Età giolittiana: dittatura parlamentare e trasformismo

Età giolittiana: dittatura parlamentare e trasformismo

L’età giolittiana è il periodo della storia d’Italia che va dal 1903 al 1914, dominato dalla figura politica di Giovanni Giolitti. Appartenente alla sinistra storica, Giolitti inaugurò una fase di forte espansione per la penisola, sia dal punto di vista economico che sociale, caratterizzata da un approccio pragmatico e riformista al governo.

Le caratteristiche della politica giolittiana

Si parla di età giolittiana perché il primo ministro riuscì a instaurare un solido controllo sul parlamento, reggendo il potere per oltre un decennio. Questo fu possibile grazie a due strumenti principali: il trasformismo e la ritirata strategica.

Il trasformismo consisteva nella capacità di Giolitti di creare ampie maggioranze di centro, dialogando sia con le ali più riformiste sia con i conservatori. In questo modo venivano isolati i movimenti politici estremi, come i socialisti massimalisti e i nazionalisti. La ritirata strategica, invece, era una tattica che Giolitti usava nei momenti di crisi: si dimetteva, lasciava governare un suo uomo di fiducia per gestire le fasi più impopolari (come la nazionalizzazione delle ferrovie del 1905, affidata ad Alessandro Fortis), per poi tornare al potere una volta superata la tempesta politica.

Aspetto chiave Descrizione nell’età giolittiana
Riforme sociali Introduzione del suffragio universale maschile, tutele sul lavoro femminile e minorile, assicurazione obbligatoria sulla vita.
Sviluppo industriale Forte crescita economica concentrata nel “triangolo industriale” (Torino, Milano, Genova), sostenuta da politiche protezionistiche.
Trasformismo politico Creazione di maggioranze parlamentari flessibili per isolare le ali estreme e garantire la stabilità del governo.
Questione meridionale Tentativi di intervento con leggi speciali (es. siderurgico di Bagnoli), ma anche accuse di clientelismo e di non risolvere i problemi strutturali.

Lo sviluppo economico e il triangolo industriale

L’età giolittiana è caratterizzata da una forte espansione economica, basata su un’intensa fase di industrializzazione che riguardò soprattutto il triangolo industriale (Torino, Genova, Milano). Questo sviluppo fu favorito da politiche protezionistiche e dal sostegno alla nascente classe imprenditoriale. Un esempio è la famiglia Agnelli, che nel 1899 fondò la Fiat e che conobbe una rapida crescita proprio in questi anni, diventando un simbolo dell’industria italiana.

Le riforme sociali: un passo verso la modernità

Già durante il governo Zanardelli (1901-1903), di cui fu Ministro dell’Interno, Giolitti promosse importanti riforme sociali. Questo processo culminò durante i suoi governi con provvedimenti fondamentali come l’introduzione dell’assicurazione obbligatoria sulla vita e le prime tutele sul lavoro minorile e femminile. Furono introdotti il divieto di lavoro notturno per le donne e i minori di 12 anni e il primo congedo di maternità. La riforma più nota fu l’approvazione del suffragio universale maschile nel 1912, come sancito dalla Legge n. 666 del 30 giugno 1912, che estese il diritto di voto a tutti i cittadini maschi maggiorenni, anche se analfabeti.

La questione meridionale e le critiche a Giolitti

Durante l’età giolittiana si affrontò l’arretratezza storica del Sud Italia con leggi speciali, che portarono alla costruzione dello stabilimento siderurgico di Bagnoli a Napoli e ad altri incentivi. Tuttavia, questi interventi non risolsero le carenze strutturali del Mezzogiorno (latifondo, clientelismo, analfabetismo). Per questo Giolitti fu aspramente criticato, in particolare da intellettuali meridionalisti come Gaetano Salvemini, che lo definì “il ministro della malavita” per i suoi presunti legami con le élite locali corrotte per ottenere sostegno elettorale.

La politica estera e la guerra di Libia

Sul piano internazionale, dopo anni di equilibrio, Giolitti si riavvicinò a Francia e Gran Bretagna pur restando nella Triplice Alleanza. Spinto dalle pressioni dei nazionalisti e da interessi economici, nel 1911 diede inizio alla guerra italo-turca per la conquista della Libia. Il conflitto, più lungo e costoso del previsto, si concluse nel 1912 con il Trattato di Losanna, che sancì la sovranità italiana sulla Tripolitania e la Cirenaica. Questa avventura coloniale, come documentato dall’Archivio Storico della Camera dei Deputati, rafforzò le correnti nazionaliste e indebolì gli equilibri politici interni.

La fine dell’età giolittiana

Il sistema giolittiano entrò in crisi con il Patto Gentiloni del 1913, un accordo elettorale con i cattolici per contrastare l’avanzata socialista. Questo patto segnò la fine del trasformismo e compromise i rapporti con l’ala laica e radicale. Nel marzo 1914, di fronte a un quadro politico sempre più polarizzato e instabile, Giolitti si dimise, lasciando il governo ad Antonio Salandra. La sua “ritirata strategica” questa volta non funzionò: lo scoppio della Prima Guerra Mondiale e la radicalizzazione dello scontro politico resero impossibile il suo ritorno e chiusero definitivamente l’età giolittiana.

Fonte immagine: Wikipedia

Articolo aggiornato il: 16/09/2025

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Studentessa di mediazione linguistica e culturale presso l'Università degli studi di Napoli l'Orientale

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