La donna nell’Antica Cina: una figura oppressa

La donna nell'Antica Cina

La condizione della donna nell’Antica Cina è stata complessa e soggetta a profonde trasformazioni nel corso dei secoli. Da una fase arcaica in cui godeva di un ruolo centrale nella famiglia, la sua figura ha subito una progressiva sottomissione, culminata con l’istituzionalizzazione di una rigida gerarchia patriarcale. Per secoli, la donna ha rappresentato il soggetto oppresso per eccellenza, la cui vita era definita da doveri e obbedienze.

Dalla matrilinearità al patriarcato confuciano

Nelle fasi più antiche della civiltà cinese, la donna godeva di un certo prestigio come centro della famiglia e generatrice di vita, tanto che il carattere cinese per “cognome” (姓) contiene il radicale di “donna”. Con l’avvento del regime feudale e, soprattutto, con l’affermazione del Confucianesimo come ideologia di stato, la sua posizione venne radicalmente declassata. Il Confucianesimo, come sottolineato da fonti autorevoli come l’Encyclopædia Britannica, codificò una rigida gerarchia sociale in cui la donna era subordinata all’uomo. Questa visione si rifletteva anche nella filosofia dello Yin (principio femminile, oscuro e passivo) e dello Yang (principio maschile, luminoso e attivo).

Il codice di comportamento confuciano per la donna

Il modello ideale femminile era definito dalle “Tre Obbedienze e Quattro Virtù”, un codice che ha governato la vita delle donne per secoli.

Precetto confuciano Descrizione della regola
Le tre obbedienze Da nubile, doveva obbedire al padre. Da sposata, al marito. Da vedova, al figlio maschio.
Le quattro virtù Doveva possedere virtù morali (modestia), parlare poco e con umiltà, curare il proprio aspetto per compiacere il marito e svolgere diligentemente i lavori domestici.

La vita della donna: ruoli, matrimonio e fasciatura dei piedi

Alla donna era preclusa l’istruzione e il suo unico compito era la gestione della casa. La sua vita era interamente decisa dalle figure maschili. Il matrimonio era combinato: nelle famiglie povere, le figlie erano una merce di scambio, mentre in quelle ricche erano uno strumento per stringere alleanze. Una pratica crudele e simbolica di questa sottomissione era la fasciatura dei piedi, i cosiddetti loti d’oro. Diffusasi a partire dalla dinastia Song, consisteva nel bloccare la crescita dei piedi delle bambine, costringendoli in bende strettissime per renderli minuscoli, un canone di bellezza che limitava la mobilità e l’autonomia della donna. Nonostante questo sistema oppressivo, la storia cinese ha conosciuto figure femminili potentissime, come l’Imperatrice Wu Zetian, l’unica donna a regnare in proprio nome, come analizzato da fonti storiche quali la World History Encyclopedia.

La rinascita del Novecento e la letteratura femminile

Bisogna attendere il XX secolo e il Movimento del 4 Maggio per assistere a un vero cambiamento. In questo clima di rinnovamento culturale, nacque una letteratura femminile che, per la prima volta, diede voce alle frustrazioni e ai desideri delle donne, criticando la società maschilista. Autrici come Ding Ling e Lu Yin usarono la scrittura come strumento di denuncia e di affermazione di una nuova identità femminile. Se vuoi scoprire di più sulla cultura cinese, ti consigliamo anche un articolo sulla medicina tradizionale.

Immagine in evidenza: Pixabay

Articolo aggiornato il: 26/09/2025

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