Hieronymus Bosch: il primo vero pittore surrealista

Hieronymus Bosch

Quando pensiamo al surrealismo pensiamo a quel movimento artistico nato negli anni ’20 a Parigi, che comprende arti come pittura, cinema, letteratura e teatro. I massimi esponenti del surrealismo vengono identificati in figure come quella di Salvador Dalì, Max Ernst, René Magritte, Luis Buñuel e André Breton ma non tutti sanno che secoli prima della nascita di questi straordinari artisti, in una città dei Paesi Bassi, nel 1453 nacque Hieronymus Bosch, da molti considerato come il primo vero artista surrealista.

L’arte perturbante di Bosch

Jeroen Anthoniszoon van Aken, divenuto poi Hieronymus Bosch per onorare la sua città natale, Den Bosch, fu uno degli artisti più visionari del XV e del XVI secolo. La sua formazione artistica è tutt’oggi ignota, anche se alcune caratteristiche della sua arte lo riconducono alla pittura fiamminga, difatti Bosch era solito dipingere su tavole di duro legno di rovere come i fiamminghi e fu tra i primi ad utilizzare la pittura ad olio, tecnica che adopererà in tutte le sue opere.

L’arte di Bosch è un’arte visionaria, fatta di minuziosi dettagli surreali e perturbanti che vanno a comporre quadri affollatissimi di queste figure ultraterrene. Nella poetica di Hieronymus Bosch è centrale il concetto di contrapposizione: il contrasto tra bene e male, paradiso e inferno, spirituale e terreno innalza i quadri di Bosch a una dimensione diversa da quella terrena, una dimensione fatta di ciò che l’occhio umano non è in grado di vedere. Le opere di Bosch si compongono di figure grottesche e mostruose, dipinte nei più minimi dettagli, che rappresentano il risultato di una surreale fusione di uomini, animali e vegetali, la cui presenza dona una forte sensazione di inquietudine ai quadri del pittore olandese. Ed è anche da questi personaggi che possiamo notare come il tema della contrapposizione sia fondante nell’arte di Hieronymus Bosch, che fonde appunto elementi realistici e terreni per dar vita a figure dai tratti surreali che potrebbero apparire come la rappresentazione di un sogno o di un incubo, a seconda del quadro all’interno del quale si trovano.

L’incontro tra spirituale e terreno, Bosch lo mette in scena attraverso dei trittici, che diverranno un forte elemento di identificazione della sua arte; il Trittico del Carro di fieno, il Trittico del Giudizio di Vienna e il famosissimo Trittico del Giardino delle delizie, esposto a Madrid nel Museo del Prado, sono alcune delle opere più note di Bosch. All’interno di queste opere possiamo notare come Hieronymus Bosch attui una netta distinzione tra ciò che è terreno e ciò che è spirituale: quest’ultimo viene spesso rappresentato come la raffigurazione del bene ed è bramato dall’uomo, terreno e raffigurato come mostruoso e grottesco, il quale non è in grado di raggiungere la beatificazione ma è invece condannato alla dannazione. Per il pittore olandese, l’uomo è centrale nella dannazione in quanto spesso preda di vizi e peccati. Bosch riesce alla perfezione nella rappresentazione cruda e violenta della follia dell’uomo di fronte al peccato grazie alla raffigurazione di scene macabre e inquietanti fatta di forme e colori appariscenti.

L’eredità di Hieronymus Bosch

Come abbiamo visto in questo articolo, Hieronymus Bosch è stato sicuramente un surrealista ante litteram, le sue opere impregnate di visioni oniriche, personaggi grotteschi e scene perturbanti, lo collocano come uno dei primi, se non il primo, tra i surrealisti. Le misteriose immagini che Bosch raffigurava nei suoi quadri sono state grandissima fonte di ispirazione per alcuni dei più grandi artisti surrealisti del ‘900 come Joan Mirò e Salvador Dalì, le cui opere ricordano il linguaggio immaginifico di Bosch, e anche René Magritte e Max Ernst hanno sempre riconosciuto il poeta olandese come fonte di ispirazione.

Fonte immagine copertina: Wikipedia

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