilterra. Durante il viaggio di ritorno, la leggenda vuole che Ercole attraversò l’Italia. Qui il suo mito si intreccia con la fondazione di Crotone, in Calabria. Si narra infatti che Ercole uccise per errore il suo amico e omonimo, Crotone, che lo stava aiutando a recuperare i buoi rubati. Affranto dal dolore, l’eroe pregò Apollo affinché sulla tomba dell’amico sorgesse una città gloriosa. Apollo esaudì la richiesta, guidando gli Achei a fondare la città di Crotone.

Deianira, l’inganno di Nesso e la morte

Terminate le fatiche, Ercole cercò una nuova moglie e la trovò in Deianira, sorella di Meleagro. Durante un viaggio, la coppia si imbatté nel centauro Nesso. Questi si offrì di traghettare Deianira al di là di un fiume, ma tentò di usarle violenza. Ercole lo colpì a morte con una delle sue frecce avvelenate col sangue dell’Idra.

Morendo, il vendicativo centauro convinse Deianira a raccogliere un po’ del suo sangue, presentandolo come un potente filtro d’amore, capace di garantire la fedeltà di Ercole per sempre.

Il tempo passò, e un giorno Ercole tornò da una spedizione portando con sé come prigioniera la giovane Iole, sua vecchia fiamma. Accecata dalla gelosia, Deianira decise di usare il presunto filtro. Cospargerse una tunica con il sangue di Nesso e la inviò a Ercole. Non appena l’eroe la indossò e si avvicinò al fuoco di un sacrificio, il calore attivò il veleno dell’Idra. La veste si attaccò alla sua pelle, causandogli un dolore atroce e insopportabile.

L’apoteosi: l’ascesa all’Olimpo

Senza alcuna speranza di salvezza, Ercole si fece costruire una pira funebre sul monte Eta e ordinò che le fosse dato fuoco per porre fine alla sua agonia. Mentre le fiamme consumavano il suo corpo mortale, una nuvola scese dal cielo. Zeus, suo padre, lo prelevò e lo portò con sé sull’Olimpo. Lì, Ercole ottenne finalmente l’immortalità, si riconciliò con la sua persecutrice Era e sposò Ebe, dea della giovinezza. Così si compì la profezia secondo cui la sua fine terrena sarebbe giunta per mano di un morto, ma il mito di Ercole non conobbe mai una vera fine.

Ercole nell’arte: dove trovare il mito oggi

La figura di Ercole ha ispirato artisti per millenni. Ecco alcuni luoghi dove è possibile ammirare capolavori a lui dedicati:

  • Museo Archeologico Nazionale di Napoli: ospita la monumentale statua dell’Ercole Farnese, una copia romana in marmo di un originale greco in bronzo di Lisippo, che raffigura l’eroe a riposo dopo le fatiche.
    • Indirizzo: Piazza Museo, 19, 80135 Napoli NA
    • Telefono: 081 442 2149
    • Prezzi: Il biglietto intero si aggira intorno ai 22 euro, con varie riduzioni. Si consiglia di verificare sul sito ufficiale.
  • Palazzo Pitti, Firenze: la Sala di Ercole, all’interno degli Appartamenti Reali, è decorata con affreschi che celebrano le imprese dell’eroe, opera di Pietro Benvenuti.
  • Museo del Louvre, Parigi: la sua vasta collezione include numerose ceramiche a figure nere e rosse e sculture che rappresentano le dodici fatiche e altri episodi della vita dell’eroe.

Consigli pratici per approfondire

Per chi desidera immergersi ancora di più nella storia di Ercole:

  1. Leggere le fonti antiche: la “Biblioteca” di Pseudo-Apollodoro offre il resoconto più completo e sistematico delle fatiche. Anche le “Metamorfosi” di Ovidio dedicano ampio spazio alla sua storia.
  2. Visitare i luoghi del mito: un itinerario in Grecia può includere tappe a Nemea, Lerna e al lago Stinfalo, tutti luoghi nel Peloponneso legati alle sue prime imprese.
  3. Guardare i film: oltre al classico Disney, il genere “peplum” italiano degli anni ’50 e ’60 offre decine di film, a partire dal capostipite “Le fatiche di Ercole” (1958) con Steve Reeves.

 

Fonte per l’immagine in evidenza: Pexels.

 

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