Evoluzionismo nel Medioevo: si fermò davvero?

Evoluzionismo nel Medioevo: si fermò davvero?

 Il Medioevo è uno dei quattro periodi storici in cui viene convenzionalmente suddivisa la storia europea, ma è stato davvero un’età caratterizzata da ignoranza e superstizione? È possibile che l’evoluzionismo nel Medioevo si fermò davvero?

Il Medioevo: caratteristiche

È comunemente pensato che il Medioevo sia stata un’epoca caratterizzata da buio e  ignoranza, declino a livello culturale in confronto alla storia dell’epoca classica, e soprattutto un periodo in cui la fede era considerata di maggiore importanza rispetto alla ragione. Durante il Romanticismo si ebbe una rivalutazione delle idee negative e contrastanti sviluppatesi durante l’Illuminismo e il Rinascimento, e si considerò il Medioevo come un periodo di splendore, di misticismo e di nascita degli stati-nazione europei. 

L’evoluzionismo nel Medioevo

Nonostante venga considerato un momento di ignoranza della ragione e della scienza, il Medioevo in realtà non ha mai accantonato l’interesse verso di esse. Ciò che caratterizza questo pensiero è l’attenzione verso il rapporto tra l’uomo e Dio, quindi verso le teorie evoluzioniste e creazioniste. La teoria evoluzionista fu dapprima attribuita ad Anassimandro di Mileto, e l’evoluzionismo nel Medioevo  ebbe un’influenza cristiana, quindi dal racconto della creazione delle Sacre Scritture. Alcuni teologi erano convinti che il mondo fosse organizzato mediante una gerarchia o scala naturae , secondo altri si era sviluppato attraverso processi naturali. Tra essi, un importante contributo fu quello di Tommaso D’Aquino, secondo il quale la Genesi non doveva essere interpretata letteralmente poichè si contrapponeva rispetto ai filosofi naturali e alle loro teorie sul funzionamento del mondo. 

L’evoluzionismo e la teoria di Darwin

Abbiamo parlato di evoluzionismo nel Medioevo, ma la struttura della teoria evoluzionistica, che ha rivoluzionato la scienza, è nata da Charles Darwin, biologo e naturalista britannico, nel 1859, nel suo libro The origin of species. Il trattato si occupa della teoria della selezione delle razze, secondo cui alla selezione naturale resistono solamente i più forti, in condizioni di assenza o di carenza di cibo, mentre i più deboli o malati vengono “scartati”.  Darwin spiega, riportando delle osservazioni da lui stesso compiuto, che gruppi di individui appartenenti alla stessa specie si evolvono nel tempo gradualmente, mediante il processo di selezione naturale, attraverso l’uso di vere e proprie prove scientifiche che egli stesso riuscì ad accumulare. Naturalmente, all’inizio questa teoria non era vista di buon occhio, quindi ci furono dei risvolti negativi con la pubblicazione del suo libro, come ad esempio l’accusa di blasfemia. Questa teoria si basa su cinque punti fondamentali:

  • Le specie sono dotate di fertilità;
  • Le popolazioni rimangono delle stesse dimensioni, con leggeri cambiamenti;
  • Le risorse alimentari sono limitate  e questo determina la lotta alla sopravvivenza tra individui;
  • La riproduzione sessuale consente la produzione di individui non identici tra loro, ma con caratteristiche di forte variabilità tra un individuo e l’altro;
  • La variazione che ne emerge è fortemente ereditabile.

Fonte immagine in evidenza per l’articolo sull’evoluzionismo nel Medioevo: Wikipedia

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