Il cinema cinese: storia, generi e l’opera di Wong Kar-wai

Il cinema cinese: Wong Kar-wai

Il mezzo cinematografico si è diffuso a livello mondiale, arrivando anche in Cina verso la fine del 1800. Da allora, il cinema cinese ha attraversato diverse fasi, dando vita a una ricca tradizione cinematografica e a numerosi registi acclamati dalla critica. Tra questi, uno dei più importanti e influenti è sicuramente Wong Kar-wai, figura di spicco del cinema di Hong Kong e autore di capolavori come In the Mood for Love.

La nascita del cinema in Cina: dalle origini agli anni ’40

Il cinema cinese muove i primi passi nel 1896, ma il primo film cinese, muto, “Il Monte Dingjun”, viene girato nel 1905. Per i primi decenni, l’industria cinematografica si concentra a Shanghai, vera e propria capitale del cinema cinese.

La prima “età dell’oro” e il movimento cinematografico di sinistra

Nel 1931 viene prodotto il primo film sonoro cinese, “Singing Song Girl Red Peony”. Gli anni ’30 rappresentano la prima “età dell’oro” del cinema cinese, con l’ascesa del movimento cinematografico di sinistra, che riflette nei suoi film la lotta tra nazionalisti e comunisti.

L’occupazione giapponese e il periodo dell'”isola solitaria”

Durante l’invasione giapponese della Cina e l’occupazione di Shanghai, l’industria cinematografica viene severamente regolamentata. Molti registi emigrano e la città, posta sotto la concessione per l’estero, vive il periodo dell'”isola solitaria” del dopoguerra. Nel 1941 esce il primo film d’animazione cinese, “La principessa dal ventaglio di ferro”, influenzato dalla guerra contro il Giappone. L’industria cinematografica di Shanghai rimane sotto il controllo giapponese fino alla fine della guerra nel 1945.

La rinascita del cinema cinese: dalla Rivoluzione Culturale agli anni ’80

Dopo la guerra, inizia una seconda età dell’oro, con la ripresa della produzione a Shanghai. Film come “Spring in a Small Town” (1948) ottengono un grande successo (sarà nominato come miglior film in lingua cinese al 24° Hong Kong Film Awards). Dopo la Rivoluzione Comunista del 1949, i film precedenti e quelli stranieri vengono vietati, ma nel 1951 il numero di film prodotti aumenta rapidamente. Durante la Rivoluzione Culturale, l’industria cinematografica subisce un duro colpo, quasi fermandosi dal 1967 al 1972.

La Quinta e la Sesta Generazione

Con la fine della Rivoluzione Culturale, l’industria cinematografica rifiorisce, portando sullo schermo le cicatrici di quel periodo in film come “La leggenda della montagna Tianyun” (1980) e “Hibiscus Town” (1986). Dalla metà degli anni ’80, la “Quinta Generazione” di registi cinesi, con film come “One and Eight” (1983) e “La terra gialla” (1984), ottiene grande popolarità all’estero, soprattutto presso il pubblico occidentale. Film come “Sorgo rosso” (1987), “La storia di Qiu Ju” (1992) e “Addio, mia concubina” (1993) vincono importanti premi internazionali. Questo movimento si interrompe parzialmente dopo le proteste di Piazza Tienanmen del 1989. A partire dal 1990 emergono la Sesta e la post-Sesta Generazione, che producono film al di fuori del sistema cinematografico cinese tradizionale, ottenendo un grande successo nei festival cinematografici internazionali.

I principali generi del cinema cinese

Tra i generi più importanti del cinema cinese, troviamo:

Jidai-geki: il dramma storico

Il genere Jidai-geki (時代劇) include film in costume, ambientati in un preciso contesto storico, solitamente prima del periodo Meiji (1868-1912). Un popolare sottogenere del Jidai-geki è il chambara, che si concentra su storie di samurai, ronin e altri guerrieri.

Gendai-geki: il dramma contemporaneo

Il genere Gendai-geki (現代 ) comprende invece film di ambientazione contemporanea, intesa come successiva al 1868. All’interno del Gendai-geki troviamo diversi sottogeneri, tra cui il dramma familiare, il poliziesco, il film di yakuza e il film di mostri (kaiju eiga).

Wong Kar-wai: un regista unico nel panorama del cinema cinese

Figura anomala del cinema di Hong Kong, Wong Kar-wai ha influenzato numerosi cineasti, pur rimanendo stilisticamente isolato dal cinema cinese contemporaneo. Nei suoi film, egli è in grado di dirigere lo scorrere del tempo, di filtrarlo attraverso la percezione sentimentale, di isolare e modellare anche i più impercettibili cambiamenti della realtà.

Le tecniche cinematografiche di Wong Kar-wai

Lo stile di Wong Kar-wai è caratterizzato da alcuni elementi ricorrenti:

Il trattamento del tempo

Questo è caratterizzato nella maggior parte dei suoi film da dilatazioni temporali, ellissi e molte riprese “ripetitive”. È quello che Andrei Tarkovskij invece chiama “pressione temporale”, cioè ciò che scorre all’interno dei fotogrammi e delle scene, dove ogni scena è indipendente e ha una vita propria, e ogni spettatore “entra” nella scena con la propria specificità.

