Sarà capitato a chiunque di aver letto o studiato l’Eneide, la narrazione delle gesta dell’eroe troiano e della fondazione di Roma raccontata da Virgilio. Ma oltre alla grande avventura, oltre al grande eroe, non bisogna dimenticarsi di leggere anche il mito di Didone, la regina di Cartagine, la città più grande rivale di Roma.
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Il mito di Didone secondo Virgilio
Ci sono state diverse testimonianze, ma la versione più conosciuta del mito di Didone è quella di Virgilio. Il poeta romano ne parla come una donna bellissima e potentissima, fondatrice di una città che ha tenuto testa a Roma per secoli, come approfondito anche dall’enciclopedia Treccani. Didone si innamora della magnificenza dell’eroe fuggito da Troia e vorrebbe che Enea restasse a Cartagine come suo sposo. Lui però non può: il Fato gli ha ordinato di fondare una nuova città, è il suo destino e gli Dei non gli permettono di ribellarsi. Abbandona così la regina, lasciandola disperata e senza nemmeno un saluto, portandola al suicidio, trafiggendosi il cuore e gettandosi su un rogo.
Le rielaborazioni del mito nella letteratura
Il mito è stato successivamente rielaborato da numerosi autori, tra cui Ungaretti, Marlowe e Brodskij, ognuno con una propria sensibilità.
Autore | La visione di Didone |
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Virgilio | Regina tragica, vittima del fato (*fatum*) e di un amore impossibile che si scontra con il dovere storico di Enea |
Giuseppe Ungaretti | Simbolo del doloroso distacco dalla giovinezza, memoria vivente di un passato glorioso e irraggiungibile |
Christopher Marlowe | Protagonista di una tragedia epica teatrale, al centro di un triplice suicidio d’amore che ne amplifica la drammaticità |
Joseph Brodskij | Incarnazione dell’amore totale e presente, sacrificato alla “necessità storica” e al futuro a cui Enea è destinato |
La Didone di Ungaretti
La storia di Didone ispirò il poeta italiano Ungaretti a scrivere 19 cori nell’opera La Terra Promessa. In queste poesie la regina cartaginese è simbolo del doloroso distacco dalla giovinezza, memoria vivente di un passato glorioso. Didone, in preda al dolore e alla solitudine, racconta le immagini dell’abbandono. Quello che Ungaretti aggiunge è un’accezione della gioventù che va scemando e il ricordo di una passione che ha portato al declino, rendendo Didone «una cosa in rovina abbandonata».
La Didone di Marlowe
Un’altra famosa interpretazione è quella di Christopher Marlowe e Thomas Nashe, con la tragedia in 5 atti Didone, Regina di Cartagine del 1500. È una tragedia epica che rielabora il mito originale sul palcoscenico. La trama è quella virgiliana con alcune varianti, come testimoniato da fonti autorevoli come la Britannica. Nell’epilogo, Iarba, re innamorato della regina, e Anna, sorella di Didone, si suicidano dopo aver assistito alla morte della donna. Il sipario si chiude quindi col suicidio di tre innamorati.
La Didone di Brodskij
Nel 1969 Joseph Brodskij riscrive l’abbandono di Didone, concentrandosi sulla tragicità della donna. Analizza l’amore tra i due, descrivendo una Didone totalmente immersa nel presente amoroso e un Enea che guarda già altrove. Mentre l’uomo guarda al futuro, la donna vive solamente in una realtà che riguarda l’amore, una realtà tragicamente incompatibile. Nel poema viene affrontato un nuovo tema, quello della necessità storica: il sacrificio di un amore per il destino di un uomo e di una città.
Il mito di Didone è estremamente famoso e rientra nel topos letterario della donna abbandonata, così come la Medea di Euripide e l’Arianna di Catullo. La sua tragica storia non è altro, però, che un mezzo per raccontare l’inizio della competizione tra la città di Cartagine e quella di Roma.
Fonte immagine: Wikipedia – Annibale Carracci, Morte di Didone
Articolo aggiornato il: 08/09/2025