Fornire coordinate temporali precise per la nascita del capitalismo non è un’impresa immediata. In linea generale, possiamo definirlo come un sistema socioeconomico fondato sulla proprietà privata dei mezzi di produzione (il capitale) e sulla separazione tra la classe detentrice di tale capitale (la borghesia) e quella che offre la propria forza lavoro in cambio di un salario (il proletariato). Questo modello è intrinsecamente legato a dinamiche di disuguaglianza sociale, che vengono non solo sfruttate ma anche rafforzate dal sistema stesso.
Il sistema capitalista che oggi domina l’economia globale è il lascito di rivoluzioni e processi storici che hanno favorito l’evoluzione di una specifica classe sociale. Per comprenderne le origini, è fondamentale analizzare il periodo della Rivoluzione industriale in Inghilterra, culla di quello che è passato alla storia come capitalismo industriale.
Il contesto europeo: perché l’europa?
Il caso inglese: perché proprio l’inghilterra?
Perché il capitalismo industriale è nato in Inghilterra: i fattori chiave
Le conseguenze sociali: cosa succede ai lavoratori?
Eredità e problemi del capitalismo moderno
Il contesto europeo: perché l’europa?
Per capire perché l’industria moderna sia nata in Europa, bisogna guardare al contesto del Seicento e Settecento. In quel periodo, l’Europa era al centro dei traffici mondiali grazie alle rotte commerciali aperte verso Americhe e Asia. Questo permise un’enorme accumulazione di capitale, derivante dall’afflusso di materie prime (come il cotone) e metalli preziosi. Mentre altri continenti ricchi si chiudevano commercialmente, in Europa si consolidava una classe borghese imprenditoriale, pronta a investire i capitali accumulati. Questo processo fu sostenuto dal clima culturale dell’Illuminismo e dalle teorie del liberismo economico, formalizzate dal filosofo Adam Smith nella sua opera “La ricchezza delle nazioni” (1776), che incoraggiavano l’iniziativa privata e la libera concorrenza.
Il caso inglese: perché proprio l’inghilterra?
L’economia della Gran Bretagna del Settecento presentava una combinazione unica di fattori che la resero la culla del capitalismo industriale.
- Rivoluzione agricola: il fenomeno delle enclosures (recinzioni dei terreni comuni) portò alla privatizzazione e a una gestione più intensiva e produttiva dell’agricoltura. Questo aumentò la disponibilità di cibo, favorendo la crescita demografica, ma allo stesso tempo espulse dalle campagne una grande massa di contadini, che divennero una vasta riserva di manodopera a basso costo per le nascenti fabbriche.
- Innovazioni tecnologiche: l’Inghilterra fu teatro di invenzioni che sconvolsero la produzione. La più importante fu la macchina a vapore, perfezionata da James Watt nel 1769, che permise di meccanizzare la produzione, in particolare nel settore tessile e siderurgico. La macchina sostituì gradualmente la forza lavoro artigianale.
- Disponibilità di risorse: il paese era ricco di materie prime strategiche come carbone e ferro, indispensabili per alimentare le macchine a vapore e costruire le nuove infrastrutture.
| Perché il capitalismo industriale è nato in Inghilterra: i fattori chiave | |
|---|---|
| Fattore | Descrizione del vantaggio inglese |
| Rivoluzione agricola | Le “enclosures” crearono manodopera a basso costo e aumentarono la produttività alimentare. |
| Risorse coloniali | Un vasto impero coloniale forniva capitali e materie prime (es. cotone) a basso costo. |
| Innovazioni tecnologiche | La macchina a vapore e le nuove macchine tessili rivoluzionarono la produzione. |
| Contesto politico-culturale | Un sistema politico stabile, un’ideologia liberista e una mentalità imprenditoriale diffusa. |
Le conseguenze sociali: cosa succede ai lavoratori?
L’avvento delle fabbriche e la meccanizzazione del lavoro diedero origine a una nuova classe sociale: il proletariato urbano. Ex contadini e artigiani si riversarono nelle città, il cui profilo cambiò radicalmente. Nacquero le periferie industriali, caratterizzate da fumo, fuliggine e condizioni igieniche precarie. La vita degli operai era scandita da ritmi di lavoro estenuanti, dettati dalla necessità di sfruttare al massimo i costosi macchinari. Come analizzato da filosofi come Karl Marx, questo sistema creò una netta divisione: da un lato gli imprenditori, proprietari del capitale, e dall’altro i lavoratori, che possedevano solo la loro forza lavoro. La nuova struttura urbana rifletteva questa marginalizzazione della classe operaia e la centralità di quella borghese.
Eredità e problemi del capitalismo moderno
La realtà socioeconomica odierna è la naturale evoluzione del capitalismo industriale. Sebbene abbia generato una ricchezza senza precedenti, i problemi che trascina con sé sono molteplici e complessi, come sottolineato da numerose analisi, incluse quelle di istituzioni come la Banca d’Italia. Sfruttamento, inquinamento e crescenti disuguaglianze sono solo alcune delle dinamiche di un sistema dominante le cui basi, costituitesi secoli fa, sono oggi talmente radicate da rendere difficile immaginare alternative.
Fonte immagine: Wikipedia
Articolo aggiornato il: 29/09/2025