Nostalgia e melanconia

Quando Wong Kar-wai arriva a Hong Kong all’età di soli cinque anni, si trova di fronte a un mondo sconosciuto. Avendo trascorso l’infanzia a Shanghai, è disorientato da una metropoli con uno strano dialetto che differisce da quello della sua patria. Non riuscendo a comunicare con nessuno al di fuori della sua famiglia, trova spesso rifugio nel cinema: esso non ha bisogno di parole, ma solo di immagini che lo immergano in un mondo lontano, ma molto familiare. L’infanzia forma il suo immenso amore per il cinema ed è da allora che il regista riesce a riportare sullo schermo le immagini che lo hanno appassionato nella sua infanzia in chiave molto spesso nostalgica.

La musica nei film di Wong Kar-wai

“La musica è un colore” e se così fosse, il mondo creato da Wong Kar-wai dovrebbe essere forte e rosso come lo splendido abito indossato dalla protagonista nel capolavoro indiscusso del regista, “In the mood for love” (2000). Wong Kar-wai utilizza spesso per i suoi film brani musicali che riescono ad entrare in connessione con ciò che vediamo: opere tradizionali dell’Opera di Pechino, motivi di origine latino-americana o Nat King Cole (come nel caso di In the Mood for Love).

Superfici, oggetti e spazi

La plasticità degli oggetti ostacola una comprensione più completa del mondo. Altre volte, invece, la macchina da presa si libera da ostacoli e condizioni e si avvicina a volti e situazioni. In ogni caso, la macchina fotografica sembra immergersi nel passato e “presentarlo” per dimostrare la sua presenza nel luogo, nel momento. Allo stesso tempo, però, la macchina da presa ribadisce la sua esclusione arbitraria di frammenti fondamentali del mondo rappresentato.

Da dove iniziare con i film di Wong Kar-wai?

Ecco tre film di Wong Kar-wai per iniziare a conoscere questo straordinario regista:

Fallen Angels (1995)

Un killer professionista cerca di cambiare vita, mentre è intrappolato in un legame ambiguo e irrisolto con la sua compagna. Dietro al rapporto professionale si nasconde un legame angoscioso e sentimentale, alimentato da piccoli indizi e da una musica. Viene attirato, ma non sedotto, da una ragazza bionda in cerca di identità, ma non riesce a fuggire in tempo. Uno stupido ragazzo disoccupato si aggira per le strade in moto, guadagnandosi da vivere occupando temporaneamente un negozio all’ora di chiusura e grazie alla sua testardaggine riesce a fare amicizia con Charlie, una giovane ragazza bisognosa di sostegno emotivo. Le due vite si svolgono fianco a fianco, ma si incrociano raramente.

In The Mood for Love (2000)

Conosciuto anche con il titolo originale cantonese “Faa yeung nin wa”, il film è ispirato al romanzo breve “Un incontro” di Liu Yichang. “In the Mood for Love” è oggi considerato un autentico capolavoro della storia del cinema cinese e la bravura di Wong Kar-wai sta proprio nel creare una trama sistematica e allo stesso tempo labirintica che sconvolge lo spettatore. Secondo la rivista Sight & Sound, il film è al quinto posto nella classifica dei 100 migliori film di tutti i tempi. La realizzazione di questo film doveva inizialmente essere un capitolo a episodi sul cibo, ma l’idea originale si è sviluppata gradualmente durante la produzione fino a diventare un lungometraggio a sé stante. La trama è una storia d’amore universale, ma funziona metaforicamente rappresentando i cambiamenti irreversibili causati dalle decisioni di vita negli anni ’60, quando Hong Kong si stava occidentalizzando e l’impero coloniale stava crollando.

2046 (2004)

Una delle tante caratteristiche del regista è che la maggior parte dei suoi film sono collegati tra loro, seguendo un “filo rosso”, come nel caso di “2046”, sequel di “Days of Being Wild” e di “In The Mood For love”. Il film racconta infatti le vicende della vita di Chow Mo-wan (protagonista di In The Mood for Love) dopo la sua relazione con Su Li-zhen. È la storia di uno scrittore, devastato dalla perdita del suo unico amore, cerca tra i ricordi e le altre donne un pezzo della donna che non potrà mai più avere. Il “2046” è un luogo, un tempo, un libro, il numero di una stanza d’albergo, la stessa stanza in cui Tony Leung e Maggie Cheung si sono incontrati nel film precedente.

Questa era una panoramica su un famoso regista del cinema cinese. Se sei interessato al cinema leggi anche:

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Fonte immagine in evidenza: IMDb ”In The Mood for Love” 

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A proposito di Martina Barone

Laureata in Lingue e Culture Comparate presso l'Università degli Studi di Napoli L'Orientale e attualmente studentessa magistrale in Scienze dello Spettacolo e Produzione Multimediale all'Università degli Studi di Padova. La mia passione per le arti in tutte le sue forme dal cinema alla letteratura guida il mio percorso accademico e professionale. Ogni aspetto della creatività mi affascina, e credo fermamente nel potere delle storie e delle immagini di trasformare il mondo che ci circonda!

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