L’uomo inutile nella letteratura russa: da Onegin a Oblomov

uomo inutile nella letteratura di Puškin

L’uomo inutile (dal russo “Лишний человек”, Lishniy chelovek) è un archetipo letterario fondamentale nel panorama russo della prima metà dell’Ottocento. Questa figura rappresenta un individuo di estrazione nobile e agiata che, privo di uno scopo nella vita e alienato dalla società, spreca il proprio potenziale in una vita vuota, dominata da noia, cinismo e comportamenti autodistruttivi come il gioco d’azzardo e l’indolenza.

Le caratteristiche chiave dell’uomo inutile

L’uomo inutile, come definito dalla critica letteraria e da fonti autorevoli come l’enciclopedia Treccani, è la variante russa dell’eroe byronico. I suoi tratti distintivi sono riassunti nella seguente tabella.

Tratto caratteriale Descrizione e manifestazione
Alienazione sociale Si sente estraneo alle norme e ai valori della sua stessa classe sociale, che critica ma dalla quale non riesce a staccarsi.
Incapacità di agire Nonostante l’intelligenza e l’educazione, è paralizzato dalla noia (ennui) e incapace di impegnarsi in un’azione significativa.
Cinismo e scetticismo Mostra disprezzo per le convenzioni, l’amore e l’amicizia, spesso ferendo chi gli è vicino.
Comportamento autodistruttivo Si dedica al gioco d’azzardo, ai duelli e a relazioni sentimentali superficiali e distruttive.

L’origine: Eugenio Onegin di Puškin e il contrasto con il decabrista

L’opera che per eccellenza ritrae la figura dell’uomo inutile è l’Eugenio Onegin di Aleksandr Puškin. Il protagonista, Eugenio, incarna perfettamente la descrizione: ama le feste per puro divertimento, sperpera denaro e non si cura del futuro. Rifiuta l’amore sincero di Tatiana, affermando di non essere adatto a una relazione seria.

La sua figura si oppone radicalmente a quella del decabrista, l’aristocratico rivoluzionario impegnato politicamente. Mentre Onegin vive per lo svago, il decabrista è solido, guidato da ideali e fedele alla moglie e alla famiglia. La contrapposizione è evidente nel personaggio di Tatiana, che per Puškin rappresenta la nazione ideale: leale e pronta al sacrificio. Anche quando Onegin, tardivamente, si innamora di lei, Tatiana, pur ricambiando il sentimento, lo respinge per fedeltà al marito, affermando: “io ti amo (perché negarlo?), ma sono stata data in sposa ad un altro e a lui sarò sempre fedele”. Tatiana sceglie il dovere, mentre Onegin ha sempre e solo seguito il proprio capriccio.

L’evoluzione dell’archetipo: da Pečorin a Oblomov

Dopo Puškin, l’archetipo si è evoluto. Grigorij Pečorin in Un eroe del nostro tempo di Lermontov è una versione più cupa e crudele dell’uomo inutile, un individuo che manipola gli altri per noia. Ivan Turgenev, in Padri e figli, presenta Bazarov, un “uomo nuovo” che porta lo scetticismo dell’uomo inutile al nichilismo. Infine, Oblomov, nell’omonimo romanzo di Ivan Gončarov, rappresenta la paralisi totale: un uomo che trascorre la sua vita a letto, incapace di compiere qualsiasi azione, portando l’inutilità alla sua estrema e tragica conclusione.

Immagine in evidenza: Wikipedia

Articolo aggiornato il: 28/09/2025

 

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