Imperialismo Inglese: come avvenne?

Imperialismo Inglese: come avvenne?

L’imperialismo inglese comincia a partire dal 18esimo secolo. La diffusione della lingua inglese è sempre stata seguita da intenzioni politiche ed economiche, con il fine ultimo di conquistare gli altri continenti.

Il fatto che la questa lingua si sia diffusa a livello globale è dovuto solo all’imposizione di essa dal potere della colonizzazione: questa fu la teoria ideata da Robert Phillipson, il quale sostenne che l’inglese abbia acquisito il suo potere attraverso argomentazioni intrinseche, estrinseche e funzionali. Tutti mezzi per fare un’ottima propaganda.

Le argomentazioni a favore dell’imperialismo inglese sono le seguenti:

3 argomentazioni chiave per comprendere l’imperialismo inglese

  • Le prime sostenevano che l’inglese si adattasse con più facilità in un nuovo contesto ed era più accattivante, o almeno così veniva presentato dai colonizzatori;
  • Le seconde concernono argomentazioni estrinseche, ossia si diceva che l’inglese era una lingua che aveva un maggior numero di parlanti, pertanto si pensava avesse una maggiore affermazione di potere. Pretesa priva di solidi basi, giacché l’unico motivo per cui l’inglese è così ampiamente conosciuto è stato proprio dovuto all’imposizione dei colonizzatori. Tuttavia, fu proprio questo secondo punto che aiutò maggiormente i colonizzatori, portandoli a credere che la loro lingua fosse migliore;
  • Il terzo aspetto a favore dell’imperialismo inglese riguarda la convinzione che l’inglese potesse dare accesso a campi scientifici, tecnologici e lavori più moderni. Inoltre, apprendendo la lingua inglese, ci si sentiva automaticamente ad un livello più alto, viste le agevolazioni che ne conseguivano.

La teoria  generale di Robert Phillipson

Phillipson teorizza per primo l’imperialismo inglese, per poi arrivare ad una teoria generale di imperialismo linguistico, studiandone le varie implicazioni a livello sociale e linguistico. L’idea che esista una lingua dominante, considerata più prestigiosa delle altre, è strutturalmente da manifesto, inoltre l’inglese è da sempre considerato come una killer language: questo può essere stato la causa sia della scomparsa di molte lingue indigene e/o dell’elitarismo linguistico.

Quando l’inglese arrivava in un territorio dove il multilinguismo non era consolidato, solitamente sradicava le lingue locali a favore della promozione di un elitarismo linguistico, che ruotava attorno all’idea che, quei pochissimi che avevano accesso alla lingua dei colonizzatori, potessero aspirare ad uno status sociale migliore all’interno della loro società. Si sentivano di essere destinati a diventare la classe superiore, sebbene non fossero al livello dei colonizzatori. La maggior parte delle persone che non riuscivano ad accedere all’inglese erano quelli con uno stato sociale più basso ed infime chances di una vita agiata. Il fatto che loro non potessero accedere alla lingua inglese ed avessero allo stesso tempo uno stile di vita disagevole confermava l’ipotesi funzionale, ossia che bisognasse avere padronanza della lingua inglese per vivere in modo più agiato.

L’imperialismo inglese ha fatto sì che in un certo momento della storia non si parlasse più di un unico inglese ma di tante varietà linguistiche provenienti dallo stesso epicentro. Questa lingua è giunta in tantissimi territori del mondo ed è stata deformata e ricostruita a seconda del popolo che l’ha appresa. Alcuni studiosi come Schneider si riferiscono a queste suddette varietà come varietà post-colonial, ovvero, nate dopo l’epoca coloniale. Se non ci fossero state le colonie non sarebbero nate tantissime varietà linguistiche come l’inglese nigeriano, quello indiano, l’inglese del Canada e così via.

In questo senso l’imperialismo inglese si può dire aver arricchito il mondo con tante varietà differenti ed uniche.

Fonte immagine: Pixabay

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